Ottimo public relation man, il Capo dello Stato Sergio Mattarella, special sponsor per l’industria di casa nostra. La sua freschissima fresca visita in Camerun fa stappare lo champagne a casa Pizzarotti, l’impresa parmense leader nazionali per costruzioni e infrastrutture. Nel corso della missione presidenziale, infatti, i vertici societari hanno firmato un accordo da 600 milioni di euro per realizzare 10 mila alloggi di edilizia sociale, nonché case e infrastrutture scolastiche, ricreative, culturali, commerciali e sportive alla periferia di Yaoundè, capitale della Nigeria. Più in dettaglio, Pizzarotti ha firmato una convenzione quadro con una delle principali imprese locali del mattone, la Basic International. Ha sovrinteso sull’intera operazione Intesa Sanpaolo, mentre i lavori avranno una durata prevista in almeno 6 anni. Grazie, Presidente.
La ciliegina estera degli ultimi mesi resta comunque la grande performance a stelle e strisce. L’infaticabile top management parmense, infatti, ha firmato un contratto colossal per la progettazione e realizzazione del secondo grattacielo più alto di New York, vera star del Financial District della Grande Mela. Chi sarà stato, in quell’occasione, il grande apripista? “La caratura internazionale del gruppo – osservano a piazza Affari – è in fase di forte espansione, soprattutto dopo che entro i nostri confini tutto quello che c’era da prendere è stato preso”.
A tutta Alta Velocità, in Italia, dove Pizzarotti è assoluto protagonista nello strategico consorzio Cepav 2, impegnato nella tratta Milano-Verona. Un consorzio che sta cambiando pelle, per parlare sempre più parmigiano. Il capofila, fino ad oggi, era pubblico, Eni-Saipem, con la maggioranza azionaria, ossia il 52 per cento. Il restante 48 per cento era suddiviso tra Pizzarotti (24 per cento), Condotte e Maltauro (12 per cento a testa). Ora Eni sta dismettendo il suo controllo su Saipem (che diventa man mano autonoma) e perciò ha deciso di liquidare anche la sua forte quota in Cepav 2, che gli addetti ai lavori valutano in circa 300 milioni di euro. A questo punto la commessa camerunense viene a fagiolo, per assicurare la liquidità ad hoc da mettere sul piatto e battere l’unico concorrente, il gruppo Gavio, che può comunque continuare a consolarsi con le mega (e generose) concessioni autostradali in tutta Italia, soprattutto al nord. Quindi, lo scenario prossimo è di un controllo quasi totale per i lavori della Tav Milano-Verona (resta da portare a casa solo la fettina Maltauro).
A Napoli, poi, proseguono i faraonici e arcimilionari lavori per il completamento del metrò. Un autentico pozzo di San Patrizio per imprese (sugli scudi, oltre a Pizzarotti, la Vianini dei Caltagirone), progettisti (tra i primi compassi, quelli della famiglia Lunardi), e colletti bianchi (senza contare i primi lavori di movimento terra e subappalti, negli anni ’70-80, degli emergenti Casalesi). Peccato che l’appalto, cominciato esattamente 40 anni fa, primavera 1976, si sia man mano rilevato carissimo, con un costo lievitato ora alla stratosferica cifra di 400 milioni di euro a chilometro, quasi il doppio rispetto a quello per l’underground romano e a quelli per progettare e realizzare il tunnel sotto la Manica. E peccato che abbia finito per massacrare il tessuto cittadino, – reperti archeologici compresi – minando alla base la stabilità e staticità di molte aree del cuore urbano, come ha dimostrato il clamoroso crollo, tre anni fa, dello storico palazzo Guevara alla Riviera di Chiaia, con un processo appena iniziato per “disastro colposo” a carico di 11 tra manager d’imprese private e funzionari del Comune di Napoli. Del resto, i lavori per il tracciato della linea 6 – non un chiosco per bibite – erano partiti ad inizio 2000 senza lo straccio di una VIA, ossia la Valutazione d’Impatto Ambientale, sparita – “rubata”, si sono difesi a palazzo San Giacomo – e “rifatta” solo a lavori abbondantemente già avviati.
Per metà aprile è prevista una maxi inaugurazione: quella di una delle stazioni più contestate, “Chiaia”, appunto. A lavori non ancora terminati, perchè la parte sovrastante è in alto mare, e i treni cominceranno a transitare – se tutto va bene – per fine anno, inizio 2017. E allora? “Uno spot elettorale – tuona il presidente della municipalità, Fabio Chiosi – se verrà fatta chiederò alla Corte dei Conti di far luce sulle spese aggiuntive per una inaugurazione del tutto inutile”.
In parallelo, procedono i lavori di “lifting” alla storica Villa Comunale, vis a vis con i cantieri del metrò lungo la Riviera di Chiaia, dove verranno trapiantati alberi nuovi di zecca. “I lavori del metrò l’hanno devastata, e ucciso tutti gli alberi esistenti – protestano i comitati di cittadini della zona – perchè hanno dovuto bere acqua salata. Del resto, tutto l’equilibrio idrogeologico dell’area è stato sconvolto. Ma non era meglio riammodernare il tram di superficie, costi limitatissimi e zero impatto ambientale?”.
Ma si sa, i mega appalti, con le “varianti”, le “sorprese archeologiche”, i “ribassi”, le “revisioni prezzi”, sono la chance migliore per svaligiare le casse dello Stato. Per fortuna è stato appena “varato” – altro champagne – il nuovo codice degli appalti made in Renzi-Delrio…
PER APPROFONDIRE
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