IL CIS DI NOLA VERSIONE PUNZO / TUTTI AL “FONDO” E IN MANO AI BANKSTER

Il centro commerciale più grosso d’Europa, il CIS, oggi al centro delle più forti speculazioni finanziarie. E in pasto agli appetiti delle banche.

Un vero j’accuse quello partito da Napoli e rivolto non solo alla magistratura di vari gradi (Direzione Nazionale e Distrettuale Antimafia, procure di Napoli e di Nola, Corte dei Conti), ma anche agli organismi di vigilanza nel settore creditizio e finanziario (Bankitalia e Consob in prima linea) che troppo spesso viaggiano a fari spenti.

A lanciarlo i vertici di Confercontribuenti, la battagliera sigla che tutela gli “interessi diffusi” di piccoli imprenditori, commercianti e risparmiatori spesso e volentieri strozzati non solo dagli usurai di stampo mafioso, ma anche in colletto bianco, protetti dentro i santuari del credito e dei finti controlli.

“E’ in atto un assalto finanziario agli imprenditori che da trent’anni e più portano avanti, con enormi sacrifici, una delle realtà economiche più prestigiose, il Cis. Ma oggi si vedono ridotti sul lastrico per via di una serie di azioni messe in atto dai vertici, a partire dal presidente Gianni Punzo, azioni che sono arrivate ai fallimenti di una trentina di imprese in questi ultimi mesi. Una chiara manovra speculativa, finalizzata a creare una zona franca nell’area e caso mai passare tutto a uno dei “fondi” amici che oggi vanno per la maggiore”. E che stanno distruggendo quel poco di tessuto economico, di reale impresa che ancora tiene in piedi la barca Italia.

Carmelo Finocchiaro e, a sinistra, Alfredo Belluco. In apertura Gianni Punzo e, nella foto in basso, un momento della conferenza stampa

Carmelo Finocchiaro e, a sinistra, Alfredo Belluco. In apertura Gianni Punzo e, nella foto in basso, un momento della conferenza stampa

La denuncia è del presidente di Conferdercontribuenti, Carmelo Finocchiaro, che un paio di mesi fa ha presentato un dettagliato esposto denuncia a una sfilza di autorità e che il 18 ottobre ha convocato una conferenza stampa a Napoli, per denunciare – cifre e dati alla mano – l’incredibile situazione che sta decretando la fine economica di tanti imprenditori, la desertificazione del territorio, per favorire l’interesse speculativo di pochi: nella più totale indifferenza “partitica”.

Rincara la dose il vicepresidente, Alfredo Belluco, un imprenditore veneto che da anni denuncia la malagestione dei locali istituti di credito (e oggi le Popolari di Milano e del Veneto celebrano le solenni nozze: un bel tappeto per coprire i buchi neri?). E accusa i Bankster (così era titolato il libro scritto nel 2010 dal fondatore di Adusbef, Elio Lannutti, che potete scaricare gratuitamente dal sito della Voce): “La vicenda del Cis è emblematica per capire lo strapotere delle nostre banche e le loro azioni che non è esagerato definire criminali. Non solo: ma per vedere con chiarezza i colossali conflitti d’interesse in campo, che proprio gli ultimi sviluppi del caso Cis portano alla ribalta”.

A metà luglio, infatti, è stato nominato il nuovo gran Timoniere, l’uomo che potrà traghettare il Cis verso il Futuro. Attenzione: contemporaneamente lo hanno issato anche al vertice di una controllata, Interporto spa. E qui arriviamo al cuore del giallo: perchè sotto i riflettori della magistratura e delle autorità di vigilanza sono finiti gli strani, incestuosi rapporti d’affari tra madre e figlio, ossia tra Cis e Interporto. Dal primo, infatti, sono transitate al secondo barche di milioni (c’è chi arriva a calcolarne una trentina e passa): un vero colpo di mano, perchè si trattava di soldi (rate di leasing) versate dai commercianti per pagare un mutuo e diventare definitivamente proprietari degli storici capannoni. Invece falliti (una trentina) perchè quei denari non sono arrivati alle banche creditrici ma dirottati verso le casse di Interporto: che ha accumulato una voragine quando ai vertici sedeva anche l’attuale ministro dell’Economia, Carlo Calenda.

b3Due creature di Punzo – Cis & Interporto – da appena tre mesi affidate alla amorevoli cure di un nuovo manager sbarcato da Roma, Sergio Iasi: ossia il Conflitto in carne e ossa. A volerlo su quella poltrona, ovviamente, ‘O Pannazzaro – come lo chiamavano trent’anni fa gli amici del ramo biancheria a piazza Mercato di Napoli – ma anche big del credito. Una banca su tutte, Unicredit. Ecco come ricostruisce i tasselli del complesso mosaico finanziario un operatore di piazza Affari: “Iasi arriva da uno dei colossi della nuova finanza creativa, Prelios, ossia un Fondo che gestisce giganteschi patrimoni di enti pubblici, uno dei business che oggi tirano di più. Iasi, dopo aver portato a termine il suo lavoro con Prelios, è passato a luglio con l’amico Punzo. Ma a caldeggiare tutta l’operazione è stato Unicredit, che dirige l’orchestra finanziaria per la sceneggiata Cis e che soprattutto ha messo a segno grossi affari con la Prelios diretta da Iasi. Lo stesso ingresso di Iasi al Cis si può leggere in una duplice ottica: una garanzia via Unicredit per Punzo di portare a segno la sua acrobatica manovra, sulla pelle dei commercianti; e il probabile sbocco della storia tra le braccia di Prelios, caso mai con la ciliegina di una possibile zona franca di cui già si parla da tempo”.

Partner eccellente di Iasi a Prelios, Massimo Caputi. Ex vertice di Sviluppo Italia, esordi sotto la protettiva ala di ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino, Caputi è stato voluto nel super board di Prelios da un’altra regina del credito, Intesa, la stessa banca che ha permesso lo start – con il suo super vagone milionario al seguito – del treno Italo e della sua NTV, che vede ancora oggi a bordo Diego Della Valle, Luca Cordero di Montezemolo e ‘O Pannazzaro.

E una terza banca, Monte dei Paschi di Siena, fa capolino nella trama. Proprio Iasi, infatti, ha gestito – con l’amico Caputi – una delicata operazione finanziaria: si tratta di un’Opa del Fondo Beta (una creatura Fimit, la storica sigla di casa Caputi), alla quale partecipa anche una sigla misteriosa, Sansedoni. Guarda caso, Sansedoni fa capo ad un grosso istituto di credito, Mps. Ulteriore ciliegina, segno di un’amicizia che dura, inossidabile, negli anni: all’epoca dell’operazione Caputi siede nel cda di Mps (e rappresenta anche gli interessi del gruppo Caltagirone) mentre Iasi subito dopo passerà alla guida di Sansedoni, in qualità di amministratore delegato. Dio li fa e poi li accoppia: e i conti tornano.


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

2 pensieri riguardo “IL CIS DI NOLA VERSIONE PUNZO / TUTTI AL “FONDO” E IN MANO AI BANKSTER”

  1. Bustural ha detto:

    Le assemblee dei soci di Cis e Interporto Campano annunciano la nomina dei \nnuovi rispettivi consigli di amministrazione, nell’ambito .

Lascia un commento