Pasqua è alle spalle con il suo trend positivo di turismo nazionale e internazionale, l’impegno straordinario del Fai, l’attenzione lodevole del ministero per i beni culturali dei responsabili di musei, gallerie, siti archeologici. Positivo anche il bilancio di Napoli e però non congruo rispetto all’offerta potenziale, frenata da ostacoli organizzativi e progettuali che le recenti nomine ai vertici di siti eccelsi della cultura sembrano già produrre risultati apprezzabili.
Chiese, monumenti, archeologia, tesori, la città underground, poli della scienza, centri di produzione culturale, musei, palazzi storici, castelli: si dimentica sicuramente molto stilando questo elenco di eccellenze che Napoli propone, con modalità purtroppo disorganiche, al turismo e ai suoi abitanti. I limiti nella valorizzazione di un patrimonio imponente per qualità e quantità dell’offerta è principalmente nella sua disordinata frammentazione, con l’aggravante di uno storico deficit informativo e di evidenti ritardi nell’utilizzo di tecnologie avanzate, dell’indispensabile multimedialità che consente di mettere a sistema l’immenso patrimonio della futura città metropolitana. Il favore che il turismo internazionale riserva a Napoli supera solo in parte l’assenza di scientificità che connota inerzie istituzionali e pone l’urgenza di un progetto, onnicomprensivo, di un volano in linea con la domanda di organicità dell’offerta.
All’esordio del 2016 nasce un progetto per merito di Aldo Capasso e Giovanni Muto, docenti universitari che aggregano altri esponenti delle discipline universitarie e intellettuali di diversa estrazione culturale. Il filo conduttore dell’hub propone la scelta di un luogo della città idoneo alla conoscenza della storia materiale e immateriale del territorio oltre la forma museo attraverso strumenti illustrativi realizzati con tecnologie digitali e tecniche tradizionali che orientino selettivamente la conoscenza di risorse e attività del patrimonio culturale e favoriscano l’esplorazione virtuale di ambiente e storia, economia, cultura, complessità sociali, che riconoscano e diano visibilità a eventi significativi, a personaggi illustri della città.
Obiettivo primario è la realizzazione di un punto di accoglienza per i turisti e in generale per quanti intendono esplorare la città, di per orientamento delle scelte. Gli autori del progetto lo hanno titolato IMMAGINAPOLI, caleidoscopio di immagini, segni, suoni, storie e miti che guidi la conoscenza dell’ambiente naturale e antropico, dei manufatti della storia, della filosofia, degli stili di vita di Napoli dalla fondazione a oggi. L’esigenza realizzativa prevede un complesso architettonico, della dimensione utile a contenere un impianto espositivo multimediale e oggettuale, un agorà per la partecipazione, il dialogo e la ricerca, un hall di accoglienza per la guida agevolata alle sale degli ambiti espositivi. IMMAGINAPOLI richiede la collocazione in posizione strategica, per esempio nell’area portuale o zone circostanti, in pieno centro storico, adiacente al mare, favorita da sistemi di trasporto intermodale pubblico. E’ intuitivo l’impegno economico e organizzativo richiesto dal progetto a cui dovranno contribuire le istituzioni e gli operatori economici interessati. La formulazione dei contenuti dovrebbe essere gestita dall’università, secondo competenze specifiche. Utopia? Certamente no, se chi ha a cuore la piena affermazione di Napoli, città d’arte e di scienza, coglierà l’importanza del progetto che si allinea con i più alti standard delle grandi consorelle italiane.
Nella foto il Palazzo Reale di Napoli
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