Un emendamento approvato dalla Commissione Finanze della Camera dei Deputati, che sembra scritto dalle banche e da Bankitalia, ripristina e legalizza l’anatocismo. Adusbef e Federconsumatori raccolgono quindi l’invito di Francesco Boccia (PD), presidente della Commissione Bilancio della Camera ed estensore della norma originaria della Legge di stabilità 2014, che prevedeva di eliminare la capitalizzazione degli interessi.
«Il legislatore – ha dichiarato ieri il presidente Boccia all’Ansa – nella Legge di stabilità 2014 era stato chiaro: non si sommano interessi su interessi. Il percorso italiano, tortuoso e inspiegabilmente a singhiozzo, aveva portato, quasi diciotto mesi dopo, all’apertura della procedura per la definizione della delibera del CICR, peraltro, non ancora conclusa. Personalmente, credevo e credo in quel percorso e ritengo importante il risultato della consultazione pubblica, alla quale ho partecipato personalmente, anche con una nota a Visco e Padoan». «Quel risultato – ha aggiunto Boccia – purtroppo non è mai stato reso pubblico. Si facciano nelle prossime ore le valutazioni trasparenti che chiedono i movimenti dei consumatori, magari di concerto con il mondo bancario, evitando polemiche o scorciatoie che in questo momento non servono a nessuno. Sarebbe più opportuno trovare tutti insieme una soluzione definitiva che serva anche al nostro sistema bancario per rafforzare la fiducia complessiva, senza dover lasciare ancora una volta la parola alla Cassazione che, peraltro, sull’argomento si è già espressa a favore dei consumatori».
La norma approvata dalla commissione Finanze sull’anatocismo (con l’astensione del M5S), sbandierato come il divieto all’odiosa capitalizzazione degli interessi su prestiti e fidi, è l’ennesimo inganno, una polpetta avvelenata per favorire gli esclusivi interessi delle banche e danneggiare i consumatori, che oltre al danno devono subire perfino la beffa, sia sugli interessi di mora, che potranno produrre ulteriori interessi in contrasto con le consolidate sentenze di Cassazione, sia con il consenso preventivo richiesto dalle banche ai consumatori affinché gli interessi passivi possano diventare capitale, se non pagati entro 60 giorni dal 31 dicembre di ogni anno, generando quindi ulteriori interessi. L’anatocismo viene legalizzato, vanificando 25 anni di battaglie giudiziarie e pronunce plurime, incontrovertibili e consolidate della suprema Corte di Cassazione.
L’emendamento – spacciato come soppressivo di una odiosa pratica sulla maturazione degli interessi che non potrà essere inferiore ad un anno, vietando così la trimestralizzazione – stabilisce il principio in base al quale «gli interessi debitori maturati, ivi compresi quelli relativi a finanziamenti a valere su carte di credito, non possono produrre interessi ulteriori», salvo però «quelli di mora», lasciando il consumatore (contraente debole), in balia delle banche (contraente forte), che potrà decidere la sorte degli interessi maturati al 31 dicembre, ossia pagarli entro 60 giorni (il primo marzo dell’anno successivo), oppure trasformarli in capitale e quindi decidere che frutteranno altri interessi. E questo con le banche che potranno «anche preventivamente» e prima della sottoscrizione dei contratti di conto corrente o di carte revolving, chiedere l’assenso alla trasformazione in capitale degli interessi. Ossia il ritorno alla pratica odiosa di anatocismo allo stato puro, che uscito dalla porta rientra così dalla finestra, con l’ingannevole messaggio di un suo divieto, tramite l’emendamento dell’onorevole Sergio Boccadutri del Pd, secondo cui «è fatta salva la possibilità per il cliente di autorizzare preventivamente l’addebito degli interessi debitori sul conto o sulla carta decorso un termine di 60 giorni dalla valuta degli interessi medesimi». Se gli interessi non vengono liquidati entro sessanta giorni, vanno ad aggiungersi al capitale dovuto, producendo così nuovi interessi.
Adusbef e Federconsumatori, che si rendono disponibili ad un confronto, auspicano che la norma venga modificata come richiesto dalle sentenze di Cassazione e dall’onorevole Boccia. In caso contrario saranno inevitabili ricorsi ed offensive giudiziarie per far rispettare la legalità di un Stato di diritto, che non è ancora diventato una Repubblica delle banche e dei loro esclusivi interessi.
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