Non ho mai nascosto il fermo dissenso sull’intento semi palese del Presidente del Consiglio di lavorare perché nasca una forza politica che nell’emergenza provocata dal fallimento dei partiti, dovrebbe rifondare il sistema con un abbraccio circolare, un mix poliedrico di soggetti che, azzerate o quantomeno limate fino all’osso storiche differenze ideologiche, prospetti al Paese una fase di transizione verso un futuro per ora indecifrabile, ovvero una sorta di ammucchiata, con l’unica esclusione di soggetti della destra e della sinistra estreme. L’incombere di una resuscitata Dc preluderebbe alla nascita di una quarta Repubblica con tutti i difetti delle prime tre. Dio ce ne scampi. Esaurito il merito della premessa, è d’obbligo la ricognizione dei nemici di Renzi, che con i metodi della cospirazione, provano a liberarsene con fuoco concentrico, ad altezza d’uomo. Ha preso la mira per primo il Pd degli esclusi e ha reagito con rabbiosa sistematicità al doppio incoronare l’ex sindaco di Firenze, eletto segretario del partito e in contemporanea presidente del consiglio. Un quartetto di delusi ha messo in atto un sabotaggio interno e ha sfiorato il “colpo di Stato”. Sono riemerse vecchi modelli di lotte intestine, ma questa volta i dissidenti hanno rinunciato alla scissione che dette origine al Psiup e soprattutto hanno evitato di tirare la corda, di ghigliottinare il governo. In parlamento contestazioni, minacce, attentati alla sopravvivenza del governo, ma anche retromarce in extremis per salvarlo: troppo interessante conservare i tanti privilegi acquisiti, perciò restano nel Pd, ma con astio, i Bersani, i Cuperlo. Va fuori il modesto Fassina, vendicativo complice della mancata elezione al primo turno di Giachetti per i voti sottratti al Pd. Proiettili in canna anche della sinistra (Sel, Landini della Fiom, Camusso segretaria generale Cgil, l’ex Epifani).
Qualche mina l’ha innescata anche l’Ncd, alleato del governo e della destra alle amministrative.. Feroce la contestazione di Grillo e dei suoi sudditi, fulminati sulla via di Damasco dell’accesso ai poteri locali e nazionali, insolente, sanguigna, ingiuriosa, la Lega che dalle ceneri del centrodestra, sfasciato da Berlusconi, ha tirato fuori uno sconcertante sodalizio con i grillini. Il calcolo cinico tende a battere i dem domenica 19 giugno, data dei ballottaggi Raggi-Giachetti, Fassino-Appendino. Disegno incoerente quanto la lana con la seta. Insomma tutti per uno…laddove tutti è l’intero arco costituzionale, unito nell’attentato a Renzi. Nel gioco d’azzardo del futuro, che prevede una prima verifica con il referendum sulle modifiche alla Costituzione, Renzi rischia molto, ma di più si espone il Paese, che potrebbe tornare tra le grinfie di eredi della più che imperfetta democrazia italiana. Nel frattempo l’Istat continua a sfornare dati sull’andamento dell’economia che migliora, anche se lentamente e sull’aumento dell’occupazione stabile, dei posti a tempo indeterminato che registrano un incremento di oltre trecentomila unità. L’Europa apprezza con moderazione la strategia del governo italiano che attua le riforme e allontana la crisi. Ottimismo condivisibile? Relativamente: sono insopportabili i numeri dell’Italia dei poveri, l’affondo per stroncare l’evasione fiscale non c’è, il peso delle tasse, per chi le paga, è troppo oneroso, l’investimento per ricerca e innovazione tecnologica è inadeguato, le mafie hanno pervaso ogni ganglio della società, inquinata dalla corruzione che coinvolge l’intero sistema Paese. La rissa in corso, per accaparrarsi quote di potere locale, di fronte ai problemi strutturali che incombono, segnala l’inadeguatezza della politica e l’urgenza di una rivoluzione epocale, che coincide con un’utopia ingiustificata.
Nella foto Renzi e Bersani
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