Nausea, ma la gravidanza non c’entra

Non fosse che la gravidanza e tutti i disturbi che l’accompagnano sono in esclusiva femminili, come ha stabilito la natura, i maschi che ancora custodiscono e si riconoscono nel mito dell’etica, patirebbero i fastidi della nausea, solo a sfogliare i giornali o ad ascoltare i notiziari radiotelevisivi. La parola scandalo è quasi in disuso, perché abusata, reiterata ogni giorno da un nuovo caso. Detto in confidenza, le esternazioni piazzaiole di Grillo, fedelmente rimbalzate sulla bocca dei suoi adepti, accesero la speranza in un sommovimento rivoluzionario che avrebbe liberato l’Italia da corrotti, corruttori, ladroni, ladri di galline e di milioni. Il brusco esodo dall’utopia, è davvero avvilente. Il malaffare impegna in modo asfissiante le procure, i magistrati, carabinieri, polizia e guardia di finanza e contemporaneamente satura la capacità d’ascolto degli italiani, ovviamente degli onesti.

L’esplosione di scandali, in rapida sequenza, come fuochi d’artificio hollywoodiani, stordisce, assorda, disorienta, annichilisce, genera depressione, insofferenza, disgusto. Le mafie sono ormai il potente antistato e imprenditoria milionaria, invasiva, piovra che stritola le mele sane in ogni comparto dell’economia: commercio, industria, finanza, grandi opere, occupazione capillare di attività di macro e micro consistenza. Un ultimo blitz ha scoperto le mani della camorra in un numero impressionante di locali romani della ristorazione. E nessuno, nel pianeta inquinato della politica, che possa raccogliere una pietra acuminata per scagliarla a testimonianza di pulizia morale; truffatori e malandrini anche nell’arma definita “benemerita”, nell’esercito variegato delle forze dell’ordine, perfino nel sacrario della magistratura: consigli regionali, comuni, banche, partiti di destra e di sinistra, populisti come i 5Stelle, la Lega, uomini di governo, parlamentari, e perfino la quota malata della Chiesa, costringono la giustizia a stressanti straordinari. La faccia tosta di corrotti e corruttori conta sulle ardue difficoltà di arrivare a sentenza definitiva e sulla memoria corta dell’opinione pubblica, distratta dalla durata a tempo dell’enfasi riservata a ogni nuovo scandalo. Un esempio tra mille: chi ricorda ancora i titoli a nove colonne, le inchieste, i commenti monopolizzati dalla scoperta degli ottocento italiani coinvolti nella messa in sicurezza di centinaia di milioni nella miriade di paradisi fiscali esentasse? Faccenda sparita, offuscata da avvisi di garanzia e condanne che hanno coinvolto il Pd, additate da Di Maio e compagni grillini al grido di “onestà”, presto zittito dalle vicende giudiziarie di mezza Italia che li coinvolgono, ultima quello di Livorno dove sindaco è un pentastellato indagato. Nausea, insomma, Tv spenta in coincidenza con talk show di reti varie dove ci si azzuffa senza costrutto e uno sbadiglio di noia contro la finta passione politica che esibisce i dati di sondaggi preelettorali supponendo l’interesse dei lettori, smentito dal numero crescente di assenteisti che preferiscono il mare ai seggi del voto.

Nella foto il titolo di un libro sugli scandali


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