Si può condividere l’ambiguità dell’Unione Europea che per interessi economici e/o politici intrattiene rapporti cordiali con Paesi dichiaratamente guidati dalla destra che ripropone comportamenti e scelte ideologiche proprie del fascismo: xenofobia, autarchia etnica, repressione delle libertà? La risposta, un “no” senza se e senza ma, sarebbe immediata, decisa, per ogni cittadino della Comunità che si riconosce nei valori della democrazia, della solidarietà, della tolleranza. Non è così e purtroppo prevalgono le ragioni di “cassa”. Dialoghiamo con Erdogan e finanziamo, ricattati, l’ospitalità ai migranti della Turchia, indifferenti al regime di repressione della libertà che Ankara impone con le armi e il carcere per i dissidenti. Le voci dell’opposizione sono messe a tacere con l’arresto di giornalisti e la chiusura di media critici nei confronti del regime.
E’ più di un sospetto l’accusa russa alla Turchia di vendere armi al terrorismo dell’Isis. Cos’altro serve per rifiutare l’ingresso di Erdogan nella UE e considerare la sua dittatura incompatibile con l’Europa? E cosa impedisce di isolare quanti erigono muri per respingere l’esodo dei migranti, adottano la vigliacca discriminante nei confronti di Paesi come l’Italia, impegnati a salvare migliaia di vite umane nel Mediterraneo, a ospitarle con oneroso spirito di accoglienza? C’è un limite esecrabile dell’ambiguità europea: l’amnesia strumentale della Francia che ingolosita da un accordo economico miliardario con l’Egitto dimentica il caso Regeni e di altre decine di dissidenti catturati da polizia e servizi segreti, e incarcerati, spesso desaparecidos nel “nulla”. La vittoria dell’ultra destra in Austria pone un problema di non poco conto alla sinistra europea e a quanto ancora sopravvive a processi di espropriazione di identità, in un clima caotico di fratture, scissioni, risse, specialmente dilanianti in Italia, con il Pd del “tutti dentro…,a prescindere” che mette in fila il patto l’alleanza governativa con il centrodestra di Alfano, il Nazareno cofirmato con Berlusconi, i voti in Parlamento di Ala e Verdini alle prese con la giustizia per la sesta volta, con amministratori e manager di fede centro sinistrista presi con le mani nel sacco di ruberie. C’è da sorprendersi se in Italia l’alternativa alla democrazia è nel seguito al trogloditico Salvini?
Nella foto manifesti elettorali di Herbert Hofer, leader della destra austriaca
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