Prosegue l’assordante, totale silenzio mediatico sulle cause che hanno prodotto il “disastro dell’Arno”, un disastro ampiamente annunciato (da almeno cinque anni) e denunciato da alcuni scienziati (pochissimi), facili profeti di sventura. Perchè bisognava solo chiudere gli occhi per non vedere quel che stava succedendo, non capire quei massacri ambientali, non intervenire e consentire che quello scempio potesse proseguisse senza intoppi: perchè ci sono in ballo palate milionarie, quelle dei lavori per la realizzazione dei 6 sciagurati chilometri di Alta velocità nel cuore di Firenze, e per il super tram che dall’aeroporto di Firenze Peretola porta dritto al centro storico. E continua – come un diluvio – lo sciocchezzaio: quasi che la tragedia sfiorata sia un bega condominale, con due tubi rotti e via. Minimizzano il sindaco Dario Nardella e l’assessore all’urbanistica Elisabetta Meucci: “Firenze è l’unica città italiana che ha attuato una reale politica ambientalista”. Vediamo quale.
Nella cover story di due giorni fa abbiamo riportato l’allarme che nel 2011 faceva suonare il geologo Riccardo Caniparoli. Quindi gli articoli della Voce, che dettagliavano il contesto progettuale, d’imprese e autorizzazioni per dare disco verde ai quei lavori killer.
Stavolta eccoci ad una super fonte istituzionale, anzi internazionale, il parigino “World Heritage Centre” che esattamente un anno fa – 27 maggio – scendeva in campo puntando i riflettori sul “Patrimonio Mondiale Centro Storico di Firenze”. Illuminante, infatti, il contenuto di una missiva inviata dal direttore del prestigioso istituto Kishore Rao, all’Unesco, e in particolare al delegato permanente italiano, l’ambasciatore Vincenza Lomonaco. Questo l’oggetto della missiva: Analisi tecnica di Icomos del rapporto sullo stato di conservazione della proprietà del ‘Patrimonio Mondiale Centro Storico di Firenze’.
Scrive Kishore Rao: “in aggiunta alla nostra precedente lettera del 6 maggio u.s., inviamo qui allegata una Revisione Tecnica di Icomos del rapporto sullo stato di conservazione della Proprietà del Patrimonio Mondiale ‘Centro Storico di Firenze’, presentate dalle Autorità italiane del Centro del Patrimonio Mondiale il 30 gennaio 2015. Secondo questa analisi – continua Rao – l’Icomos raccomanda che ulteriore documentazione, inclusi i dettagli tecnici e la valutazione dell’impatto che tutti i progetti delle infrastrutture possono avere sulla proprietà del Patrimonio o sui loro interventi risolutivi, sia sottomessa alle autorità italiane, appena possibile, in modo che Icomos possa valutare i progetti in dettaglio. Icomos considera inoltre che, in funzione delle informazioni fornite, l’Italia potrebbe desiderare di invitare una Missione di Consulenti in loco per permettere agli esperti di Icomos di analizzare le misure di possibile mitigazione con particolare riguardo a vibrazioni e allagamento causati dalle costruzioni sotterranee”. “Chiedo alle autorità italiane – conclude Rao – di presentare al World Heritage Centre tutta la documentazione richiesta e le informazioni che permetterebbero all’Icomos di valutare lo stato di conservazione dei siti sotto tutela”.
Sorge spontanea una domanda: sono state seguite queste “raccomandazioni”?
Ma vediamo cosa c’era nel rapporto presentato a tutto il 5 gennaio 2015 dall’Icomos – il prestigioso ‘Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti’, organismo internazionale non governativo – e inoltrato all’Unesco a maggio.
Così esordisce il report. “I progetti/problemi sotto la valutazione in questa analisi tecnica riguardano: la realizzazione delle linee tram passanti per il Centro Storico di Firenze; la realizzazione del tunnel del Treno Alta Velocità sotto la Città di Firenze; la costruzione di due parcheggi sotterranei; la realizzazione programmata di un tram sotterraneo nel centro storico; la vendita di monumentali complessi pubblici o semi-pubblici (palazzi, conventi, così come la Rotonda Brunelleschi) ad azionisti privati e il loro cambio d’uso (ad esempio per scopi residenziali)”.
In attesa di verificare, a breve, cosa è poi successo su quest’ultimo delicato fronte “mercantile” della compravendita di opere d’arte d’inestimabile valore storico a “privati” (di casa nostra, arabi, russi, cinesi o che?), puntiamo i riflettori sulle opere di maggiore impatto, come i 6 chilometri di Alta velocità nel cuore della città di Dante.
Scrivono gli esperti di Icomos: “I tunnel del progetto sono connessi alla costruzione di una nuova Stazione dedicata ai Treni ad Alta Velocità separata dalla Stazione di Santa Maria Novella nella quale i treni Alta velocità partono e arrivano oggi. Icomos nota che per i lavori per i tunnel per l’Alta Velocità è già stato considerato che potranno avere un impatto negativo sull’integrità della Fortezza da Basso ed è previsto, per una porzione dei suoi bastioni, un monitoraggio continuo sullo stato della struttura prima dell’inizio degli scavi. Siamo informati dallo Stato membro (l’Italia, ndr) che attualmente i lavori sono stati fermati sia a causa di inchieste giudiziarie che per problemi tecnici. Inoltre sono stati e sono attivi in Firenze vari Comitati che sono contro tale progetto, nel tentativo di fermare i lavori, proponendo soluzioni alternative dettagliate per il passaggio dei Treni ad Alta Velocità in Firenze. Icomos considera che il fermo dei lavori imposti dalle indagini giudiziarie e dai problemi tecnici rilevati, potrebbe dare un’opportunità all’Italia di fornire ulteriori informazioni per questo progetto, inclusi altri dettagli tecnici e valutazioni di impatto, in modo da permettere una completa analisi degli effetti sull’eccezione Valore Universale del Sito, prima che i lavori ricomincino”. Ripetiamo: è stato fatto?
TUTTE LE OPERE KILLER NELLA RADIOGRAFIA ICOMOS
Per flash, ecco ulteriori, significative osservazioni circa le altre opere. Linee 2 e 3 del Tram veloce, di cui la Voce ha più volte scritto, fiore all’occhiello di Renzi-sindaco, nel vortice della Mani pulite fiorentina per via delle burrascose vicende giudiziarie che hanno “regolarmente” coinvolto le imprese che si sono susseguite nel ghiottissimo appalto (Baldassini-Tognozzi-Pontello, in forte odore verdiniano; Impresa spa, di spiccate simpatie bocchinian-pomiciniane; Fincosit Grandi Lavori, alle prese con il Consorzio Venezia Nuova e lo scandalo del Mose). “Icomos nota – è testualmente scritto nel report – che il Centro Storico di Firenze è soggetto ad allagamenti e la lettera del 10 marzo 2015 informa anche che la situazione idrogeologica di gran parte della città, incluso il centro città, sono classificati con un grado di rischio molto elevato (R4). Queste particolari condizioni di rischio sono riportate nella documentazione come negli elaborati geologici, idro-geologici e idraulici allegati al progetto per il tram e per i tunnel dell’Alta Velocità”. Più chiari di così…
A proposito del “mini treno, o Progetto del tram sotterraneo”, continua la radiografia made in Icomos: “Icomos considera che tale progetto, specialmente in congiunzione con gli altri già approvati e in corso di implementazione, potrebbero avere un impatto potenzialmente negativo sul sito del Patrimonio Mondiale, dovuto agli scavi sotto il centro storico di Firenze, che si aggiungerebbero agli altri lavori sotterranei, programmati e in parte già realizzati, come Alta velocità, traffico automobilistico e tram. Il livello d’impatto sembra sconosciuto ad oggi”. Certo meglio conosciuto, dai cittadini fiorentini e non solo, a fine maggio 2016.
Eccoci alle conclusioni firmate dal prestigioso Istituto. Molto chiare. “Icomos osserva che parecchi progetti di medie e grandi dimensioni potrebbero impattare sull’Eccezionale Valore Universale delle proprietà del Patrimonio Mondiale, i suoi attributi, la sua integrità e autenticità. Essi sono stati pianificati molto tempo fa e/o iniziati SENZA (il maiuscolo è nel testo, ndr) informare in anticipo il Comitato del Patrimonio Mondiale (WHC) attraverso il suo Segretario, come richiesto dal paragrafo 171 delle Linee Guida Operative. Icomos nota che un gran numero di questi Progetti infrastrutturali si riferiscono a lavori nel sottosuolo. Alcuni dei progetti sono direttamente sotto importanti monumenti (ad esempio, la Fortezza da Basso), mentre altri progetti prevedono di passare in sotterranea sotto il Sito”. E infine: “in base ai risultati dell’analisi dei problemi e della relativa documentazione disponibile, e considerando che il Comitato NON (il maiuscolo è sempre nel testo, ndr) è stato informato dallo Stato Italiano su questi progetti, Icomos considera che esiste un’urgente necessità di ricevere ulteriori dettagliate informazioni sui suddetti progetti, inclusa adeguata documentazione tecnica e valutazione di impatto ambientale, così come misure di mitigazione per i progetti sotterranei, con particolare riguardo ai problemi di vibrazioni e allagamento, in modo da permettere che si possa definire una più dettagliata valutazione”.
Tra “senza” e “non” scorre l’Arno e il Belpaese va a mare. Anzi sott’acqua.
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Un commento su “DISASTRO ARNO / UN ANNO FA IL SOS LANCIATO NEL VUOTO DA UNESCO E ICOMOS”