Caso Luigi Gallo – Dall’Anas si attende un segnale forte nel segno della legalità

E’ l’uomo che ha osato sfidare le minacce dei Casalesi per affermare diritto e legalità. Grazie alle sue verbalizzazioni i pm antimafia hanno messo a segno rilevanti operazioni destinate a liberare altri imprenditori dal giogo camorristico. Ed oggi, quando il processo contro Nicola Cosentino si è appena concluso con una pesante condanna in primo grado dell’ex sottosegretario a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione camorristica, qualcuno dovrebbe domandarsi qual è stato il prezzo da pagare per uomini e donne che hanno contribuito con il loro coraggio ad infliggere colpi decisivi al predominio dei clan. Qualcuno dovrebbe domandarsi quale prezzo ha pagato e sta pagando Luigi Gallo, il piccolo imprenditore del casertano cui la Voce aveva già dedicato l’articolo dal titolo Prigioniero dell’Anas il 30 agosto scorso.

Nicola Cosentino. In apertura Luigi Gallo e, nell'altra foto, Davide Mattiello

Nicola Cosentino. In apertura Luigi Gallo e, nell’altra foto, Davide Mattiello

Nel 2001 Gallo ottiene le licenze per aprire un distributore di benzina lungo l’asse mediano Nola-Villa Literno su un terreno di proprietà della moglie. Cominciano minacce, estorsioni, intimidazioni, fino all’impossibilità materiale di completare i lavori. Gallo denuncia tutto. E parte la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che sulla base delle sue denunce arresterà Nicola Cosentino, accusato di essere “il referente nazionale del clan dei Casalesi”, e i suoi fratelli Antonio e Giovanni. Per i pm della Dda l’imprenditore era vittima di un piano ordito dai Cosentino per impedire l’apertura del suo distributore di benzina. Sempre nell’ambito dell’inchiesta partita dalle denunce di Gallo verranno successivamente processati e condannati Antonio e Pasquale Zagaria, fratelli del superboss Michele, detto Capastorta.

Ma poi arriva, come una bomba, il blocco dell’Anas. Gallo, che nel frattempo si è visto riconoscere dal fondo antiusura le somme necessarie ad aprire l’impianto, prova a riattivare tutte le autorizzazioni. Vanno tutte a buon fine. Tranne quella dell’Anas. Che a luglio di quest’anno pone una serie di nuovi ostacoli. In sostanza, bisognerebbe rifare l’intero progetto della pompa di benzina per adeguarla alle nuove norme, il che richiederebbe due anni di lavori. Ma intanto l’orologio del Fondo antiracket corre e i 400.000 euro stanno per essere definitivamente revocati.

schermata-2016-11-22-alle-11-51-36A riannodare oggi le fila di una vicenda seguita fin qui passo passo dai banchi del parlamento è il deputato del Pd Davide Mattiello, che a poche ore dal verdetto Cosentino dichiara alle agenzie: «La sentenza di condanna nei confronti di Cosentino, pur non definitiva, dovrebbe indurre Anas a riconsiderare ancora una volta la posizione dell’ imprenditore Luigi Gallo che con le sue denunce ha contribuito a illuminare il sistema criminale riconducibile a Cosentino». Così continua Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia: «Luigi Gallo, già riconosciuto vittima di racket e per questo destinatario di un risarcimento da parte dello Stato, dopo aver aspettato per oltre 10 anni di poter ripartire con il suo impianto, rischia di vedere andare tutto in fumo perché Anas pretende delle modifiche al progetto allora autorizzato. Oggi che è possibile apprezzare ancora di più il contributo di Luigi Gallo, mi rivolgo nuovamente al presidente di Anas, dottor Armani, perché trovi un modo per coniugare il rispetto delle regole contrattuali con il più sostanziale rispetto della giustizia».

Ma c’è di più. Nel settembre scorso del caso Luigi Gallo si è interessata la presidente della Camera Laura Bordini, che attraverso un filo diretto con Anas ha ottenuto dal colosso autostradale l’impegno a concedere una deroga per far partire l’impianto e consentire che le somme del Fondo antiracket non vadano perse.

La parola d’ordine perciò adesso è DEROGA. L’Anas rispetti gli impegni presi con la terza carica dello Stato e consenta così di dare un segnale forte agli italiani, un esempio capace di offrire il senso dell’affermazione concreta della legalità e dei diritti sulla prevaricazione camorristica e mafiosa.


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