Pubblichiamo una sintesi dell’intervento tenuto dal professor Bruno Fedi, fondatore del Movimento Antispecista, al Tavolo ministeriale sulle tecniche di sperimentazione dei farmaci.
Il problema è semplice. Dobbiamo trovare i migliori sistemi di ricerca. Abbiamo dato una prova teorica (la diversità genetica). Abbiamo dato una prova pratica (il 92% delle ricerche avviate non arriva alla sperimentazione sull’uomo). Abbiamo anche dato una miriade di altre prove. Ci viene risposto che non sono sufficienti. Oppure non viene risposto affatto. Tuttavia, si continua a monopolizzare la gestione degli scarsi fondi esistenti ma, contemporaneamente, ci si prepara a fare quello che noi diciamo ormai, io personalmente, da più di quarant’anni. Tutto questo mentre esistono prove inconfutabili come quella scoperta di recente e cioè il traffico di cavie umane con la Slovenia e la Croazia (paesi che evidentemente sperimentano sull’uomo). Circa quindici anni fa, la cosa fu dimostrata nei programmi nazionali della TV di Stato italiana, con la Svizzera. Ebbene, in questo tavolo nessuno intende di fare il processo al passato, ma non si può lasciar correre su quanto avviene oggi. Nessuno vuole lasciare senza lavoro coloro che fino ad oggi hanno usato alcune tecniche. Vogliamo arrivare ad un advisory board, cioè ad una programmazione e conseguentemente vogliamo che vengano
- create banche dati
- coinvolgimento decisionale degli antispecisti
- siano concessi fondi per la NAT in misura almeno pari a quelli della ricerca tradizionale.
Consegno adesso il documento del movimento antispecista sul randagismo e sulla ricerca con NAT in forma estesa ed in forma ridotta. Consegno il foglio con le richieste del movimento antispecista, della LEAL e della LIMAV che rappresento. Chiedo al Ministero, che è arbitro fra le parti, di esprimersi in modo da indicare le potenzialità ed i risparmi in tempo e denaro dei metodi non alternativi.
E’ evidente, dai fatti, che le metodiche di ricerca stanno cambiando (il documento inglese consegnato durante il mio intervento al convegno sul benessere degli animali indetto dal Ministero è incontrovertibile). E’ anche evidente che esistono ragioni economiche della non accettazione dei metodi sostitutivi, pure essendo state stanziate somme non indifferenti per la loro attivazione da parte anche di industrie private (Mario Negri).
Poiché lo scopo è il progresso scientifico del paese e, conseguentemente, quello socio-economico nel rispetto dell’etica, la nostra richiesta è che si agisca in modo da favorire le potenzialità dei metodi sostitutivi, visti anche i successi già ottenuti.
Chiedo, pertanto, la costituzione di un comitato sulla falsariga del documento inglese. In poche parole, accettandone le conclusioni. E’ ridicolo quanto è avvenuto fino ad ora che i test sostitutivi siano validati per confronto con altri eseguiti con metodi mai validati.
Si fa notare che del 31% dei 12 milioni di animali usati in UE dall’industria farmaceutica, il 33% è stato usato per la ricerca di base e solo l’1% dei risultati hanno portato alla produzione di un farmaco. Si fa notare che la spesa annua per esperimenti in UE è di 620 milioni di euro e nel mondo di 2,5 miliardi di dollari. Il costo degli animali è di 4,1 miliardi per anno nel mondo.
I ricavi annui dei farmaci nell’anno 2005 sono stati 484 miliardi. Cioè oltre cento volte il costo!
Le alternative sono: microfluidies technology chips, studi combinati in vitro – in silico, chimica, epidemiologia, anatomia patologica. Esempi: 1) elettrofisiologia in vitro su miociti per verificare i canali ionici; 2) stimolazione magnetica transcranica per studiare i circuiti neuronali; 3) PET, TAC, RMN funzionali; 4) ECG sui pazienti umani; 5) studi sulle placente, cordoni ombelicali ecc.
Per tutto questo non esistono leggi o linee guida che obblighino a seguire questa metodica. Non esiste neppure l’insegnamento e si fa il possibile perché tutto rimanga come adesso.
Si rileva che nel 33% degli esperimenti, i risultati sono stati uguali su uomo ed altri animali, ma si fa notare che questo fatto è conosciuto dopo la sperimentazione anche sull’uomo e che i risultati non sono uguali dal punto di vista quantitativo! Dunque bisogna ripetere sempre. Si può ricorrere sull’uomo all’uso di cadaveri come si è fatto fino a pochi decenni or sono.
Si può ricorrere a manichini, alla citometria a flusso, a metodi matematici.
Si rileva che non esiste nessun confronto fra risultati ottenuti nella sperimentazione animale ed i metodi in vitro.
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