Di che pietà parla l’Occidente? A chi si appella papa Francesco perché sia restituito il maltolto ai popoli depredati, condannati alla fame, a morti premature, a fughe da terre devastate, insanguinate da guerre senza fine alimentate dal modello sistema socio-politico che in Africa (e non solo) nel corso dei secoli ha esercitato la rapina di preziose risorse con la complicità di tiranni imposti da colonizzatori senza scrupoli? L’egoismo, categoria di comportamento primordiale, si è alimentata con progressione inarrestabile fino a dividere il mondo con la forbice delle diseguaglianza estrema. In questa stagione scandita da malefiche turbolenze, la tracotanza invasiva dell’Occidente si macchia della tragedia del Mediterraneo tomba di migliaia di esuli, di folle di migranti che per un tempo disumano sono accampati al di qua di fili spinati e muri, al freddo, privi dell’essenziale per sopravvivere, spesso con gli arti congelati dal freddo, spettatori del dramma nel dramma di vecchi e bambini in pericolo di vita. Temporeggia l’Europa, indifferente alle sollecitazioni degli organismi comunitari. Una ad una si chiudono le porte di accesso ai Paesi del Vecchio continente e aggravante del divieto ad accogliere i profughi è il timore, finora non legittimato, che tra loro si nascondano i terroristi del Califfato. La risposta, dolorosa, emotivamente coinvolgente quanto l’immagine del bambino morto sulla spiaggia turca, si deve al piccolo emigrante, (sette, otto anni) che con gli occhi colmi dell’orrore per una deportazione che ricorda le sofferenze del calvario, mostra a braccia levate un povero pezzo di cartone su cui ha scritto “Sorry for Bruxelles”. Alla tragedia dei migranti fa da contraltare la xenofobia della Lega e dell’estremista Salvini. Lui mostra il ghigno dell’intolleranza, ancora più torva e aggressiva in questa pre-campagna elettorale. Tuonando editti minacciosi di repressione e rifiuto all’accoglienza degli emigranti, spera evidentemente nella captatio benevolentiae e nel proselitismo di simpatizzanti della destra. Ad Avezzano, in corso di sgombero di una casa abitata da una giovane donna rom senza dimora, in attesa dell’arrivo di Salvini, che su questi episodi cala come un falco, famiglie rom hanno sventolato la bandiera con il tricolore italiano e hanno “invocato” a gran voce il capo dei leghisti: “Vogliamo il guerrafondaio maziskin“.
I novantanni del genio
La Rai, un po’ bigotta e un po’puritana, per decenni certamente sorvegliata speciale della vecchia Dc, decretò l’ostracismo nei confronti di Dario Fò e Franca Rame, con un editto bulgaro, anticipatore dei successivi emessi in altra epoca non meno faziosa, contro Biagi, Santoro e Luzzatti. All’idiozia censoria della Rai hanno risposto i designatori del Premio Nobel per la letteratura, assegnato a Fo nel ’97. Drammaturgo, funambolico attore, pittore, Dario Fò compie la stupenda età di novant’anni e lo fa recitando impegnativi e lunghi copioni in Tv, a memoria, muovendosi in scena come un giovane ventenne, con straordinaria mobilità e con un entusiasmo da attore esordiente. Un fenomeno? Certamente sì, eccelso rappresentante di una generazione che non propone più come evento speciale la longevità centenaria di donne e uomini. “Auguri a nonna Felicita che compie novantuno anni ”, recitano gaie figlie e nipoti, “Augurissimi a nonno Piero, per i suoi centosei anni…” La Rai è rinsavita nel dopo Dc e ha restituito a Dario Fo il ruolo di genio del teatro. Meglio tardi che mai.
Le facce de grillismo
Nessun dubbio, da sempre: nel grillismo convivono un’anima progressista, una seconda populista, una terza qualunquista e una quarta di destra. Tale Walter Rizzetto, M5Stelle, avvertiva da tempo il disagio da identificazione nel movimento, attratto dalle suggestioni destrorse di Fratelli d’Italia. L’abbraccio virtuale con Giorgia Meloni ha mutato la simpatia in adesione, annunciata dalla presidentessa del partito erede del MSI con non poco sussiego. “È una scelta di cuore, non di calcoli o di percentuali” ha chiosato il Rizzetto in una conferenza stampa. Credergli? Avesse ragioni spendibili per affermarlo, aggiungerebbe un tassello alla scarsa credibilità di Grillo e soci quando affermano di essere antagonisti del Pd. Il transfuga ha perfezionato il pensiero: sostiene che il salto della quaglia è il normale proseguimento del cammino intrapreso. Come volevasi dimostrare.
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