Crisi aziendale taroccata, licenziamenti, patti aziendali fasulli, prosecuzione dell’attività in nero, sindacati zitti e muti, fondi pubblici percepiti. Un autentico cocktail alla partenopea, quello shakerato da un’impresa che ha una sua lunga tradizione, la “Cantieri di Baia Mericraft spa”: partita dall’avamposto ubicato nella splendida area flegrea, a un passo dagli scavi dell’antica Baia, è stata poi capace di allargare il suo raggio d’azione in svariate altre aree, dalla Sardegna, con un centro servizi attivato ad Olbia, alla Toscana e alla Liguria, con uffici commerciali rispettivamente a Viareggio e Rapallo.
Un dipendente che non ha accettato di firmare il suo stesso licenziamento – come altri compagni di lavoro – e che non ha beccato un euro di Tfr, denuncia alla Voce una sfilza di “anomalie” che hanno costellato l’ultimo anno e mezzo di vita “camuffata” dell’impresa, Mericraft, che – comincia a raccontare Luigi Natale – “a dicembre 2014 dopo aver attivato una procedura di mobilità ha licenziato 80 dipendenti”. “Subito dopo la comunicazione dei licenziamenti – prosegue – l’azienda d’accordo con i sindacati ha predisposto un verbale di conciliazione in cui i lavoratori rinunciavano ad impugnare i licenziamenti e a tutte le rivendicazioni ed in cambio ricevevano il Tfr. In realtà vi era anche un accordo sotto banco con cui i lavoratori che mettevano la testa sul ceppo firmando il verbale di conciliazione sarebbero stati richiamati al lavoro. Tanto è avvenuto e sta avvenendo tuttora anche con la curatela fallimentare. A febbraio 2015, insieme ad altri lavoratori che hanno firmato con me l’esposto, ho chiesto l’intervento della Guardia di finanza di Baia affinchè constatasse la presenza di lavoratori in cantiere dopo i licenziamenti. In quella occasione è stata notata anche la presenza di una ditta esterna e di una società che effettuava servizio di guardiania e vigilanza, come è accaduto anche durante il periodo di cassa integrazione”.
Continua la denuncia di Natale: “noi volevamo che venisse fuori la verità e cioè che in barba ai licenziamenti e alla proclamata chiusura, l’azienda ha sempre continuato a lavorare. Alcuni lavoratori confermano anche di aver visto di notte lo scafo di un grosso natante essere trasferito in un polo nautico in provincia di Napoli, pare a Castelvolturno, per poter lavorare indisturbati. In sostanza, i licenziamenti collettivi di tutto il personale, motivati per totale cessazione dell’attività aziendale, non trovano riscontro nella realtà perchè l’attività produttiva è comunque proseguita, prosegue tuttora ed è programmata in futuro anche dopo i licenziamenti e, ancor più, sono discriminatori perchè sono stati mantenuti in servizio solo lavoratori che hanno firmato appositi verbali di conciliazione e, invece, lasciati fuori quelli che si sono rifiutati di firmarli. Il lavoro – prosegue – è in gran parte proseguito ‘in nero’, malgrado il massiccio ricorso alla Cassa integrazione guadagni e all’espletamento del lavoro straordinario. Infatti già si parla di una ‘nuova società’ che assorbirà parte delle maestranze: evidentemente, se impegna fin d’ora una ‘nuova società’, la Cantieri di Baia sa già che riaprirà i battenti – a Baia e/o a Castelvolturno – sotto falso nome e/o con l’ausilio di familiari o persone meramente interposte. E ciò smentisce a monte la crisi aziendale dedotta all’atto di apertura della procedura di mobilità”.
Non è finita, perchè c’è una sostanziosa questione relativa a mancati versamenti previdenziali & fondi pubblici. “Pendeva fino a poco tempo fa dinanzi alla Procura della repubblica di Napoli una denuncia-querela sempre dei medesimi lavoratori in cui si porta a conoscenza dell’autorità giudiziaria che non risultano versate dall’azienda al Fondo Cometa le somme a titolo di quote di accantonamento del Tfr, somme che mensilmente sono state detratte dalle buste paga! Si parla di 1.017.371,00 euro che il liquidatore ha dichiarato di non aver versato al Fondo Cometa. Stiamo parlando di appropriazione indebita!”. Non è finita, perchè “la Cantieri Mericraft ha ‘ottenuto, con decreto del Ministero delle Attività produttive, numero 139779 del 16 febbraio 2005, un contributo complessivo di euro 1.869.846,00 riguardante un programma di investimenti relativo all’unità produttiva ubicata in Bacoli (NA), via Lucullo 45/a, comportante spese ritenute ammissibili in via provvisoria per euro 3.028.000,00”.
Conclude il j’accuse di Luigi Natale, a nome dei lavoratori buttati – è il caso di dirlo – a mare. “Purtroppo anche dalla situazione fallimentare i lavoratori sono svantaggiati in quanto la curatela ha scelto di far lavorare solo alcuni tra di loro che, guarda caso, sono vicini ai vertici aziendali. E’ giunta notizia che la curatela avrebbe autorizzato lavorazioni con una ditta che fa capo proprio ad un dipendente della società molto vicino alla proprietà. E’ una ingiustizia che si perpetua sempre ai danni dei più deboli con la conseguenza che un imprenditore è legittimato a fare del proprio personale quello che vuole, tanto sa che comunque nulla gli può succedere e che tanto i debiti li paga lo Stato, ovvero noi contribuenti”.
Nella foto il porto turistico di Baia
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Un commento su “CANTIERI DI BAIA / FINTE CRISI, PATTI FASULLI, LAVORO NERO, EVASIONI & CONTRIBUTI…”