Roma Olimpica? Poi

Il grillismo, movimento di parlamentari esagitati, tutti eletti con 50, 60, a esagerare cento voti di preferenza, sono figli e nipoti del leader Beppe che con un voilà funambolico è passato dalla comicità sull’antipolitica all’antipolitica da internauta, cresciuta in successo con la caduta verticale di consensi per i partiti e progettata dal guru Casaleggio per cavalcare l’onda della tecnologia social. Il Grillo parlante, astuto osservatore di inediti sociali, in particolare del suo mondo, insomma dello spettacolo, ha messo in fila i casi di imperfetti sconosciuti balzati alla ribalta della notorietà con la frequentazione di salotti televisivi rissosi. Esempio eclatante la notorietà straripante di Sgarbi, conquistata con il talk show di Maurizio Costanzo: urla, insulti, contumelie, battibecchi e pericolo sfiorato di venire alle mani. La popolarità del critico è cresciuta esponenzialmente in successive comparsate su reti pubbliche e private, vivacizzate da uscite di scena e finti tentativi di trattenerlo di conduttori e conduttrici.

Il “buon esempio” ha contagiato molti imitatori, è diventato la password per entrare nel cerchio magico di personaggi che le Tv tengono in serbo per ottenere impennate dello share. Ai suoi soldatini Grillo ha raccomandato di strillare, di condire la caciara parlamentare con tutte le varanti del suo celebre vaffan… e i bravi hanno obbedito, per “disciplina di movimento”, con maggiore o minore veemenza. La palma della vittoria spetta senz’ombra di dubbio alla senatrice Taverna: quando parte, i tratti del viso si alterano, la voce scala tonalità da femmine torturate in film dell’horror. Lei non si agitata, di più, entra progressivamente in crisi di isteria, non parla, strepita. A tratti si calma ed è il momento in cui manifesta un ricco bagaglio del sapere. La conferma è fresca, fresca: l’un contro l’altra armati, Giachetti, Pd e Raggi, 5Stelle, viaggiano verso il 19 giugno, giorno degli spareggi, con quotidiani colpi di fioretto, a tratti di sciabola. Per l’ultimo assalto in pedana c’è il sì e il no a Roma sede delle Olimpiadi. Non invitata interviene proprio la Taverna e dal cappello a cilindro tira fuori la seguente riflessione: “Posticiperei le Olimpiadi, le farei solo dopo aver risollevato Roma”. Una battuta da inserire nello spettacolo che Grillo porta in giro in Italia? Più probabile è che si tratti di inconsapevolezza (termine edulcorato per generosità). La Taverna suppone che le Olimpiadi siano come una partita di bocce tra scapoli e ammogliati che se invece di disputarla oggi la rimandi a domani non cambia niente. In verità, la senatrice strillona ha plagiato, malamente, il pensiero della Raggi che alle spalle ha ben altra scuola (grazie agli anni di collaborazione con lo studio di Previti). La concorrente a sindaco della Capitale si è limitata a dire che le priorità, le urgenze, sono altre. Giachetti, annusati gli umori dei romani, dice sì alle Olimpiadi e, anche se indirettamente, incassa il favore della tifoseria, sicuramente influenzata del mitico Totti, entusiasta fan dei giochi olimpici nella Capitale.

Nella foto la fiaccola olimpica


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