Scendono in campo le artiglierie pesanti di Big Pharma per la “Guerra dei Vaccini”. Un autentico fuoco di fila a fine maggio per convincere il popolo bue a smetterla di avere dubbi sui miracolosi vaccini, senza cui la salute pubblica è in pericolo e torniamo ad uno stadio tribale (stessa musica per la “fondamentale” sperimentazione animale, alias vivisezione, e gli Ogm).
Ultimi squilli di tromba per la sentenza di Trani, con il pm Michele Ruggiero che – titola Repubblica – “fa dietrofront: tra i vaccini e l’autismo non c’è rapporto”. Forse più esperto di titoli tossici (sue le inchieste sulle sorelle internazionali del rating e sui titoli taroccati) che di vaccini & provette, Ruggiero, il quale s’è affidato ad una “superconsulenza”, redatta dai professori Giovanni Rezza, Aldo Ferrara e Francesca Fusco. “Ben difficile – notano alcuni tossicologi – che l’esito potesse essere diverso, cioè strapositivo sull’uso dei vaccini, visto l’incarico ricoperto da Rezza”. Il quale siede ai vertici dell’Istituto Superiore di Sanità.
Dal provvedimento della procura di Trani, comunque, arriva qualche “osservazione” sul comportamento di alcune sentinelle internazionali della Salute, ossia OMS (Organizzazione mondiale della sanità), ACIP (Advisory commettee on immunization practices) e AAFP (American academy of family phisicians). A proposito delle linee guida impartite, “non sembrano assolutamente adeguate – viene sottolineato – per promuovere una corretta sicurezza vaccinale. Stupisce moltissimo che l’Oms e gli autorevoli Acip e Aafp si limitino semplicemente a dire che i vaccini non dovrebbero essere usati se il paziente ha febbre alta o altri segni di grave malattia”.
Suona la fanfara il ministro della Salute Beatrice Lorenzin (in questi giorni impegnata ad adeguare le troppe “garantiste” norme italiane sulla vivisezione ai moniti Ue): “sono felice – annuncia – che finalmente la procura di Trani abbia preso atto di ciò che la comunità scientifica internazionale ripete da anni e cioè che non c’è nessuna correlazione fra vaccini e autismo”.
Randellate dal Corsera su “un avamposto della Procura mondiale”, su “questo candido palazzotto pugliese” e le “sue cacce più avventurose al Male”. Colpevole, la procura di Trani, di aver osato sollevare dubbi sui taumaturgici effetti dei vaccini, avviando un’inchiesta dopo la denuncia di due genitori. Tra le ultime partite di caccia – punta l’indice Goffredo Buccini nel suo ‘corsivo del giorno’ per il quotidiano di via Solferino – quella “ai vaccini che causerebbero l’autismo, vecchia bufala nata da un pezzo di ‘Lancet’ del 1998. L’indagine (contro ignoti) sta finendo nel nulla, senza tuttavia che i consulenti della procura si privino dello sfizio di bacchettare l’Oms imputandole ‘linee guida assolutamente inadeguate’ in materia”.
L’articolo di Repubblica del 2 giugno, che contiene la notizia del ‘dietrofront’ del pm di Trani, non perde l’occasione di ‘commentare’, con un’aggettivazione davvero abbondante: ecco alcuni passaggi dal pezzo di Mara Chiarelli. Il solenne, apodittico incipit: “non esiste alcuna correlazione tra l’insorgere dell’autismo nei bambini e la vaccinazione, non obbligatoria, contro morbillo, parotite e rosolia (Mpr)”. “A stabilirlo per l’ennesima volta, dopo numerosi studi in tal senso condotti in Europa e negli Stati Uniti, un trio di esperti” etc. Chiarelli fa poi riferimento ad una non meglio precisata “indagine epidemiologica condotta in Puglia”, che ha “evidenziato che la sindrome autistica si era manifestata anche in bambini non sottoposti a quel vaccino”. Poi “alcuni dati allarmanti, come il calo della percentuale di bambini vaccinati in Italia, scivolata sotto il minimo stabilito dal ministero della Salute”. Quindi il sos lanciato dal presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi: “negli ultimi 5-6 anni si è registrata una diminuzione di circa 20-30 mila unità, causata dall’ignoranza o da leggende metropolitane”.
IL VERBO DI BURIONI, CATTANEO & C.
Caso mai un parere scientifico diverso? Un ricercatore che non la pensa così? Neanche per sogno. Perchè – come ha scandito il verbo di Roberto Burioni ai microfoni di Virus
– “di vaccini possono parlare solo autorità scientifiche come il sottoscritto”. O come ha tuonato, sempre sulle colonne di Repubblica, Marco Cattaneo, proprio in seguito alle polemiche per una precedente puntata della trasmissione (sospesa) di Nicola Porro, in cui Burioni non aveva potuto esprimere compiutamente il suo Pensiero: “di argomenti come i vaccini – verga Cattaneo – possono parlare solo gli scienziati che conoscono alla perfezione la materia”. E soprattutto – precisa sempre Burioni – “che abbiano realizzato delle pubblicazioni scientifiche come le mie”.
Lo stesso 2 giugno la grancassa mediatica sui vaccini contagia anche il Corriere della Sera. Non solo le bordate di Buccini, ma anche una paginata sul miracoloso “Vaccino antitumori testato su tre malati – La risposta è positiva”. Un titolo capace di generare speranze in una moltitudine di pazienti. La notizia è desunta da un articolo su “Nature” (mentre Lancet per Buccini va al rogo) e relativa alle ricerche di alcuni studiosi tedeschi alle prese con “un vaccino universale”.
Non è finita. Torniamo a Repubblica e facciamo un piccolo salto indietro. 20 maggio. L’esperta “scientifica” del quotidiano fondato da Scalfari, ossia Elena Dusi, scrive del Super-antibiotico che verrà brevettato entro il 2050, capace di evitare la strage altrimenti annunciata, “dieci milioni di morti all’anno per le infezioni, più vittime dei tumori”.
Partiamo dai dati di un’altra ricerca, stavolta affidata alla fondazione “Wellcome Trust” e coordinata dall’economista Jim ‘O Neill, su imput del governo inglese, in particolare il ministro dell’Economia George Osborne. “Per ogni nuovo antibiotico scoperto – è la miracolosa ricetta brevettata da ‘O Neil e santificata via Dusi – le case farmaceutiche andrebbero premiate con 1 miliardo di dollari”. Big Pharma applaude, ringrazia e apre già i suoi forzieri per ricevere i pubblici “gifts”.
Ecco l’imperdibile commento firmato Dusi. “Incentivi simili faciliteranno la diffusione di test per capire chi ha effettivamente bisogno di questi farmaci, riducendo le prescrizioni improprie per febbri o raffreddori causati da virus (contro i quali gli antibiotici sono completamente inefficaci). Laddove un’infezione possa essere combattuta con un vaccino, questa strada dovrebbe essere poi incentivata”. Già. Ogni occasione è buona per osannare i vaccini. Così come Ogm e “sperimentazione animale”, seguendo il Verbo della farmacista e senatrice a vita Elena Cattaneo, da inizio 2016 impegnata notte e giorno nella due storiche battaglie. Elena Dusi è passata alle cronache, tre anni fa, per aver letteralmente ribaltato una frase di Michela Kuan, biologa e responsabile della LAV proprio sui temi della sperimentazione animale. Galeotto fu un NON buttato lì a caso (a caso?) per ribaltare il pensiero della Kuan, ovviamente e motivatamente arcicontrario a una prassi non solo crudele e immorale, ma soprattutto inutile per il progresso scientifico e per la produzione di farmaci adatti alla salute umana.
Nella pagina di Repubblica del 20 maggio, dedicata a “La Scienza”, c’è spazio anche per un’intervista ad Alberto Mantovani, immunologo, “il ricercatore italiano – dipinge stavolta Alessandra Corica – più citato nella letteratura scientifica internazionale”. Al nuovo Sabin una orizzontale Corica chiede lumi sui ‘rimedi migliori’ nella lotta contro i batteri killer, senza per forza dover ricorrere agli abusati antibiotici, che vanno utilizzati sì, “ma con saggezza”. Il futuro Nobel sottolinea poi “l’importanza delle corrette norme igieniche: un gesto semplice come lavarsi le mani prima di andare a trovare un amico ricoverato in ospedale è basilare perchè preserva dalle infezioni”. In attesa di partire per Stoccolma, Mantovani riserva ai discepoli un altro ammaestramento: “si deve ribadire l’importanza delle vaccinazioni: è stato accertato come l’uso dei vaccini consenta di diminuire quello degli antibiotici e, di conseguenza, la comparsa dei batteri multi resistenti”. Alberto Mantovani è al vertice della Fondazione Humanitas, il colosso sanitario che fa capo al presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca e alla sua dinasty “d’acciaio”.
Tutti li vogliono. Tutti li cercano. Tutti li consigliano. Vaccini uber alles. C’è forse qualche interesse di troppo? Qualche manina a dirigere l’orchestra? Qualche aziendina mandata dalla Provvidenza? A sollevare dubbi e porsi interrogativi scende in campo – ma nel più perfetto silenzio, tanto per disturbare nessuno – l’AGCM, una delle tante “Authority” che popolano il nostro Paese alle prese con il virus, quello sì, dei conflitti d’interesse: Agcm, infatti, è l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato. E’ fresco fresco un rapporto elaborato dall’Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella, certo non un bolscevico né un fondamentalista, più noto per le sue trascorse simpatie berlusconiane: il rapporto è dedicato proprio ad un comparto strategico del settore farmaceutico, l’industria dei vaccini. La cui produzione viene considerata – da molti addetti ai lavori – comunque marginale nei mega bilanci aziendali, addirittura “un peso, perchè non garantisce grossi profitti, a cui può dare un certo impulso solo la produzione massiva, ossia la quantità, a evidente discapito della qualità”. Ma vediamo cosa osserva il rapporto targato Agcm.
“Serve un mercato più trasparente su costi e prezzi dei vaccini”, è la considerazione base. E poi: “in Italia c’è un oligopolio fortemente concentrato, nelle mani di quattro
multinazionali: Glaxo Smith Kline, Sanofi Pasteur, Pfizer, Merck Sharp & Dohme”, che d’altro canto detengono l’80 per cento del mercato mondiale dei vaccini, con un giro d’affari che supera i 23 miliardi di euro all’anno. Da noi la cifra non è gigantesca, pari a 300 milioni di euro, secondo i calcoli elaborati da Agcm, “ma destinata a raddoppiare con l’approvazione del nuovo piano di prevenzione”. Briciole, per i mega interessi di Big Pharma, ma non proprio da buttare.
Non è finita: la sempre ingessata Authority, ben guardinga quando deve prendere posizione su big dell’industria, stavolta osa chiedere “una maggiore trasparenza informativa a partire dalla più agevole disponibilità dei dati di aggiudicazione delle gare di appalto”. Precisa uno degli autori del rapporto, Luca Arnaudo: “quando si verifica una vera concorrenza di prezzo tra vaccini relativi alla prevenzione di una medesima patologia, ciò determina rilevanti effetti di riduzione dei prezzi medi di aggiudicazione dei prodotti, come è avvenuto con i vaccini per il Papilloma virus, a tutto vantaggio dei consumatori”.
E proprio sul fronte della qualità e della sicurezza dei prodotti punta l’innovativa proposta avanzata da un ricercatore del Pascale, Antonio Marfella, da anni in trincea per denunciare le nefaste conseguenze dei traffici di rifiuti tossici e la Terra dei Fuochi che avvelena la Campania: “Visto che sui vaccini non si fanno grossi profitti diretti, ma è essenziale che la produzione sia di assoluta qualità perchè ne va la salute di tutti i nostri figli e nipoti, perchè non viene messo in cantiere dal governo un intervento diretto, pubblico, nella loro produzione? Perchè lo Stato non rileva o entra con una partecipazione di controllo o comunque forte in un’azienda, proprio per garantire degli standard di alta qualità e costi contenuti?”.
STRAGE PER IL SANGUE INFETTO / A NAPOLI CONTINUA IL PROCESSO
Sorge spontanea la domanda: perchè non scende in campo l’iperattiva nuova Cassa Depositi e Prestiti, sempre più impegnata a entrare in aziende strategiche, come sarà nel caso della nuova Ilva che a fine giugno dovrebbe veder tracciato il suo destino? Del resto, la Cassa Depositi e Prestiti, adesso guidata dall’ex prodiano Claudio Costamagna, già in sella a big della finanza, non è nuova ad esperienze del genere: anni fa, infatti, è entrata nell’azionariato di Kedrion, il colosso della lavorazione e commercializzazione di emoderivati, la corazzata che fa capo alla famiglia Marcucci (con un Andrea a palazzo Madama, il renzianissimo inventore del “canguro”, la speedy corsia per la legge sulle adozioni). Sono meno strategici i vaccini delle albumine? Kedrion, poi, non avrebbe tutto quel bisogno di danari pubblici, visti i profitti alle stelle generati in tanti anni di vacche grasse e di allegri commerci.
Commerci & affari che continuano col vento in poppa. Fino al ’91, invece, viaggiavano nella più totale deregulation, senza controlli pubblici adeguati, senza test obbligatori per valutare la non nocività dei prodotti immessi sul mercato, potenziali bombe ad orologeria (succedeva per tutte le aziende impegnate nel lucroso settore, big Usa in prima fila, ma anche star di casa nostra, come le ammiraglie del gruppo Marcucci: Aima Plasma, Biagini, Farmabiagini, Sclavo, cui s’è unita anni dopo la stella di Kedrion).
E proprio alcuni dirigenti e dipendenti del gruppo Marcucci, insieme all’ex re Mida della Sanità, Duilio Poggiolini, per anni al timone del ministero, sono imputati nel processo per “la strage del sangue infetto”, che prosegue a Napoli e proprio il 6 giugno vede svolgersi la sua terza udienza. Un affare, quello relativo ai traffici di sangue, di cui la Voce scrive dal 1977. Un’inchiesta, quella sulle morti, cominciata a fine dello scorso millennio (1998) a Trento, poi passata al tribunale partenopeo, e dopo quasi dieci anni di attesa – si sa, i tempi della giustizia di casa nostra – arrivata al dibattimento, per il quale dovranno essere sentiti un centinaio di testi (e con una mannaia prescrizione sempre in agguato).
Nella prima udienza è stato ascoltato un “superteste”, Piermannuccio Mannucci, esperto internazionale di emoderivati, il quale era del tutto all’oscuro – come ha sottolineato davanti allo sbigottito uditorio – circa la provenienza di quegli “emoconcentrati” (così definiti dal pm, Lucio Giugliano): “Mi dite di carceri e drogati. Io non ne sapevo assolutamente nulla! A me gli industriali parlavano di massaie americane e studenti dei campus universitari statunitensi!”. Gli asini volano – è notorio – negli azzurri cieli partenopei: Mannucci li osserva con scrupolo scientifico e manca di far notare – agli inquirenti – i suoi palesi conflitti di interesse: risulta infatti più volte consulente (“gettonato”) proprio del gruppo Marcucci in occasione di meeting e simposi in mezzo mondo.
Ma per il pm Giugliano quella testimonianza è ottima e abbondante. E soprattutto sufficiente per chiedere già – come ha fatto nel corso della seconda, kafkiana udienza – il proscioglimento di tre imputati e “perizie tecniche” per dimostrare il necessario, imprescindibile “nesso eziologico e causale” in grado di provare la responsabilità degli altri imputati per quelle morti. “Ciò non può essere chiesto in dibattimento – denunciano le parti civili – non s’è mai vista una cosa del genere per evitare che il processo possa avere il suo regolare svolgimento!”.
Ammazzati per una seconda volta dalla “Giustizia” i morti per sangue infetto? Staremo a vedere.
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L’articolo di Elisabetta Cannone su Città Nuova
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3 pensieri riguardo “VACCINI & EMODERIVATI / IN CAMPO LE TRUPPE DI BIG PHARMA”
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Penso che questo sia più che sufficiente.
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