Morto il calcio, viva il calcio

Tirate un sospiro di sollievo: sull’orgia calcistica degli Europei è calato il sipario e dai televisori scompare la campagna promozionale combattuta a colpi di spot, sigle, rievocazioni di precedenti, pronostici per quelli in corso, storie individuali di star e di squadre pluridecorate o a digiuno da sempre dell’ “ambito trofeo”, pubblicità, commenti, interviste, note di accompagnamento a vario titolo. Poco ci importa se i fanatici del pallone dovranno a affrontare la crisi di astinenza e del resto l’opulentissimo mondo, che cattura da mane a sera, dalla domenica alla domenica il loro quasi unico interesse, si alimenterà d’altro e in misura ossessiva della cosiddetta campagna acuisti che nella sua esasperazione estrema racconta di giocatori quotati cento milioni di euro e più, di allenatori che con un contratto triennale mettono in tasca venticinque miliardi (delle vecchie lire, per farsi un’idea del mercato). Subito dopo le vicende del “ritiro”, per nulla spirituale, delle squadre, la preparazione pre-campionato, le amichevoli, bilancio di acquisti e vendite. Dunque bye, bye alla fiera degli europei che, a dispetto della reboante previsione di qualità eccelsa, ha confermato la modesta spettacolarità del calcio attuale. Pochi gol, difese esasperate, nessun inedito tecnico e, anzi, una desolante mediocrità, la disillusione di team accreditati di potenza eccelsa. La grande Spagna mortificata da un’Italia combattiva e niente più, il Belgio, primo del ranking ridimensionato e tornato a casa anzitempo, la corazzata inglese affondata miseramente, i panzer di Germania spuntati. Un figurone lo hanno meritato la piccola Islanda, il Galles di Bale, l’Irlanda, cenerentole di lusso.

Ha vinto un Portogallo così, così, nonostante l’exit immediato della sua star Rolando (crac dei legamenti), la cresta dei galletti francesi si abbassata, la Francia in lacrime ha potuto vantare solo la riuscita dei dispositivi di sicurezza antiterrorismo. E l’Italia? E’ stata oggetto di lodi sperticate, molto patriottiche, di recensioni esaltate, di osanna (per lo stratega e guerriero Conte): priva di talenti, alla formazione azzurra è andata non male ma grazie all’arcigna, insuperabile difesa juventina, trasferita in blocco nella nazionale. Con gli europei alle spalle, i media video raddoppiano, triplicano, moltiplicano il malcostume che nei mesi estivi riduce la televisione a passatempo per ebeti, con la proposta di film anni 50, fiction made in Germany inguardabili, ripescaggio di fondi di magazzino cuciti insieme approssimativamente, sagre paesane. “L’intesa vincente” di Amadeus (ogni sera stesse parole, gesti, rituali) prende il posto dell’ “Eredità” di Frizzi (ogni sera stesse parole, gesti, rituali) e l’informazione si aggrappa ai processi mediatici, virtuali, in studio, ai soliti ospiti saccenti, a fatti di cronaca nera (unici indipendenti dalle stagioni), al meteo, atteso dai vacanzieri. Agosto con il mito delle Olimpiadi riprenderà a bombardare gli utenti per l’h24 con il racconto delle Olimpiadi. Non c’è scampo.

Nella foto il logo degli Europei


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