Una tra mille anomalie perniciose del sistema capitalistico, involuto per la cosiddetta globalizzazione, è la violenta divaricazione della forbice tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. Ma questo è tema universale, dei rapporti di forza che i potenti del mondo hanno dosato per imporre la più dolorosa discriminazione sociale, mentre la questione di attualità, esplosa con un boato internazionale di magnitudine massima, indaga i furbi dell’opulenza accumulata solo di rado con sistemi legittimi e la loro “idiosincrasia” a corrispondere fiscalmente il dovuto. Un esempio terra, terra, lo racconta il fisco: il reddito medio dei lavoratori dipendenti è superiore a quello dei datori d lavoro. In fila, ecco gli aggettivi da scegliere per bollare il prototipo del grande evasore fiscale: vigliacco, profittatore, egoista, ladro, mentitore, corrotto e corruttore, speculatore, truffatore…
La profondità dell’ingiustizia connessa all’insostenibile pressione fiscale sulle retribuzioni da lavoro dipendente, non trova antidoti da quando esiste la “discrezionalità” delle dichiarazioni da lavoro autonomo, da onorari professionali lauti, incassi in nero e occultamenti con la complicità di fiscalisti più scaltri di quanti operano per colpire l’evasione. L’insostenibile paradosso di questa storica impunità è la faccia opposta della legge che non ha tolleranza per chi, povero estremo, ruba qualcosa per sfamarsi. Occultare patrimoni milionari e qualche volta miliardari nell’anonimato di società offshore, in luoghi esenti da controlli tributari, nei cosiddetti paradisi fiscali, equivale al più artigianale ricorso agli spalloni di un tempo, corrieri dell’esportazione di capitali finiti per decenni nei caveau di compiacenti banche svizzere o lussemburghesi, interessate a garantire l’anonimato degli evasori in cambio di disponibilità finanziarie da investire in affari leciti. Il capitolo degli escamotage per sfuggire al prelievo fiscale è incappato nella trappola tesa da una “gola profonda” che per ricavarne profitto, per “sputtanare” i truffatori di Stato, o solo per mettere in ginocchio ricchezze illecite, ha inondato i giornali d’inchiesta con milioni di dossier che svelano l’universalità dell’evasione.
Tremano i potenti del mondo, capi di Stato e di governo, big dell’imprenditoria, nababbi pagati a peso d’oro per tirar calci, re e dittatori, nomi del jet set mondiale, pregiudicati. Incredibile è il grado raggiunto nella scala richter dei terremoti dall’intrusione in un solo soggetto, Panama, dove si sono rifugiati i capitali da est a ovest da sottrarre al fisco. C’è chi smentisce, magari affidando l’ingrato compito a un portavoce, chi nega, chi tace, chi s’indigna, chi, come Putin, passa al contrattacco inventando complotti politici di storici avversari, gli americani, per mano della Cia. Si dimetteranno reali e big della finanza, calciatori, star dello spettacolo, straricchi a vario titolo? Scommettete con ottimismo sul “no”. Passata la bufera tutto o quasi tutto finirà nel nulla, come ogni altro abuso impunito dei potenti, ma almeno conosceremo centinaia di nomi di italiani che se ne infischiano dell’Agenzia delle Entrate e si allontanerà da loro ogni residuo di empatia.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.