Terremoto a Civitavecchia. Arresti domiciliari per l’ex sindaco e capo della strategica Autorità Portuale, Giovanni Moscherini, e per un altro pezzo da novanta della politica locale, Vincenzo De Francesco, ex assessore al commercio ed ex vertice di “Città Pulita”. La vicenda riguarda una grossa industria metalmeccanica locale impegnata in svariati lavori al porto, ossia GBU, che tre anni fa aveva rilevato un’azienda storica di Civitavecchia, IMCA.
Sia Moscherini che De Francesco, che hanno ricoperto apicali ruoli nell’amministrazione pubblica, guarda caso si sono poi ritrovati ai vertici proprio di GBU, il primo come direttore generale e il secondo in qualità di amministratore delegato. Moscherini è stato avvisato del provvedimento restrittivo, emesso dalla procura di Civitavecchia, quando si trovava al “Sea Trade” di Miami: l’avvocato, Carlo Taormina, ha comunicato alla procura che il suo assistito rientrerà immediatamente in Italia “per chiarire la sua posizione”.
A condurre le indagini in prima fila il Corpo Forestale dello Stato, che l’esecutivo Renzi intende smantellare, nell’ottica di accorpamento dei diversi corpi di polizia. Fondamentale, il Corpo Forestale, anche nella Terra dei Fuochi, per monitorare le aree devastate da camorristi & colletti bianchi per sversamenti killer e roghi tossici.
L’inchiesta di Civitavecchia punta i riflettori sulla nuova darsena all’interno del porto e in particolare sulla movimentazione sospetta di materiali provenienti da una cava di proprietà proprio di GBU. Tra le ipotesi di reato anche quella di estorsione.
Commenta l’associazione Antimafia Antonino Caponnetto, da tempo in prima linea contro affari & malaffari, ai danni della collettività, nell’area di Civitavecchia. “Sono anni che denunciamo – viene sottolineato – l’inquietante ruolo svolto dall’ex sindaco Moscherini e da suoi proseliti, come l’assessore De Francesco. La ricorrente vicinanza con boiardi di Stato successivamente condannati per reati contro la cosa pubblica, le vecchie indagini della Dia, dalla quale l’ex sindaco fu successivamente prosciolto, il rinvio a giudizio per corruzione, i soldi passati ‘a sua insaputa’ su conti corrente fantasma di Di Francesco, le attuali richieste di custodia cautelare, per poi giungere ai provvedimenti della Corte dei Conti sulle presunte illegittimità nella conduzione della vicenda ‘mercato’ e nella gestione delle partecipate cittadine, non sono certo esempi di trasparenza e buon governo e tantomeno di quella specchiata onestà che si richiederebbe non solo nella gestione della cosa pubblica, ma anche nel rivestire ruoli che per peculiarità sono pubblici”.
Una vicenda – viene aggiunto dalla Caponnetto – che fa seguito ad altre già pesantemente negative per tutto il comprensorio. “Parliamo delle inchieste su ‘Darsena Grandi Masse’, sulla ‘Ceramiche nel mondo’, per il caso Frasca. A tutto ciò si uniscono le vicende bancarie che continuano ad avere sviluppi ogni giorno, come quelle di Etruria, Cariciv e, ultima arrivata, la dichiarazione di insolvenza di Banca Marche. E’ necessario intervenire presto e con determinazione, per salvare l’economia sana che resta e lotta per sopravvivere”.
La Voce ha documentato, negli anni scorsi, tutte le manovre & gli affari (vedi link in basso) all’ombra dello scalo di Civitavecchia: tra big di imprese e della politica, vecchia e nuova. Senza dimenticare lo zampino di mafie & massonerie.
PER APPROFONDIRE
CIVITAVECCHIA – PORTO CHE SCOTTI – 3 ottobre 2010
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Un commento su “PORTO DI CIVITAVECCHIA / VIP DELLA POLITICA & GRANDI AFFARI. LA CAPONNETTO DENUNCIA”
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mi chiedo, a distanza di sei anni dall’accurata inchiesta “Civitavecchia, Porto che Scotti”, cosa sia cambiato. Cambiano i nomi, i delfini si sostituiscono ai Moscherini, ma i poteri forti, le lobbies ed i grandi affari rimangono li stessi.
Etruria News ha condotto numerosi servizi sul Commissario Pasqualino Monti, ma per il resto la stampa locale tace essendo in gran parte sovvenzionata e manovrata da Massimiliano Grasso che è anche il responsabile dell’Ufficio Stampa dell’Autorità Portuale nonchè ex apirante sindaco di Civitavecchia per il Nuovo Centro Destra, trombato dai 5Stelle. Titolare della potente Seapress alla quale fanno capo alcuni media locali. Per fare un esempio lo start up de “La Provincia” venne ampiamento finanziato dall’Autorità Portuale nei primi anni duemila. Oggi Monti denuncia, insieme al suo fido Ievolella, fratello del più potente Ievolella del Consiglio dei Lavori Pubblici, il suo Maestro Moscherini. Monti è oggi il potente e giovanissimo Presidente di Assoporti, e punta a governare altri porti se non ce la farà a Civitavecchia, protetto (ormai trasversale ai partiti anche se di chiara provenienza di destra) da Del Rio e chi sa da quali poteri richiamati nell’articolo “Porto che Scotti” tuttora vivi e vegeti. Ex “figlioccio” di Moscherini, nominato dirigente amministrativo non ancora trentenne dell’Autorità Portuale dallo stesso Moscherini, nominato Assessore al Bilancio del Comune di Civitavecchia con Moscherini Sindaco (e contemporaneamente Dirigente amministrativo dell’Autorità Portuale). Poi Presidente dell’Authority, nominato dal Ministro Matteoli e sponsorizzato da Moscherini e dalla sua cricca. Ed oggi? Coinvolto in mille inchieste, insieme ai suoi dirigenti (vedi anche Gaeta), continua con il clan degli Azzopardi di Roma e i Barone di Messina, ma anche Caltagirone e Valori, a gestire milioni che hanno finanziato un porto che ha l’unico pregio di essere il “porto della capitale” ma che non ha alcuna valenza strategica come dimostra la sua esclusione dai Corridoi europei Ten-T. Per non parlare delle così dette Società di Servizi Generali, privatizzate con strane manovre, Port Utilities e Port Mobility, oltre a quella per la gestione ambientale e quella inventata per la sicurezza guidata dall’ex comandante della Capitaneria di Porto Nitrella che aveva fatto un passo indietro di fronte alla nomina di Monti. E che dire delle decine e decine di assunzioni clientelari di figli, amici, mogli, amanti, di dipendenti, politici, faccendieri, sindacalisti, ex funzionari dei Ministeri e delle Capitanerie, senza un minimo controllo da parte del Ministero vigilante. Senza evidenza pubblica. Molti assunti a tempo determinato e poi stabilizzati. Come spesso accade per l’assegnazone di incarichi o affidamenti di servizi a imprese amiche e riconoscenti
Ed ancora: perche manca il nome (vedi link) nell’organigramma dell’AP corrispondende al Dirigente Amministrativo? Chi é? saranno in bianco anche le sue buste paga o il fortunato beneficerà degli emolumenti sia come Commissario che come Dirigente (nell’ordine di circa quattrocento mila euro l’anno, più che meno)? Ai posteri l’ardua sentenza.
http://www.portidiroma.it/sites/default/files/Trasparenza/dotazione-organica_all_4.pdf