Affari & Fondazioni di King Bill e Queen Hillary. E cinque gialli tutti da scoprire.

Una lunga scia di sangue per la corsa alla Casa Bianca. Una serie di gialli & misteri in vista del voto che deciderà a novembre la sorte degli States. In poco più di un mese 5 morti sospette agitano le acque nel già burrascoso scenario di guerra fredda Usa-Russia e di più che singolar tenzone Clinton-Trump. Muore improvvisamente un avvocato dello staff di Bernie Sanders che aveva scoperto le trame per far perdere il suo capo a favore di Hillary; viene ucciso un giovane staffista del Clinton team – con ogni probabilità una delle fonti “riservate” di WikiLeaks made in Assange – che il giorno seguente l’Fbi avrebbe dovuto ascoltare; così come si autostrangola con i pesi un ex generale che la settimana dopo avrebbe dovuto testimoniare in un’inchiesta sugli affari targati Clinton; e nel giro di pochi giorni si “suicidano” due giornalisti-scrittori, entrambi autori di reportage e libri inchiesta sui business a molti zeri della “real coppia”, soprattutto sul fronte cinese. Notizie del tutto ignote in Italia, ma anche oscurate dal mainstream a stelle e strisce: solo attraverso i siti di controinformazione fanno capolino questi gialli da brividi, che gettano sulla guerra per il voto una luce che più inquietante non si può. Leggere per credere, giallo dopo giallo.

 

Shawn Lucas

Shawn Lucas

L’AVVOCATO CHE AVEVA SCOPERTO E DENUNCIATO LA “FRODE”

2 agosto. Alle 19 e 13 gli agenti del ‘Metropolitan Police Department’ di Washington, Kathryn Fitzgerald e Adam Sotelo, rinvengono “riverso nel bagno” il corpo del trentottenne Shawn Lucas; a chiamarli è stata la fidanzata, Savannah King.

Poche ore prima, all’interno del “Democratic National Committee”, erano stati ascoltati i principali “organizzatori” del sabotaggio anti Sanders, ossia Amy Dacey, Luis Miranda e Brad Marshall, i quali avevano appena rassegnato le dimissioni: uno scandalo sempre più dirompente.

Esattamente un mese prima, il giovane avvocato Lucas finiva di raccogliere documenti & elementi in grado per dimostrare, davanti al Committee, una sfilza di reati: frode, negligenza e falsa rappresentazione, condotta ingannevole, ingiusto arricchimento, rottura del patto fiduciario e via di questo passo: insomma tutto il campionario di illegalità messe in atto per dirottare i voti da Bernie Sanders a Hillary Clinton. Tutto ciò si stava traducendo in una vera e propria class action organizzata da una parte del partito, patrocinata da alcuni avvocati – tra cui Lucas in pole position – per far valere le proprie ragioni davanti alla Corte Federale nel distretto Sud della Florida. I colleghi di Lucas lo descrivono, in quei giorni, “eccitato” ma “molto preoccupato” per il peso e la rilevanza del procedimento giudiziario.

Anche perchè dalla documentazione in possesso stavano emergendo consistenti e inediti “pezzi” dell’impero costruito dai Clinton. In prima fila alcune sigle, HVF e HFA, che stanno – rispettivamente – per “Hillary Victory Fund” e “Hillary For America”. Non usa mezzi termini, un sito Usa, per descrivere l’attività del primo: “HVF è stato utilizzato dal Democratic National Committee e dalla campagna di Hillary Clinton per ‘lavare i soldi’ per Clinton”. Testuale. In sostanza, secondo le accuse, si trattava di “schermare”, ossia di non rendere pubblici i nomi dei donatori-sottoscrittori più generosi per la campagna.

A questo proposito, uno dei legali d’affari più impegnati a favore di Hillary, Marc Elias, il 3 maggio aveva inviato un messaggio a quattro influenti membri del DNC per metterli in guardia dalle accuse lanciata da Sanders alla Clinton: non sono vere, senza peraltro precisare come e perchè. Non è finita: perchè sono vorticosi i giri di dollari che viaggiano dai conti di HVF in direzione “Partito Democratico”, alcune sue anime e poi girati al DNC. E soprattutto entra in gioco un altro legale d’affari che ruota intorno al “Fraud Case”, il giallo della Frode anti Sanders: si tratta di Perkins Coie, che 11 giorni prima della “morte” di Lucas stava cercando di delegittimarlo davanti ai democratici: aveva cominciato a far girare una petizione con la richiesta di dimissioni per quell’avvocato “infedele”, troppo zelante, sostenendo che Lucas conduceva quel procedimento giudiziario in mondo non corretto.

Lucas, stando ai primi accertamenti del Dipartimento di polizia di Washington, “è deceduto per cause non conosciute”. Di certo, per ora, c’è l’arresto cardiaco. Chissà mai se ne seguiranno altri (di arresti).

 

Victor Thorn

Victor Thorn

VADO, L’AMMAZZO E TORN

1 agosto. Scrittore sempre a caccia d’ispirazione, Victor Thorn. La mattina presto del 1 agosto pensa bene di trovarla in cima a una collina vicino casa, anche per festeggiare il suo compleanno, compie 54 anni. Verrà trovato morto, una pistola in mano. Nessun dubbio, suicidio. Un compleanno davvero col botto. “Uno dei principali ricercatori sui Clinton”, lo definisce il sito “American Free Press”, per il quale scriveva e che editava anche suoi libri. Ne aveva scritti una ventina, e una trentina di saggi. Al centro dei suoi interessi, appunto, la ‘Real Coppia’, cui aveva dedicato addirittura una Trilogia: “The Sex Volume”, “The Drugs Volume”, “The Murder Volume”. E il freschissimo “Crowning Clinton: Why Hillary Shouldn’t Be in the White House”, ossia tutti i motivi per i quali lady Clinton non dovrebbe mai andare alla Casa Bianca: più eloquente di così…

“Aveva anche scritto molto sull’11 settembre e soprattutto sul ruolo che secondo lui avrebbe giocato Israele in quella tragedia”, osserva un free lance americano. “Ma erano i Clinton da anni la sua vera fonte di ispirazione: in ‘The Murder Volume’ passa in rassegna una serie di gialli e morti misteriose che fa risalire, nelle sue ricostruzioni, ai Clinton. Non c’è che dire, più attuale che mai”.

 

Seth Conrad Rich

Seth Conrad Rich

SUL SET DI ASSANGE

8 luglio. Un ventisettenne staffista del partito Democratico, Seth Conrad Rich, viene ammazzato a un centinaio di metri da casa, nel cuore di Washington. Le prime indagini sono inconcludenti. Il capo del distretto di polizia, Cathy Lanier, afferma: “probabilmente è stato vittima di un tentativo di rapina”. Peccato che gli eventuali ladri non l’abbiano mai pensata nello stesso modo. Il padre di Seth, Joel Rich, parla così: “Se si trattava di una rapina, è fallita perchè gli è rimasto l’orologio, ha ancora i soldi, la sua carta di credito, il cellulare, una rapina che gli ha solo tolto la vita”.

E allora, mentre la polizia brancola nelle nebbie, fa capolino qualche possibile movente. O almeno un paio di piste che forse varrebbe la pena di seguire. Una porta direttamente all’Fbi, perchè – a quanto pare – nei giorni seguenti Rich avrebbe dovuto recarsi, per una verbalizzazione, negli uffici del Federal Bureau of Investigation. Per parlare di un caso delicato, “an ongoing court case”? O forse del lavoro? Il suo incarico, nonostante la giovane età, era infatti abbastanza delicato. Si occupava, sempre all’interno del Democratic National Committee, di dati informatici: “he was in charge of DNC voter expansion data”, qualcosa che aveva quindi a che vedere con i “voti”, una pista che porta – guarda caso – di nuovo alla “Fraud” anti Sanders.

L’altra pista conduce in casa Assange, ai WikiLeaks. A quanto pare, infatti, Seth Rich poteva essere una delle “fonti” coperte, quindi ignota allo stesso Assange. Il quale, comunque, non teme di uscire allo scoperto con delle mezze ammissioni, suffragate poi da una “ricompensa” da 20 mila dollari promessa a chi fornirà notizie utili per scoprire killer e mandanti. “A politically motivated assassination”, un assassinio politicamente motivato, colorisce Julien Assange, che prosegue: “le nostre fonti corrono dei grossi rischi, trovandosi fra le mani materiali spesso molto delicati. Per questo assicuriamo loro l’anonimato”. Ma ciò può non bastare. A proposito di Seth, osserva: “Gli hanno sparato alle spalle, ucciso, per motivi fino ad oggi sconosciuti, mentre stava camminando per tornare a casa”.

Un free lance di Washington nota: “La nostra è una città che vede molto sangue scorrere per le strade, siamo a 77 omicidi in questo 2016. Ma stavolta è davvero anomalo: una rapina senza bottino. A mio parere, comunque, la pista che porta al suo lavoro viaggia insieme a quella di Rich come fonte anonima di WikiLeaks: potrebbe aver scoperto delle cose molto delicate che stava per passare ad Assange”.

 

L’ULTIMA INCHIESTA

Mike Flynn

Mike Flynn

23 giugno. Forse emozionato per la sua ultima, bollente inchiesta appena scritta, muore di crepacuore il giornalista Mike Flynn. Ecco il significativo titolo: “Il denaro dei Clinton: come Bill e Hillary hanno creato la Fondazione Cinese nel 2014”.

Era una delle anime del sito “conservatore e libertario Breitbart” – come lo definiscono gli esperti di media negli States – “che a differenza degli altri siti e blog conservatori è seguitissimo e può contare attualmente su un pubblico che tocca quota 2 milioni e 300 mila, quindi ha un impatto molto forte. Da gennaio di quest’anno è stato cliccato e consultato per oltre 1 miliardo di volte. Quindi un importante canale in una campagna elettorale – viene aggiunto – che raggiunge specialmente gli strati di classe operaia senza titolo universitario, la massa dei militari e i conservatori delle zone rurali. Cioè l’ampia fascia dei potenziali elettori di Trump. Spesso Breitbart News è ‘over the top’ con la sua retorica superpatriottica, super ‘inflamatory’, ma come canale di propaganda è molto efficace e difficile da neutralizzare da parte del mainstream che fa riferimento all’establishment”.

Al sito collabora anche un veterano di guerra, generale e direttore della “Defence Intelligence Agency” dal 2012 al 2104, Michael Flynn – un omonimo del giornalista – oggi tra i più critici dell’amministrazione Obama e in prima fila nel denunciare lo scandalo delle mail democratiche, la ‘Fraud’: “fosse successo a me – accusa – mi avrebbero subito messo alla porta o più probabilmente sbattuto in galera”.

Per alcuni anni (inizio ’90) general manager della Coca Cola Bottling Company a Keokuk, in Iowa, Mike Flynn se era poi tuffato in politica, sponda repubblicana, ricoprendo alcuni importanti incarichi, ad esempio all’interno della “Illinois General Assembly” e nell’“American Legislative Exchange Council”, correndo anche per le elezioni e ottenendo il 28 per cento nell’Illinois. Negli ultimi anni si era molto avvicinato alle posizioni di Ted Cruz, il candidato repubblicano improvvisamente ritiratosi, un paio di mesi fa, dalla corsa per la Casa Bianca. Mike Flynn ha testimoniato diverse volte davanti al Congresso degli Stati Uniti e dozzine di volte – raccontano a Washington – davanti alle assemblee legislative di diversi stati.

Ecco come lo ricorda un collega giornalista di Breitbart: “Sono rimasto di sasso quando ho saputo la notizia della sua morte. Mike era un ‘guerriero felice’, aveva una grande genialità e un entusiasmo senza confini. Mi ha portato nella famiglia di Breitbart.com e insegnato il suo giornalismo investigativo. Mike, come l’altro grande amico, Andrew Breitbart, era una forza della natura, portato via troppo presto a quell’America che amava”.

Fondatore del sito, Andrew Breitbart è morto improvvisamente nel 2012. Anche lui, come Mike, per un attacco cardiaco. Alcune denunce, secondo le quali si sarebbe trattato di “omicidio”, non hanno avuto seguito: archiviate.

 

John Ashe

John Ashe

UN SUICIDIO ALLA JAMES BOND

22 giugno. E’ uno dei gialli più gialli, la “morte” di un altro superstellato, in passato addirittura Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, John Ashe: un pezzo da novanta dell’establishment, dunque. Le prime indagini, anche stavolta, parlano di “attacco cardiaco”. Poi di “morte accidentale”. Infine viene appurato che durante un allenamento a base di pesi – il suo sport preferito – il bilanciere gli era piombato addosso, con tutti i suoi chili, spezzandogli il collo. “Un incidente domestico”, secondo il distretto di polizia di Dobbs Ferry, a New York. “Aveva visto troppi film di James Bond – è il commento d’un sito americano di controinformazione – e sembra proprio la scena quando un bad guy cerca di… ma lasciamo perdere”. Qualcuno ha letto una notiziola sulla scomparsa del super ufficiale? Neanche mezza riga.

Lasciamo perdere film & fiction per tornare alla realtà. Che, nel caso del generale Ashe, voleva dire soprattutto una prossima, bollente testimonianza, prevista di lì a dieci giorni: un caso di corruzione che lo riguardava personalmente, quando era alla Nazioni Unite, per via di una super bustarella fattagli recapitare da un miliardario cinese; ma che coinvolgeva anche le alte sfere dell’establishment a stelle e strisce, in particolare il partito democratico, più specificamente il “Democratic National Committee”, la DNC più volte vista. Il 4 luglio, infatti, Ashe era atteso nei sempre trafficati uffici del Federal Bureau of Investigation per un decisivo faccia a faccia “all’americana”, un confronto con il miliardario con gli occhi a mandorla Ng Lap Seng, dal quale avrebbe ricevuto la maxi tangente da 1 miliardo di dollari in attraverso una serie di “donazioni” effettuate quando era ai vertici delle Nazioni Unite. Ma il giallo Seng ha altre storie collaterali da raccontare: come “le molte centinaia di migliaia di dollari versati al DNC durante la presidenza di Bill Clinton”, commentano in ambienti dell’Fbi.

 

MILIARDI CINESI E FONDAZIONI A GO GO

Ma cosa avrebbero mai potuto raccontare, gli ultimi due “suicidi”, sui business gialli? Un mistero. Val la pena, allora, di fare una capatina da quelle parti e ricostruire qualche trascorso.

Hillary e Bill, che vediamo anche nel montaggio di apertura, qui con Ng Lap Seng

Hillary e Bill, che vediamo anche nel montaggio di apertura, qui con Ng Lap Seng

Negli ultimi anni molto generosi con la famiglia Clinton, i cinesi. Nel 2011, quando la moglie Hillary era Segretario di Stato per Obama, l’ex presidente Bill per distrarsi preferiva viaggiare e tenere conferenze. Anche in Cina. Per una, organizzata da un gruppo privato, ebbe un cachet da 550 mila dollari. La seconda, il 21 ottobre, promossa dallo stesso governo di Pechino, gli fruttò solo 200 mila dollari: “esattamente dieci giorni dopo il Segretario di Stato Hillary faceva un pubblico endorsement pro Cina, parlando di ‘Asian Pivot’, nel gergo del basket, a proposito della politica estera americana”. Un deciso salto in avanti, nei “Bill Bills”, visto che per quattro discorsi tenuti tra il 2001 e il 2006 aveva incassato 700 mila dollari scarsi, versati da un’impresa di brokeraggio, la cinese “CLSA Asian Markets”, che ha continuato ad affiancare la real coppia anche negli anni seguenti, con le conferenze del 2008, ossigeno per le casse della “Clinton Global Initiative”.

E’ solo l’aperitivo per una sfilza di sigle & fondazioni che popolano il vasto arcipelago della Clinton Corporation. A partire – per restare in zona – con la “Clinton Foundation Hong Kong”, fresca gemmazione (è stata creata nel 2014) della prolifica mamma Clinton Foundation. Spiegano alcuni analisti finanziari: “non ha uno scopo specifico ufficiale né si segnala per alcuna particolare attività: se non quella di attuare i programmi e gli obiettivi della BHCC, ossia la Bill, Hillary and Chelsea Clinton Foundation”. L’ennesima gemma del collier di famiglia. “E quella di mantenere una serie di uffici e punti di riferimento in Cina nonché di conti correnti”. Non si sa mai, per generose offerte del popolo con gli occhi a mandorla…

Una delle fondazioni targate Clinton

Una delle fondazioni targate Clinton

Le Fondazioni – come gli esami – non finiscono mai. Ed eccone altre calde come sfogliatelle, e tutte sotto il protettivo controllo di BHCC. Pronta per aiutare le genti d’Africa la “William J. Clinton Foundation Charitable Trust” in Kenya. Poi altre due sigle, votate al ‘foundrising’ (raccogliere tra i ricchi per dare ai poveri, ad esempio della appena vista Africa?): a Londra è acquartierata “The William J. Clinton Foundation UK”, mentre in Svezia, a Stoccolma, c’è il quartier generale della “Clinton Foundation Insalingsstiftelse”. Si chiedono tra gli addetti ai lavori: “se è plausibile un’iniziativa del genere a Londra, più complicato è capire i motivi di una analoga iniziativa a Stoccolma, suona quanto meno curioso”.

I business targati “King Bill” e “Queen Hillary”, del resto, non hanno confini. E sui loro imperi non tramonta mai il sole, come accadeva in fastosi trascorsi reali. Ancora da gestire quello targato Haiti, con una ricostruzione post terremoto iniziata sei anni fa, nel 2010, e una Coppia Reale in campo con le sue Fondazioni per raccogliere & organizzare la montagna di donazioni, danari pubblici, fondi internazionali (tra cui quelli della Croce Rossa). Una vera cuccagna da condividere anche con Big delle costruzioni e delle infrastrutture: ora evidentemente Great Friends in occasione della costosa campagna elettorale…

That’s American Beauty, folks!

 

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Un commento su “Affari & Fondazioni di King Bill e Queen Hillary. E cinque gialli tutti da scoprire.”

  1. Gordon M. Poole ha detto:

    Madonna!

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