Vivisezione, l’Europa tuona e ammonisce l’Italia per le sue norme “troppo restrittive”. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin porge le sue scuse e provvederà a un rapido allineamento, la senatrice Elena Cattaneo, da mesi impegnata per una liberalizzazione spinta della “sperimentazione animale”, coglie la palla al balzo, presenta subito un ordine del giorno per eliminare sciocchi lacci e laccioli e “riportare razionalità nella disciplina della sperimentazione animale in Italia”.
Incredibile ma vero. Proprio due settimane fa il ministero guidato dalla alfaniana Lorenzin aveva indetto un tavolo scientifico presso il ministero, finalizzato alla elaborazione di “alternative” alla sperimentazione animale, che è meglio chiamare con il suo autentico nome, “vivisezione”. Titolo del convegno – una tre giorni con tutti i protagonisti in campo – “Il Benessere degli Animali”. Sono emerse una serie di proposte, proprio nell’ottica di individuare alternative alle prassi vivisezioniste, non solo atrocemente crudeli, ma anche del tutto inutili sotto il profilo scientifico, dal momento che è provata “la pressocchè nulla trasferibilità dei risultati della sperimentazione animale all’uomo”. In altri termini, il 95 e passa per cento degli esperimenti condotti su cavie animali sono del tutto inutili se trasferiti in ambito umano, per la produzione di farmaci.
Osserva Bruno Fedi, fondatore del Movimento Antispecista: “In occasione del convegno, con la professoressa Ahluwalia, ho prodotto prove convincenti sulla superiorità dei metodi alternativi alla sperimentazione su animali nella ricerca biomedica. Non c’è stata, nell’occasione, alcuna contestazione o rilievo di alcun genere. E oggi, paradossalmente, si parla di fare un’ulteriore marcia indietro nel nostro Paese e su Repubblica appare un’intera pagina totalmente a favore della vivisezione. Si tratta – sottolinea Fedi, docente per anni a La Sapienza di Medicina e Chirurgia – dell’ennesima difesa di un metodo di ricerca insicuro, approssimato, antiquato, che sta spingendo l’Italia tra i paesi scientificamente arretrati. Queste campagne di stampa hanno il solo scopo di assicurare i contributi statali a favore di pseudo ricerche. Esattamente come si fa con opere pubbliche di nessuna utilità ma che servono a spendere milioni e milioni di danaro pubblico. Il massimo dell’assurdità – rileva ancora Fedi – viene raggiunto scegliendo come contraddittore la presidente dell’Enpa (Carla Rocchi, ndr), che non avendo competenza in questo specifico settore, non ha la necessaria credibilità”.
Ma vediamo cosa è successo. Venerdì 29 aprile Repubblica dedica un’intera pagina al tema, titolo “Troppi limiti ai test sugli animali. Così Bruxelles vuole punire l’Italia”. Tutta pro vivisezione, ovviamente, fin dall’incipit: “La Commissione Europea ha inviato ieri un cartellino giallo all’Italia per la sua normativa sulla ‘Protezione degli animali utilizzati a fini scientifici’. Bruxelles punta il dito contro il nostro decreto legislativo 26/2014” che pone secondo la commissione Ue limiti troppo restrittivi alla sperimentazione. “Roma avrà due mesi di tempo per replicare o cambiare la sua normativa. Altrimenti si aprirà la procedura di infrazione”. L’autrice dell’articolo, Elena Duse, tiene a precisare che “dal 1 gennaio 2017, se il decreto legislativo non verrà modificato, entreranno in vigore altri tre divieti: quello di testare sugli animali le sostanze d’abuso (alcol, droghe, tabacco), quello di utilizzare gli animali in più di un test e quello di effettuare xenotrapianti, cioè trapianti di organo da un animale all’altro”.
Tre prassi, secondo Fedi e non solo, “barbare” e del tutto “inutili”. “Avete notizia – sottolinea Fedi – di cani che si ubriacano, gatti che si drogano e topi che fumano sigari o sigarette? No. Quindi si tratta di esperimenti del tutti fuori dalla logica. Il dato empirico lo abbiamo drammaticamente sotto gli occhi tutti i giorni, con ragazzi che bevono, fumano e si drogano. C’è bisogno di tormentare creature indifese, solo per lucrare sui soldi pubblici stanziati? E’ una vera barbarie di Stato, oltre che un colossale inganno per tutti i cittadini portati a credere che questi esperimenti servano a qualcosa”. Stesso discorso per gli xenotrapianti, altra gratuita barbarie: “che significato scientifico può mai avere trapiantare il cuore di un gatto ad un cane o viceversa? Siamo ancora all’idea che il cuore di un maiale può andare bene per un uomo? E’ un’offesa ai progressi possibili della scienza, uno schiaffo alle ricerche sulle staminali, alle innovazioni che può portare la bioingegneria”.
Ancora. L’uso di animali per più test. Non c’è bisogno del parere di uno scienziato, pro o contro la vivisezione, per arrivare a intuire che tale prassi è quantomeno “tribale”: ossia consentire esperimenti a raffica sulla stessa cavia senza un limite, vale a dire fino alla “fine” della cavia stessa.
Ma di tribale – osserva dal canto suo Elena Cattaneo – “c’è solo una medicina che rischia di fare questa fine se la sperimentazione animale continua ad essere penalizzata”. E, non soddisfatta, aggiunge: “La medicina finisce se non c’è la sperimentazione animale”. E per ribadire il concetto la senatrice a vita ha calato ad inizio d’anno un vero tris d’assi, sempre via Repubblica: un fondo in prima pagina, un’apertura di Scienze (ben 2 pagine con grafici ritenuti da non pochi scienziati del tutto fuorvianti), un colonna dei commenti (riservati a firme eccellenti e vip).
E stavolta, per corroborare le “tesi” scientifiche, corre in soccorso il “responsabile degli animali da sperimentazione” all’Istituto Mario Negri di Milano, Giuliano Grignani. Che arriva ad auspicare la riapertura del lager “Green Hill”. Leggere per credere. “Il divieto di allevamento in Italia ci costringe a comprare animali all’estero. Cosa cambia? Che gli animali devono affrontare il viaggio e che noi spendiamo di più. Aziende come Green Hill, pur essendo state dissequestrate dalla magistratura, non possono riprendere a lavorare proprio a causa del decreto legislativo del 2014”. Ai confini della realtà. Ma non basta, perchè lo “scienziato” del Mario Negri fa un auspicio: “che l’Italia recepisca la direttiva europea così com’è. Si tratta di una buona norma, frutto di dieci anni di lavoro, che raggiunge un giusto compromesso fra i sacrosanti diritti degli animali e la nostra necessità di portare avanti la ricerca”.
E proprio sulle aberrazioni delle attuali legislazioni vigenti, in particolare quella europea, è appena uscito, per le edizioni Mimesis, un volume promosso dal Dipartimento di Diritto internazionale dell’Università Ca’ Foscari, presentato il 27 aprile nell’ateneo veneziano. Il lavoro, “Per gli animali è sempre Treblinka” verrà illustrato e discusso anche a Napoli, il 19 maggio nell’aula magna dell’Orientale (ore 15-18). Sottolineano all’associazione “Animal Day Napoli” che organizza – con l’Orientale e la Voce – l’evento: “è venuto il momento di fare chiarezza non solo etica, ma soprattutto scientifica e giuridica, su una materia tanto delicata. Non è possibile contrabbandare mere ipotesi per realtà scientifiche, ingannando i cittadini. E da Napoli può cominciare una presa di consapevolezza e una mobilitazione delle coscienze”.
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