Autogol della Brexit

Per il momento Europa batte Gran Bretagna e lo scarto si evince da alcune ricadute con il segno meno sul Paese che ha scelto di farsi governare dai conservatori. Il valore della sterline è in caduta libera, il cuore della city londinese occupato con ritorni miliardari da grandi banche e potenti , si prepara a pulsare altrove per continuare a godere di vantaggi fiscali e la Comunità non ha alcuna intenzione di firmare accordi benevoli di esodo della Gran Bretagna dal consesso europeo. Bocciata in partenza l’avance di Theresa May, che chiede di stipulare patti commerciali con La Ue. A quando il pentimento degli inglesi per il SI alla brexit? In tema di esodo dall’Europa un altro corollario: il governo inglese ha chiesto alla prestigiosa London School of Economics di chiudere le porte alle consulenze di accademici stranieri. Insomma di mettere in atto una sorta di autarchia culturale. L’iniziativa va a rimorchio della gaffe che per fortuna ha costretto al dietrofront di chiedere agli italiani che intendono studiare in Inghilterra di dichiarare se sono napoletani o siciliani. Il governo ha chiesto scusa all’Italia, ma come rodaggio dell’uscita dalla Ue questi passi falsi sono campanelli d’allarme che potrebbero preludere a  forme collettive di pentimento.

Nella foto Theresa May, premier inglese

 

Bob, il ribelle

Maleducato e arrogante? Ha ragione l’Accademia di Svezia a definire così Bob Dylan, ancora in pieno gioco del silenzio dopo giorni dalla proclamazione di Premio Nobel per la letteratura? La questione è controversa. Che c’entra il cantautore americano con la letteratura, si chiedono sgomenti tanti scrittori delusi e invidiosi, in cuor loro aspiranti al prestigioso riconoscimento? “Premio meritatissimo, risponde chi ritiene che Dylan sia uno straordinario letterato prestato alla canzone d’autore. Nel bel mezzo dello scontro ideologico, lui, Bob, si eclissa e indispettisce chi ha giudicato il percorso professionale di una vita, degno del premio. Si fa strada l’idea che Dylan, spirito ribelle anti tutto, possa aver deciso di rinunciare al premio per zittire le polemiche e polemizzare con la scelta di alcuni Nobel non condivisi, perché guidati da sudditanza al potere delle lobby accademiche.

 

Droni? No grazie.

Rimaniamo in Svezia, saggio Paese nordeuropeo che privilegia il comfort dei suoi abitanti grazie a un’avanzata politica del welfare. Nel timore che la corsa a dotarsi di droni possa degenerare (in parte lo ha già fatto con quelli spediti a bombardare la Siria, responsabili di morti e feriti tra la popolazione civile) e invadere la privacy con riprese televisive, li ha messi al bando in obbedienza a un divieto della Corte Suprema Amministrativa. Protestano i produttori di droni che da qualche tempo fanno affari d’oro, ma le uniche eccezioni autorizzano le forze dell’ordine all’uso dei mini aerei telecomandati e solo per scoprire reati o indagare su incidenti. Protestano anche registi e giornalisti che impiegano i droni per filmare dall’alto per motivi di lavoro. Dune, in agguato, ecco le deroghe da scopi consentiti che minerebbero il diritto alla privacy.

 

Va de retro, brutto che non sei altro

Los Angeles, Stati uniti d’America, simbolo universale di presunta democrazia, perché contraddetta da residui consistenti di razzismo e dall’impresentabile candidato alla presidenza, il folcloristico Donald Trump: il club Beautiful People si serve di poderosi buttafuori per impedire l’accesso “ai brutti”. Proprio così, ai brutti! Una sofisticata commissione di Vip della bellezza decide su chi può entrare e chi no, con l’eccezione di prammatica per chi in banca ha conti milionari e se anche di brutto aspetto risulta attraente come spiega il boss del locale. Viva l’America.

 


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