Prodi, Renzi… Non lasciamoci ingannare da chi ci ha già portati alla rovina

Romano Prodi è uno degli sconfitti della riforma eversiva voluta da Renzi, avendo dichiarato il suo SI alla vigilia del voto. Probabilmente credeva nella vittoria della riforma. Un segnale che dimostra da un lato la sua ambizione a tornare sulla scena politica dopo i disastri del passato e, dall’altro, la sua incapacità di diagnosi e di prognosi. Colpisce la sua spregiudicatezza a sostenere la distruzione della Costituzione per soddisfare la sua ambizione. Voleva salire sul carro del vincitore Renzi, sconfitto sonoramente e sconfessato dalla stragrande maggioranza degli italiani.
Prodi è stato uno dei protagonisti del disastro del debito pubblico italiano ed è probabilmente tuttora al servizio di potentati economici che lo sostengono.

Ferdinando Imposimato

Ferdinando Imposimato

La Goldman Sachs favorì la scalata di Prodi al Governo nel 1996, l’ingresso dell’Italia nell’ Euro e la scalata di Prodi alla Commissione Europea. Ed ebbe un ruolo determinante nella carriera politica di Prodi, come lo svolge ora per riproporre Prodi in tutte le TV e su tutta la stampa. Non vuole fare il premier, dice, ma sicuramente aspira al Quirinale: sarebbe un disastro irreparabile, considerati i suoi precedenti.
Della Goldman Sachs era consulente Prodi anche quando divenne Presidente della Commissione Europea (1999-2004) e volle l’ingresso dell’Italia nell’Euro, nonostante versasse in chiaro conflitto di interessi . L’ingresso nell’euro avrebbe favorito la Goldman Sachs, ma non l’Italia e gli italiani. Da un giorno all’altro i salari degli operai furono decurtati del 50%. Un disastro di cui Prodi fu il principale responsabile, con la conseguente rovina di molti lavoratori, docenti e pensionati.
Prodi non informò né il Governo né i cittadini italiani del suo rapporto di subordinazione alla GS, quando si trattò di decidere sull’ingresso dell’Italia nell’euro, che egli volle fortemente. Se avesse informato gli italiani, ci sarebbe stata una richiesta di conoscere le ragioni di una scelta dannosa per l’Italia, avendo egli interesse a favorire la GS e non l’UE.
Evitiamo altri errori e non lasciamoci ingannare da chi ci ha portato alla rovina.

Matteo Renzi. In apertura Romano Prosi

Matteo Renzi. In apertura Romano Prosi

Intanto Renzi insiste. Non lascia la segreteria del PD e guida il Governo. Dopo la sonora sconfitta del SI, che è stata anche una sconfessione del premier Renzi quale capo del Governo, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti annunciava, d’accordo col premier: «Matteo Renzi non si dimetterà da segretario del PD». E aggiungeva: «E’ tempo di rimetterci in cammino». Il segretario fa un altro dei suoi giochi di prestigio per mantenere il potere. Quando tutti si illudevano di essersi liberati dal tirannello guidato dalle grandi banche criminali e dai neocoservatori guerrafondai, ecco la sorpresa. Renzi trasforma la sconfitta in vittoria, dicendo che il 40% al SI è la conferma del suo successo personale alle europee con la stessa percentuale. Ci vuole una faccia tosta mai vista per dire una balla così colossale. Renzi ha fatto finta di volere rassegnare le «dimissioni con effetto immediato e nessun congelamento», ben sapendo che il Presidente della Repubblica le avrebbe respinte: e infatti il Capo dello Stato gli ha detto che le dimissioni restavano congelate fino all’approvazione della legge di stabilità da parte del Senato.

E’ evidente che Renzi non ha alcuna internzione di mollare il potere, ma vuole portare avanti il piano eversivo fallito con la riforma costituzionale liberticida. I suoi seguaci Maria Elena Boschi, Luca Lotti e il capogruppo alla Camera Ettore Rosato, e i suoi Andrea Marcucci e Giorgio Tonini al Senato, fanno finta di volere le elezioni subito, non appena la Consulta avrà deciso sulla legge elettorale Italicum che è palesemente insostituzionale. Essi sanno che se la legge verrà dichiarata incostituzionale, come è certo, non si potrà andare alle elezioni prima che siano eliminati i vizi che affliggono l’Italicum con altra legge. Si tratta di una legge, dice la Consulta del 2014, «costituzionalmente necessaria». E il gioco viene portato avanti fino all’esasperazione e alla resa della minoranza del PD, ma anche alla sfiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche. 

Ma veramente egli pensa di avere il 40% dei voti alle prossime elezioni? Non si rende conto che del 40% del SI oltre la metà è frutto di scelte sbagliate di persone ingannate dalle false notizie TV, dai finanziamenti promessi ai governatori delle regioni supine al volere del premier, come Campania e Abruzzo, dagli aiuti dati agli industriali, dalla corruzione di categorie di docenti, dai quesiti truffaldini? Tutti consensi volatili che non sono di certo consensi alla sua persona. Mentre passeranno mesi per varare una legge che Renzi non vuole. Lui continuerà a fare danni. Noi dobbiamo continuare la battaglia contro il colpo di Stato bianco.
Credo che il Presidente della Repubblica, una volta varata la legge di stabilità, deve mandare a casa Renzi e conferire l’incarico ad altra persona dentro il parlamento.


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