Non si fa mancare nulla l’eterogeneità del “Bel Paese”, di questa Italia dell’ambiguità che assiste inerte a commistioni solo teoricamente incompatibili tra democrazia, populismo, neofascismo, destra moderata e ultrà, sinistra slavata, residui di sinistra storica, antagonisti, anarchici, centri sociali e Casa Pound, sindacati rossi, bianchi, rosa, gialli, un tempo cinghie di trasmissione dei partiti, ora cani sciolti incapaci di unità, ma uniti nell’unica forma di presenza significativa, cioè nella contestazione di chi governa, a prescindere dal colore di chi guida il Paese. Nel caos agitato della politica in quest’Italia squinternata le contradizioni si sprecano. Renzi, soprattutto in Senato dove i “sì” al governo sono striminziti, accoglie senza fare una piega i voti di Ala, gruppo dei fuoriusciti da Forza Italia, e contemporaneamente finge di respingere ogni ipotesi di neo maggioranza con Verdini che non proprio sottovoce rivendica invece di essere prossimo a un ruolo organico nel centrosinistra già anomalo di suo per il consolidato sodalizio con l’Ncd di Alfano. Quest’ultimo, siede in Parlamento nei banchi ministeriali ma è solidale con la destra per le imminenti consultazioni amministrative. Il poco di sinistra che residua da stagioni lontane conta come una scartina a briscola. Incapace di coagulare quanti pagano politicamente il Renzismo, si oppongono con sporadiche e talvolta irragionevoli lamentazioni al monocratismo del segretario, terrorizzati, come la stragrande compagnie di deputati e senatori, dal digiuno monetario imposto da elezioni anticipate. Nel guazzabuglio sguazzano “geni” della politica qual è Scilipoti e non meno i mestieranti della politica, ma con precauzione: la paura di nuove competizioni all’ultimo voto, in palio la rielezione, fa novanta. Lo scenario in cui muove la realtà caleidoscopica dell’Italia vive momenti di pura magia, meglio di stregoneria .
Elementi della Lega che in periferia sfuggono alla disciplina centrale, catturano l’attenzione dei media con exploit da raccontare: tale Giorgio Masocco, ex Lega Nord evaso per offrirsi a gruppo misto non dimentica le origini. E’ consigliere comunale di Cantù, terra di Bianza largamente affezionata al separatismo di Bossi, prima, di Salvini poi. Il solerte amministratore è un retore, come definirlo, di nerbo. Va diritto al sodo: “I partigiani? Sono una nefandezza”, così in pieno consiglio e “No” alla proposta di intitolare Campo Solare di Cantù ai partigiani. Il veto accompagna un’accorata arringa pro Duce. “Ha costruito le stazioni, ha promosso le colonie per bambini di Liguria ed Emilia Romagna…Non fosse per lui non avremmo neanche da mangiare. Voglio una piazza Rasella”. Per dire che tipo è Masocco si ricorda la condanna subita nel 2014 per “diffamazione aggravata da insulti razzisti” nei confronti dell’allora ministra Cecile Kiange. “Pago” fu il commento, “ma non mi pento”. Campo Solare, di qui la sortita del consigliere, nel 2013 ha ospitato il Festival Boreal che ha “adunato” esponenti dell’ultra destra europea e negli anni successivi raduni dei neofascisti di Forza Nuova. A proposito di partigiani, il caso di Emanuele Filiberto, discendente dei Savoia prestato al Festival di Sanremo e a programmi di intrattenimento in simbiosi con Pupo. Il Signorino in questione ha twittato così: “I parassiti partigiani con le loro 179 associazioni costano ai contribuenti tre milioni di euro. Sepolto da una valanga di proteste (ANPI e altri), il giovanotto ha tentato la difesa: “Mia nonna è stata a fianco dei partigiani”. Controreplica: “I Savoia sono stati al fianco di Hitler e hanno approvato le leggi razziali”.
Nella foto Emanuele Filiberto
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.