Autogol, qui pro quo, messaggio sbagliato o che? Un mare di polemiche su Luigi Di Maio – leader in pectore dei 5 Stelle – dopo le accuse alle lobby, “dagli inceneritori ai malati di cancro, dai petrolieri agli ambientalisti”. Fa poi un mezzo dietrofront: “sono dispiaciuto – dice – ma il Pd sta facendo una becera polemica politica”.
Fra i toni più accesi, infatti, quelli dell’antenna di Renzi al Senato, Andrea Marcucci: “Tocca il punto più basso – esterna – incredibile che sia vicepresidente della Camera”. Non viene dal pulpito più adatto, il rimprovero, visto che si tratta del rampollo di quella dinasty del “sangue” che ha costruito – e continua a costruire – le sue fortune sul commercio di emoderivati. E alcuni suoi manager sono oggi sotto processo al tribunale di Napoli per la strage del sangue infetto, il maxi processo cominciato a Trento a fine anni ’90.
Nel corso di un affollatissimo Vaffa Day di alcuni anni fa, Beppe Grillo, attaccando le lobby di casa nostra, fece un esplicito riferimento a quella che realizza le sue fortune sulle disgrazie altrui, in particolare sul “business del cancro”. E fece anche esplicitamente il nome, anzi il cognome di Umberto Veronesi. Anche allora, apriti cielo. Grillo chiarì: niente di personale, nessun attacco al pluricelebrato scienziato. Ma non negò certo che quel business esistesse; e proliferasse a molti zeri.
Poco chiaro, a questo punto, il “frainteso”. Possibile mai che Di Maio sia “uscito pazzo” parlando di lobby dei malati? Di associazioni dei parenti che speculano sulle morti dei loro cari? Quando è invece davanti agli occhi di tutti che le lobby viaggiano in camice bianco, sponsorizzate a botte di milioni dalle “amiche” case farmaceutiche?
La Voce – nel corso degli anni – ha dedicato molte sue cover story agli affari, ai business miliardari giocati sulle pelle dei cittadini, su un bene prezioso come la salute: affari tanto più odiosi perchè vengono scambiati diritti per favori, perchè via Sanità corrono fiumi di danari pubblici (e le Regioni sono il tramite principale, via clientele, favoritismi e corruzioni d’ogni razza). E i “manager della metastasi”, i ragionieri del dolore, i faccendieri delle provette, sono storicamente in pole position. Anche per favorire le corse politiche alle poltrone di vertice.
Non solo cancro. Ma anche espianti. Del resto, fatturati & profitti dell’industria farmaceutica sono in costante crescita. E non solo da noi. Negli States – insieme ad armi e petrolio – le “pillole” rappresentano la lobby più potente: e finanziano a botte di miliardi di dollari sia le Hillary che i Trump di turno.
Di seguito, ecco alcune copertine della Voce dedicate ai business sulla pelle dei cittadini; e alle fortune costruite sul sangue e sulla sofferenza dei malati.
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