Abbiamo scritto tante volte sul giallo Ustica e le complicità internazionali per insabbiare ogni verità. Un paio di mesi fa anche a proposito di una trasmissione francese che tirava fuori una verità ignota solo agli inquirenti di casa nostra: l’aereo col missile killer che abbattè l’Itavia con 81 passeggeri a bordo era decollato da una portaerei francese che si trovava nelle acque del Tirreno. La Voce ne scrisse nel ’93, intervistando l’allora deputato psi Franco Piro, che fece un esplicito riferimento alla Clemenceau.
Ma stavolta è d’obbligo parlare di Ustica nel “bestiario”, per le frasi da 113 appena pronunciate dal nostro capo dello Stato in occasione del trentaseiesimo anniversario (sic) di quella tragedia. Che oggi fa dire al presidente-che-non c’è, il senzavolto Sergio Mattarella, parole da Tso immediato: “basta opacità su Ustica”. E osa aggiungere: “è una domanda di giustizia quella che le famiglie rappresentano”, famiglie alle quali esprime “vicinanza e sostegno”. La risposta, a questo punto, spetto solo a Totò.
Insorgono dai tradizionali torpori (o altro) personaggi del calibro di un Carlo Giovanardi (“silenzio totale invece sul fatto che dopo 36 anni carte fondamentali per capire l’accaduto non sono ancora divulgate in quanto coperte dalla denominazione ‘segretissimo’”) o di un Maurizio Gasparri (“solleciti allora anche lui la desecretazione che abbiamo chiesto in parlamento. Noi abbiamo letto quelle carte e da lì si sa molto sui veri autori di stragi che caratterizzarono quella drammatica stagione”).
Meglio un rispettoso silenzio che parole a vanvera.
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