Se ne va in giro e, com’è ovvio, sceglie mete di viaggio fautrici di credito politico nelle paludi della destra. Il tour di Salvini globetrotter da intenzione di consanguineità ideologica con presunti omologhi, cioè razzisti, omofobi, socialmente retrò, euroscettici, frana tentativo dopo tentativo. In particolare hanno preso le distanze Marine Le Pen, la pasionaria del revancismo francese e, fresco fresco, il troglodita Tramp, che a giorni alterni spara bordate su ogni caposaldo della democrazia e compensa frettolosamente con patetici passi del gambero, imposti dall’insofferenza del suo stesso partito per truci esternazioni da comizio. Nella fase di retromarcia dell’avversario della Clinton si iscrive la dichiarazione di ripudio rivolta all’erede di Bossi: “Mai incontrato, mai visto”. Le fotografie che immortalano i due, uno accanto all’altro, smentirebbero il candidato alla presidenza degli Stai Uniti ma è anche verosimile il disconoscimento dell’incontro che Tramp sostiene con fermezza, ipotizzando che il leghista lo abbia avvicinato camuffato da uno fra tanti supporter che gli stringono la mano. Le opportunità di spacciarsi per leader di destra inter pares a Salvini non mancano: può provare ad avvicinare di soppiatto i leader di destra in Ungheria e Polonia, può invitare a cena Norbert Hofer, dell’estrema destra austriaca, si può spacciare come inviato dell’Italia e appostarsi per un selfie con il turco Erdogan, ma deve affrettarsi. Comunque, il 5 giugno è alle porte e considerato il flop del tentato apparentamento con Tramp, il consiglio è di rinunciare ad altri bluff.
nella foto Salvini e Trump
Raggi, perché no
Sbaglia chi tifa per il sovvertimento dei consensi ai candidati a sindaco di Roma che segnalano stabilmente in testa la grillina Raggi. Incombe come una minaccia al futuro della Capitale l’incognita sulla compatibilità della grillina Raggi, ex collaboratrice di Previti, con il titanico impegno di addomesticare il mostro che nei governi precedenti ha devastato, dissestato, gettato nel caos Roma. Prima o poi l’Italia ha l’obbligo di scoprire se il movimento Cinquestelle è altro o solo protagonista di catastrofismo verbale contro tutto e tutti. La gatta da pelare del Campidoglio non è cosa da poco e sono ragionevoli i dubbi su competenze, esperienza, autorevolezza della giovane avvocatessa. Nella loro giovanile e imprudente baldanza i triumviri del direttorio grillino marciano su Roma con euforia da neofiti della politica: troppo recente la lezione di crac del movimento in comuni amministrati da Nord a Sud. Sarà ballottaggio Raggi-Giachetti come suggerisce l’indagine imperfetta dei sondaggi? E’ possibile, almeno quanto la scelta suicida dei due principali competitori di raccogliere l’eredità di governi inadeguati a guidare la Città Eterna e la sua macroscopica complessità.
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