Ricordate il quotidiano free press E Polis, di nascita sarda e poi gemmato in una quindicina di edizioni locali? L’uovo di Colombo che pareva destinato a un vero boom editoriale, dieci anni fa tondi tondi, parto della fantasia editoriale di Nicola Grauso. Un anno e passa di successi, poi il rapido tramonto, un cambio societario, una gestione poco oculata, quindi i fallimenti a catena (il crac totale è da circa 130 milioni di euro) e anche alcuni arresti.
Oggi si arriva al redde rationem, con la chiusura dell’udienza preliminare prevista a brevissimo, il 5 maggio prossimo al tribunale di Cagliari. Lo scorso 31 marzo, infatti, davanti al gup Giovanni Massidda, il pm Giangiacomo Pilia ha confermato la sua richiesta di rinvio a giudizio di tutti gli indagati, accusati di bancarotta. Tra i nomi “eccellenti” spiccano quelli del finanziere trentino e protagonista nelle vicende di Banca Etruria, Alberto Rigotti, del progettista napoletano e impegnato nei business dell’Alta Velocità, Vincenzo Maria Greco, e dello stesso Grauso.
Ricapitoliamo per sommi capi la story. Tutto comincia due anni prima, nel 2004, con il lancio sul mercato di due testate, il Giornale di Sardegna e il Nord Sardegna, poi riunificate ne Il Sardegna, che esce il 1 ottobre sotto le insegne della “pax editoriale” siglata con Sergio Zuncheddu, editore dell’Unione Sarda, concorrente ma un tempo (e fino al 1999) proprietà dello stesso Grauso. Sul ponte di comando, come direttore, Antonio Cipriani, che poi con il fratello Gianni (condirettore) sarà in prima linea – sempre dalla postazione di Cagliari – per dirigere l’orchestra editoriale disseminata per tutta Italia (in ordine di uscita: il Padova, il Venezia, il Meste, il Treviso, il Vicenza, il Verona, il Bergamo, il Brescia, il Firenze, E Polis Roma, E Polis Milano, il Bologna, il Napoli).
Tiratura dichiarata dall’editore, nel 2006, circa 800 mila copie e quasi 140 giornalisti assunti, di cui 40 – il quartiere generale – a Cagliari. “Ma fu soprattutto la strategia di distribuzione la chiave di quel successo iniziale – sottolineano gli addetti ai lavori – una free press mirata, orario preciso di recapito delle copie, la sicurezza per chi va in metro di poterla trovare negli appositi contenitori, e poi i supermercati a tappeto. In questo modo diventava un appuntamento quotidiano capace di fidelizzare il lettore-viaggiatore-consumatore”.
A metà 2007 comincia la bufera. Per “motivi economici” tutte le pubblicazioni del gruppo vengono sospese. E’ il 20 luglio. L’editore aspetta l’inizio ufficiale delle ferie, il 2 agosto, per mettere tutti in Cassa integrazione. L’estate, però, porta novità. E così a settembre la società passa di mano ed entra in scena l’imprenditore-finanziere trentino Alberto Rigotti, a quel tempo conosciuto più che altro per la solida amicizia con Marcello Dell’Utri. “Rigotti fece un accordo con Grauso – viene ricostruito – un protocollo d’intesa, come si disse allora, che avrebbe dovuto consentire non solo di riprendere le pubblicazioni, ma anche di rilanciare l’iniziativa, attraverso un apposito aumento del capitale sociale, per ampliare il network di quotidiani, consentendo, al tempo stesso, una continuità editoriale. Subito parecchi si chiesero: ma chi è arrivato, Babbo Natale? Ricordate la pubblicità dei biscotti Bistefani, così…”.
In società fa ingresso lo stesso Dell’Utri (ossia nel cda di E polis e in quello della concessionaria per la pubblicità, PubliEpolis). I fatti, quindi, si succedono in rapida carrellata. Il 1 gennaio 2008 si dimettono i fratelli Cipriani e al loro posto subentra, proveniente da Repubblica, Vincenzo Cirillo. Non passa un mese e si dimette lo stesso Dell’Utri, entrato poco prima. E fanno il loro ingresso i “napoletani”, ossia Vincenzo Maria Greco, storico braccio destro di ‘O ministro Paolo Cirino Pomicino, e Italo Bocchino, a quel tempo fido scudiero di Gianfranco Fini sotto i vessilli di Alleanza Nazionale ma in ottimi rapporti sia con Greco che con Pomicino.
A marzo 2008 sembra di nuovo primavera, e sbocciano due nuove edizioni locali, E Polis Torino ed E Polis Bari (l’unico ancora oggi in edicola ma con un nuovo editore). Si va avanti per un altro biennio, poi, sempre d’estate, stavolta 2010, tutte le pubblicazioni vengono di nuovo stoppate. A settembre la sede principale di Cagliari è costretta a chiudere battenti, per sfratto, mentre a gennaio dell’anno seguente viene ufficializzato il fallimento.
Tre anni dopo, l’inchiesta avviata dalla procura di Cagliari sul crac porta all’arresto di Rigotti & C. e ai domiciliari per la vicepresidente della società, Sara Cipollini di Legnano, e per Vincenzo Maria Greco.
Di Greco la Voce ha più volte scritto a proposito dei suoi molteplici affari, spesso e volentieri targati ‘O ministro Pomicino: dal dopo terremoto 1980 in Campania, alla Tav, fino alle acrobazie di Impresa, una società dove fanno capolino i rampolli, Ludovico e Maria Grazia, per qualche tempo impegnata (e poi a sua volta fallita) nei lavori per il tram veloce fortemente voluto da Renzi sindaco di Firenze.
Il filosofo-imprenditore Rigotti (è stato docente di “Teorie e linguaggi del virtuale” all’Università San Raffaele di Milano, promossa dal berlusconiano don Verzè), a bordo della sua creatura prediletta, ABM Merchant, si è proposto per la realizzazione dei lavori del gran tunnel sotto la Milano dell’Expo: ma senza successo. Molto più proficui, invece, i rapporti con Banca Etruria. Rapporti più che organici. E in palese conflitto d’interessi. E’ stato infatti consigliere d’amministrazione dell’istituto di credito, e al tempo stesso la sua ABM è stata finanziata per 16 milioni da Etruria, soldi mai restituiti.
In ottimi rapporti con un altro big (e tra i primi “pentiti”) di Mani Pulite, Alberto Mario Zamorani, ex vertice del colosso pubblico Italstat. Lo stesso Zamorani è stato per svariati anni (dal 2000 al 2008) al timone anche di due finanziarie targate Rigotti: non solo la già vista ABM Merchant ma anche la consorella ABM Trading.
L’onnipresente Banca Etruria spunta anche tra gli affari firmati Zamorani. Ecco cosa ha scritto l’Espresso a dicembre 2015. “L’istituto di credito toscano sostiene le attività culturali di Zamorani con costanza e da lunga data. Nel 2010, ad esempio, fu ‘main sponsor’ di una mostra su Caravaggio organizzata da ‘Munus’ (una delle società “artistiche” di Zamorani, insieme a ‘Mosaico’, ndr) a palazzo Venezia. L’ideatrice della Kermesse era Rossella Vodret, all’epoca soprintendente a Roma, oggi presidente della Fondazione Banca Federico Del Vecchio (sempre del gruppo Etruria). Adesso la Vodret siede insieme all’amico Zamorani, a un altro consigliere Munus e a Marco Staderini, il presidente di Sogesid (società del ministero dell’Ambiente, fra l’altro impegnata nel business della dismissione delle centrali nucleari, ndr), nel comitato scientifico di un master in beni culturali della Link University”. Quella fondata dall’ex pluriministro Dc Enzo Scotti…
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Un commento su “CRAC DELLA FREE PRESS E POLIS / FA CAPOLINO BANCA ETRURIA…”