Indennità parlamentari, ovvero “tagliare”, verbo coniugato al futuro

Ecco l’assurdo, anche deputati e senatori che dichiarano al fisco redditi da re Mida, percepiscono indennità pari a quella di chi non ha altri redditi, e ai guadagni extra parlamentari l’aggiungono chissà, per concedersi qualche piccolo svago in più. Lo scandalo è che i titolari di attività a reddito elevato disertano per interessi altri le aule di Camera e Senato, protagonisti di un assenteismo di cui non devono dare conto a nessuno. I grillini ne fanno un cavallo di battaglia e chiedono che siano dimezzati gli stipendi degli “onorevoli” (titolo usurpato perché abolito nientemeno che dal fascismo e soprattutto inesistente altrove). L’iniziativa si accompagna alla richiesta di discuterla e votarla in aula. Se il Parlamento l’approvasse i suoi rappresentanti percepirebbero 2.500 euro netti anziché 5.000. La sfida del Movimento è specialmente volta a provocare il Pd, a sfidarlo su un terreno sensibile per l’opinione pubblica. I dem rispondono picche, accusano i grillini di sparate ad effetto demagogiche, di populismo e rilanciano: “Retribuiamo i parlamentari in misura adeguata alle presenze in aula”. Della baruffa permanente tra pentastellati e dem, sempre più aspra, è parte il round che il Pd prova a mettere a segno citando l’assenteismo in aula di Di Maio, che al suo attivo avrebbe solo il 37% di “presente!” all’appello di Montecitorio. In aggiunta i dem sostengono che i grillini denunciano le somme spese ma non le documentano con i famigerati scontrini. La controproposta del Pd suggerisce di retribuire i parlamentari in proporzione all’assiduità in aula. Naturalmente i 5Stelle non ci stanno e assolvono Di Maio giustificando le assenze con gli impegni in missioni istituzionali. Oggi giornata da Mezzogiorno di fuoco: Grillo ha chiesto ai suoi adepti di invadere la piazza di Montecitorio e di far arrivare nell’aula della Camera la voce degli indignati per le eccessive retribuzioni dei deputati. Il cardinale Bagnasco, con chiara ingerenza nella politica di un paese straniero qual è per lui l’Italia, emette una personale sentenza a favore del dimezzamento delle retribuzioni. Mettono il naso nella delicata questione la Lega (licenziare i deputati assenti per sei giorni), Fratelli d’Italia che si identifica con la Meloni (l’indennità da variare in proporzione inversa al tasso di disoccupazione) e lo stesso Pd (agganciare la retribuzione ai sindaci delle grandi città o a quella degli eurodeputati). Mettiamo che si arrivasse al voto sulla proposta Lombardi (5Stelle): qualche dubbio che il parlamento la boccerebbe con un maggioranza schiacciante? O qualcuno pensa davvero che gli “onorevoli” rinuncerebbero a mezza indennità? C’è un corollario divertente (ma poi lo è ) di questo capitolo che appassiona i partiti. Lo interpreta il signor Rocco Palese (esponente del “Cor di Fitto”). Il deputato ha imitato i calciatori che segnato un gol si sfilano la maglietta. Eseguito lo stesso gesto, sulla canottiera sottostante è apparsa la scritta auto elogiativa “Presenze 99,19”. La sortita più clownesca spetta però di diritto a Brunetta. Il bellicoso esponente di Forza Italia propone di calcolare l’indennità in base al reddito pre-parlamentare. Vuol dire pagare di più a chi è ricco di suo e meno a chi è povero. La verità? Nessuno ha voglia di dimezzare l’indennità. Apertamente lo lasciano capire quasi tutti i partiti e se i grillini si sottoponessero alla la macchina della verità dalle tracce del grafico si evincerebbe un identico risultato. Un’altra verità è che ormai ogni pretesto è buono per accendere la miccia delle accuse reciproche, sintomo di nervosismo generalizzato con l’approssimarsi del referendum, del Si e del No ai quesiti sulla riforma costituzionale ma di fatto test pro o contro il renzismo. Con Grillo e adepti a tifare come allo stadio per la proposta di legge di 5 Stelle sul taglio dell’indennità, la Camera l’ha rinviata alla commissione competente, accompagnata da un coro di ”no” variamente motivati, ma nella sostanza testimoni della difesa a riccio di privilegi che fanno della politica un mestiere ambito.

Nella foto l’aula del Parlamento

 

 

 

 


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