Decimo compleanno con brivido, per la regina ormai incontrastata delle Università telematiche in Italia, Pegaso, che si vede recapitare una diffida a “pagare le somme non versate” relative alle tasse per il diritto allo studio “evase dalle università telematiche (colpito dallo stesso ‘avvertimento’ anche l’altro ateneo in web made in Campania, il “Giustino Fortunato”). Cifre da capogiro. Pegaso, comunque, non ha problemi di liquidità, visti i “numeri” da guinness dei primati, soprattutto sul fronte dell’incremento nelle iscrizioni che consente di effettuare maxi investimenti in public relations e iniziative editoriali a tutto campo, dalle maxi sponsorizzazioni ai corsi di giornalismo. Ma per quei pochi media che osano ficcare il naso in aule & saloni targati Pegaso, eccoci a carte bollate, minacce e intimidazioni: compresa un class action!
Per ricostruire il non semplice mosaico, partiamo dalle news. Denuncia Repubblica Napoli nella sua cronaca del 25 giugno firmata da Alessio Gemma. “Tassa per il diritto allo studio ‘evasa’ dalle università telematiche. La Regione chiede le somme non versate annunciando ‘ogni azione utile al recupero delle imposte dovute all’ente. Ecco cosa scrive Palazzo Santa Lucia agli atenei campani Giustino Fortunato e Pegaso in una nota dell’8 giugno: ‘Versate con la massima urgenza le somme riscosse e trattenute o comunicate i dati degli studenti che hanno omesso il pagamento del tributo. Si tratta di una tassa annuale del valore di 140 euro ad allievo con la quale le regioni finanziano mense e borse di studio. Una ‘gabella’ incamerata da tutte le università e girata alla Regione per offrire servizi agli studenti attraverso le ‘Adisu’. Visto che le telematiche – prosegue Gemma – sono riconosciute dal 2002 università alla stessa stregua di quelle in sede, l’imposizione fiscale – secondo la Regione – è prevista anche per gli allievi ‘on line’. Un principio contrastato da alcune università telematiche che si ritengono per loro natura extraterritoriali, operando di fatto non solo nella regione in cui hanno sede legale”.
Lo scenario, da quest’anno, comunque cambia, visto che la Regione – incredibile ma vero – ha varato una normativa che esonera gli atenei telematici da quel tributo. “Chiaramente anticostituzionale – notano non pochi esperti – perchè è un evidente vantaggio per le strutture private a discapito delle università pubbliche. Un po’ come dare soldi alle scuole private e non darli a quelle statali”. La “restituzione” dei bottini incamerati e non versati, ad ogni buon conto, non è in discussione. Tanto che dall’assessorato al Bilancio di Santa Lucia è partita la diffida “per evitare responsabilità di ordine patrimoniale”. Scrive ancora Gemma: “una tegola che potrebbe abbattersi non solo sulle università on line ma anche direttamente su migliaia di studenti per importi che non sono stati ancora calcolati ma che potrebbero aggirarsi su milioni di euro”. Del resto il calcolo del volume globale dell’ammontare fiscale – che sarebbe dovuto finire nelle casse regionali – è presto fatto. Con una tassa fissata a 140 euro, per la sola Pegaso si tratta di una cifra arcimilionaria, visto che il numero degli studenti – secondo le stime ufficiali stilate dallo stesso ateneo telematico – raggiunge quota 60 mila.
Cifre e dati sulla brillantissima salute finanziaria di Pegaso sono stati dettagliati dalla Voce. Ma anche esibiti con grande orgoglio dai vertici dell’Università, che ha da poco compiuto i 10 anni di vita, celebrati in pompa magna nientemeno che nella Basilica di Santa Chiara alla presenza di 1.200 invitati, una cifra record tra feste & parties all’ombra del Vesuvio, “l’evento più cliccato dell’anno”, come hanno sottolineato gli animatori. Un colorito resoconto è stato firmato, sotto l’ultimo albero di Natale, il 22 dicembre 2015, da Cristina Cennamo per le cronache rosa del Mattino. “Messa e brindisi per il management e gli ospiti di Pegaso – pennellava l’inviata speciale alla kermesse – l’Università telematica fondata dieci anni fa da Danilo Iervolino a soli 27 anni e oggi forte di 9 corsi di laurea e 1.200 post laurea e post diploma con 60 mila studenti e un trend di crescita del 30 per cento”. Cin cin con cadeau per l’esercito dei milleduecento, l’imperdibile volume brossurato “Il presepe napoletano”, firmato dal mago del web intelligente e formativo, Danilo Iervolino, coautore Catello Maresca, magistrato di punta della Dda di Napoli, la toga che è riuscita ad arrestare – dopo anni di latitanza – la primula rossa dei Casalesi Michele Zagaria. L’animatore di Pegaso è poi autore dell’emozionante “La mia Napoli” e soprattutto di un autentico cult, “NOW! – Strategia per affrontare le nuove frontiere del web”, edito nientemeno, a inizio 2015, che da Mondadori. E presentato in mezza Italia da super Danilo, al seguito lo scodinzolante direttore di Panorama, Giorgio Mulè.
UN MULE’ E LA SUA PANORAMA ACADEMY
Una storia tutta da bere, quella della grande amicizia sbocciata tra il McLuhan in salsa partenopea e il numero uno del settimanale di casa Berlusconi.
Tutto comincia nelle aule di tribunale, quello di Cassino. Poco più di due anni fa, il 17 marzo 2014, va a sentenza una querelle iniziata nel 2010, dopo la pubblicazione di un articolo firmato da Carmelo Abbate (in queste settimane in onda col suo “Il Labirinto” su Rete 4) per il Panorama diretto da Mulè e dedicato all’Università del Molise e al suo Rettore, Giovanni Cannata. Secondo l’estensore della sentenza, Gabriele Sordi, si trattava di un articolo diffamatorio, perchè teso a “ingenerare nel lettore il convincimento che l’Ateneo fosse amministrato con procedure illecite al fine di favorire particolari soggetti”. Da qui le pur lievi condanne: 6 mila euro “in solido” Mondadori, Mulè e Abbate, il quale poi dovrà versare altri 6 mila euro.
Due note. Cannata è oggi alla guida di un’altra università telematica che va per la maggiore, Mercatorum, che così magnifica: “la prima università pubblico-privata grazie all’accordo raggiunto lo scorso anno con Unioncamere che ha portato ad accentuare il taglio pratico dei corsi”. Tra le eccellenze di Mercatorum primeggia Antonio Catricalà, l’ex numero uno dell’Antitrust e oggi “docente straordinario” di Mercatorum (il 21 giugno è intervenuto ad un convegno su “Il futuro del sistema bancario” promosso da Pegaso nella consueta Basilica di Santa Chiara, a Napoli). Ma soprattutto campeggia la figura del direttore scientifico sia di Pegaso che di Mercatorum, Francesco Fimmanò, l’amministrativista che passa con disinvoltura dalle querelle di casa Maradona (la famosa “evasione fiscale” che da anni si trascina in tribunale) a quelle targate Cis di Nola, la creatura di Gianni Punzo (uno del tris a bordo di Italo, con Della Valle e Montezemolo), passando per l’ultima, annunciata performance: la battaglia in nome del Sud per riappropriarsi di quanto faceva capo alla SGA dell’ex Banco di Napoli, somme oggi finite nel salvadanaio di Renzi & C.
Ma eccoci alla seconda nota. Ti aspetteresti un Mulè quanto meno incavolato per la sentenza sfavorevole. E invece che succede? Sboccia, subito dopo, l’amore. Fatto di iniziative comuni e di tanti soldini investiti da Panorama nella innovativa “sinergia”. E’ così che si moltiplicano le presentazioni di NOW!, col suo autore destinato alla cinquina del prossimo Nobel per la Letteratura. E, soprattutto, germogliano altre creature. Come il Master in “Giornalismo e Comunicazione”, 1500 ore di full immersion telematica per imparare il mestiere di Biagi e Montanelli, un master che parte proprio nel 2014. Con un direttore d’eccezione: Giorgio Mulè, titolare del corso su “L’informazione e l’evoluzione delle testate giornalistiche”, nonché professore straordinario di “Teorie e Tecniche della Comunicazione”: un vero en plein. Tante le star arruolate: da Barbara Carfagna, che s’inerpica lungo i sentieri e le “Nuove Frontiere dell’Informazione: il Data Journalism”, a Sarah Varetto che dalle antenne di Sky vola a Pegaso sulle onde della “Informazione televisiva all news integrata con i nuovi mezzi”, passando poi per i pezzi da novanta firmati Canale 5 come Mario Giordano oppure griffati Rai, dall’onnipresente Bruno Vespa (annessi ceffoni per la 5 Stelle Barbara Lezzi che osa dare del “direttore del PD1” a Mario Orfeo), all’ex portaborse di Sua Sanità De Lorenzo e ora vice Orfeo al Tg1 (nonché scrittore di grido) Gennaro Sangiuliano.
O come la “Panorama Academy”, vero fiore all’occhiello del settimanale berlusconiano (un grazie, forse, per il ruolo svolto da Pegaso, al suo decollo dieci anni fa, nel “formare” i quadri politici del Cavaliere). Ecco alcune gemme tratte da una pagina di Panorama, novembre 2014, titolata “L’università on line è il futuro della formazione”. Sommario: “Le iscrizioni ai nostri corsi crescono a un tasso più che doppio rispetto a quello degli atenei tradizionali. Parla Danilo Iervolino, fondatore e responsabile di Pagaso, la prima Università telematica italiana”. Refusi a parte – non casca il mondo per un A al posto di una E – è la sostanza che parla da sola: 26 mila studenti (oggi balzati, dopo un anno e mezzo, a 60 mila!), “life long learning” (ha portato bene, perchè un’analoga iniziativa da 20 mila studenti sta decollando a Malta), “missione”, “formazione di qualità” garantita da “professionisti di altissimo livello”, “migliori asset del sistema Paese”, “ecosistema”, “community”.
QUANTO AL PEZZO? DODICI MILIONI
Passiamo alle penne scomode. Come quella di Nello Trocchia, denunciato a suon di milioni, per conto di Pegaso, da Fimmanò: 12 milioni di euro la richiestina di risarcimento danni. Di quali mostruosi reati si sarà mai potuto macchiare il giovane ma già affermato cronista de “Il Fatto” e inviato de “La Gabbia”? “I ricorrenti si dolgono – viene chiarito nella sentenza di primo grado pronunciata dal tribunale di Napoli il 18 febbraio 2015 che comunque non si pronuncia sull’entità del “danno” – non già della versione stampata dell’articolo, pubblicata sul numero 46 del 20 novembre 2014 del settimanale L’Espresso ma della versione on line che, riprendendo con alcune marginali differenze nel titolo il medesimo articolo, figura dal 19 novembre sul sito web della stessa testata giornalistica”.
Come spesso e volentieri accade nel caso di citazioni civili milionarie – vero revolver puntato sulla testa di giornalisti colpevoli solo di fare il proprio mestiere – sotto accusa non i “fatti”, ma il “tono”. Ecco cosa scrivono le toghe della seconda sezione civile del tribunale di Napoli: “la valutazione dell’articolo in esame induce a ritenere che esso, per il modo in cui le notizie sono presentate, per il contenuto del titolo e del sommario, ingeneri nel lettore una valutazione oggettivamente negativa dell’ateneo”. In particolare, verrebbe “suscitata nel lettore l’idea di un’università di scarso livello”. Sul “periculum” in mora – ossia in attesa di una effettiva sentenza che entri nel merito – i giudici ordinano all’Espresso di “deindicizzare, presso i vari motori di ricerca, il riferimento all’articolo”, di “oscurare il blog, collegato al citato articolo”, per evitare che “degeneri apertamente nella denigrazione dell’altrui reputazione”.
Da una intimazione all’altra eccoci alle fresche esternazioni made in Fimmanò, per conto di Pegaso, contro la Voce, colpevole di aver scritto un articolo il 31 marzo scorso titolato “Cepu, vado fallisco e torno”, dedicato alle università on line e in particolare, ovviamente, al Cepu, lo storico istituto passato da un crac all’altro ma sempre in pista, grazie a svariate acrobazie societarie. In basso potete trovare il link di quell’articolo, nonché di una precedente inchiesta; per completezza d’informazione, poi, in calce potete trovare anche la riproduzione in pdf sia della sentenza sulla querelle Panorama-Pegaso, che la maxi diffida appena inviata alla Voce da Fimmanò. Qui ne riproduciamo solo alcuni passaggi in perfetto stile “oxfordiano”, la cui apoteosi finale è l’annuncio di una storica “class action” contro la Voce firmata da centinaia di docenti e studenti! Leggere per credere.
UNA CLASS ACTION DA 110 PIU’ SESSANTAMILA
“Il vostro sito si è impegnato in una formidabile campagna diffamatoria nei confronti della Università Telematica Pegaso, del suo Presidente, del suo personale e dei suoi organismi istituzionali. Le deprecabili ragioni di tale contegno, già chiare all’Ateneo, sono tuttora oggetto di articolate indagini difensive dirette a documentare gli ulteriori concorrenti ‘extranei’ nella premeditazione della strategia denigratoria”.
“Orbene, se volessimo dare un titolo, a guisa appunto di giornalisti, alla detta strategia, potremmo scrivere ‘Quando gli interessi di retrobottega calpestano financo la pietas’. Al fine di diffamare l’Ateneo il giornalista, che dovrebbe conoscere il tema della misericordia di tenore ellenico, strumentalizza, per suggestionare il lettore, financo la struggente vicenda di una giovane vita mancata all’affetto dei suoi piccoli bambini all’età di 39 anni”.
“Questa tecnica diffamatoria è ormai ben nota ai Tribunali della Repubblica. Proprio questa difesa dovette agire contro Panorama, per una analoga operazione ai danni di un altro Ateneo e più esattamente dell’Università degli Studi del Molise e del Suo Rettore e Presidente “monarca”, Giovanni Cannata. Al giornale questa strategia, si rivelò in giudizio tamquam non esset, ed il giornale, il giornalista ed il Direttore furono condannati unitamente ai ‘mandanti’ smascherati. E’ ben noto infatti che quando in una sedicente inchiesta giornalistica non c’è la notizia, è quasi matematico che ci sia il mandante dell’aggressione. I giornalisti, quelli veri, danno le notizie, non fanno gli Ascari o i Lanzichenecchi del terzo millennio. Questa difesa anche allora, volle (fortissimamente volle) agire da Avvocato in quanto svolgeva il proprio Magistero, di Professore Universitario Ordinario di Diritto Commerciale proprio in quella Università, dove ha avuto l’onore di formare tanti giovani economisti nei quindici anni di lavoro appassionato ed emozionante”.
Notando en passant che maiuscole, errori & orrori grammaticali sono del tutto ‘originali’, ecco in rapida carrellata alcune chicche.
Il lettore abituale del sito – secondo Fimmanò – viene da noi attratto “nel trappolone della diffamazione”. Gli articoli “che definiamo solo con eufemismo tali” si collocano ad un “livello diffamatorio e calunnioso di gravità inaudità” (testuale, ndr), infarcito di “salti mortali”, “grotteschi accostamenti”, “dimensioni surreali”. Per non parlare dello “sciacallaggio mediatico” e del “linciaggio mediatico” che “si inserisce in un disegno di più ampia portata, di cui sono chiari i fini e dove la più nobile funzione civile, culturale e liberale della ‘informazione’ lascia il passo ad una rete di interessi di tipo particolaristico tali da immiserire il ruolo della stampa a quello di mera cassa di risonanza delle offese e della violenza privata alla reputazione altrui”.
“Già i blog e i social dell’Ateneo sono pieni di vibratissime proteste. La diffusione virale della versione internet sta producendo danni incalcolabili come saremo in grado di documentare analiticamente in giudizio”.
Proprio per questo, per le “inevitabili ripercussioni sul piano sociale, sul piano psicologico, biologico e della reputazione”, Fimmanò preannuncia l’attivazione di una storica “class action”. Infatti “avendo minato con l’articolo in parola, il prestigio e l’autorevolezza di decine e decine di ricercatori, professori associati, Professori Ordinari, studiosi e docenti che evidentemente vengono additati al pubblico ludibrio, Vi avverte che la formidabile capacità di recare pregiudizio del detto articolo in internet, produrrà una vera e propria class action nei Vs. confronti da parte dell’intero corpo docente. Ciò riguarda evidentemente anche le migliaia di studenti che saranno per l’effetto ritenuti o giudicati, in virtù del gravissimo attacco diffamatorio, titolari di diplomi di laurea inferiori a quelli di tutte le altre Università, che presumibilmente faranno altrettanto”.
In un’intervista rilasciata al Mattino il 30 marzo, presentando i super progetti maltesi firmati con il sindaco di La Valletta, Danilo Iervolino dichiarò: “abbiamo ottimi docenti, un Nobel come Luc Montagnier, 110 professori ordinari di cui 80 magistrati. Formiamo trasversalmente rappresentanti delle forze dell’ordine, della pubblica amministrazione, di sindacati, partiti, dirigenti, imprenditori”.
Qualche domanda sorge spontanea. Firmeranno la storica class action anche gli “80 magistrati” a quanto pare in ruolo? Ne è informato il Consiglio Superiore della Magistratura? Ha qualcosa da dire il Guardasigilli Andrea Orlando?
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Un commento su “UNI PEGASO / UNA CLASS ACTION CONTRO LA VOCE”