Grandi rivelazioni dalla commissione Moro. C’è lo zampino, anzi lo zampone delle ‘ndrine nel sequestro del presidente Dc. A quasi 40 anni, infatti, salta fuori una vecchia foto del Messaggero, oggi analizzata dal Ris dei carabinieri: e in quell’ingiallito scatto compare la sagoma del boss Antonio Nirta, alias “due nasi”! Bomba doppia, quindi, e salti di gioia del numero uno della commissione, Giuseppe Fioroni, che annuncia grosse novità sotto il prossimo albero di Natale: “le informazioni fin qui acquisite – gongola – consentono di dire che la relazione di fine anno sulle attività d’inchiesta sarà di grande interesse per tutti coloro che chiedono di conoscere la verità sul delitto di via Fani”.
Alleluia! In un tripudio di tric trac, bengala e mortaretti, dalla bocca della Verità, l’ex Dc poi Margherita quindi Pd, Vate Fioroni, arriva il Verbo finale su una tragedia solo ignota alla giustizia italiana e ai Fioroni di turno, ma ormai ben scolpita nella coscienza degli italiani: “Moro doveva morire”, come hanno scritto Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato nel 2007.
Dova la rivelazione arriva, senza tanti fronzoli, dal diretto interessato, il “regista” di quell’omicidio di Stato (o di Stati), il vertice Cia Steve Pieczenick, catapultato dagli States per dirigere le operazioni e soprattutto affiancare l’allora ministro degli Interni, Francesco Cossiga. La “confessione” del super 007 a stelle e strisce è stata regolarmente silenziata e ignorata dai media: a partire dai maitre a penser del peso di un Giuliano Ferrara (“ma quale omicidio di Stato! Sono state le Bierre e basta!”, sbraitò un paio d’anni anni davanti a un sempre genuflesso Mentana) o di un Aldo Cazzullo, che intervistò altrettanto orizzontalmente l’ex presidente-picconatore raccogliendone le lacrime per la morte del “fratello” Aldo caduto per mano brigatista.
Torniamo alla regia “calabrese”. Di ‘ndrine ha appena parlato anche don Raffaele Cutolo, interrogato proprio in merito all’omicidio Moro. Dopo un secolare silenzio comincia a parlare, l’ex capo della Nuova Camorra Organizzata, per scoprire l’acqua calda. Perchè erano stranoti, agli inquirenti, fin da inizio anni ’80, i “rapporti di lavoro” tra la camorra cutoliana e la ‘ndrangheta (come ha documentato la Voce in una inchiesta del 1986, che ricostruiva i rapporti dei clan campani con le coppole siciliane e con quelle calabresi: “La Campania è Cosa Nostra”, titolo di quella cover story).
Don Raffaele, comunque, verrà ri-sentito a breve dagli inquirenti. Anche in seguito all’estradizione del suo braccio destro, Pasquale Scotti, arrestato in Brasile dopo una latitanza trentennale e poi estradato in Italia: e a quanto pare pronto, ora, a “raccontare” alcune storie e a ricostruire – se la sua vita verrà “tutelata” e non gli verrà offerto un caffè corretto – alcuni tasselli del puzzle sui rapporti tra la camorra, i politici di riferimento e i servizi segreti. I quali si ritrovarono tutti d’amore e d’accordo in occasione della prima trattativa Stato-Mafia, quella per la liberazione dell’assessore Dc Ciro Cirillo, che “non doveva morire”, ma essere liberato (tra gli intermediari eccellenti il faccendiere Francesco Pazienza, che a quanto pare dovrebbe essere anche lui a breve ri-sentito dai nostri 007) per gestire comodamente appalti e affari, a cominciare dal ricco post terremoto. E alle Bierre? Gli spiccioli: 1 miliardo e mezzo – ma la cifra è stata sempre “ballerina” – raccolti tra gli amici mattonari di area Dc.
Da un segreto bierre all’altro, eccoci allo scoop di Repubblica del 9 luglio, per le firme di Piero Colaprico e Massimo Pisa: “Nei documenti delle Br l’omicidio Coco e le tracce di Moretti – I fascicoli segreti trovati al Policlinico di Milano raccontano gli esordi del futuro capo brigatista”. Poi la rivelazione. “Nel covo scoperto nel controsoffitto del Policlinico è stato trovato un documento originale di De Carolis (il deputato Dc ferito nel 1975 dalle Br, ndr), il suo tesserino da giornalista pubblicista. Gli venne portato via quando venne sparato alle gambe e non era mai stato trovato”.
Venne sparato…
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