“Mi chiamo Randi-noor. Non ho che pochi anni, ma abbastanza per mostrare più senno. Il posto dove sono nato è una scaglia di montagna; eravamo sospesi nel nulla, mia madre e io, quando venni alla luce. Poi lei sparì”. E’ la preda, l’eterna preda che vive nella sua natura, “tra le fronde adatte, in una caverna gocciolante, bagnarsi fino alle ossa e aspettare l’eterno, finchè ogni eco della caccia non fosse spenta”. Un’esistenza per sopravvivere e fuggire, celarsi, camuffarsi, tremare. Oppure guardare, almeno una volta, in faccia il proprio inseguitore. “L’ho visto, quella volta, il cacciatore, ma non ho tremato”.
Vite comandate da prescrizioni antiche. “Ognuno doveva pensare a sé: questa era la prima legge che imparai. Seppi che anche gli uomini ricevono presto una simile prescrizione, ma non lo sanno. Lo scoprono tardi, con un’improvvisa sofferenza che brucia come il tradimento”.
Una metafora della vita, l’emozionante racconto di questa domenica firmato da Stella Cervasio, “Il cacciatore immutabile”. La vita degli ultimi, costretti quotidianamente a difendersi dal più forte, vite braccate dalla violenza, dalla prepotenza, dall’ingiustizia. Esistenze ogni giorno calpestate, minacciate, ferite, oltraggiate. Senza difesa, in un confronto eternamente impari. Fino alla resa finale, senza più forze: e quella freccia che sibilando ti trapassa. E vai ad aspettare il tuo eterno…
leggi qui il Racconto della Domenica di oggi, 22 maggio 2016
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.