NAPOLI-BARI / PERCORSI PIU’ LUNGHI E PIU’ COSTOSI. TRA DISSERVIZI E SFASCI AMBIENTALI

Opere incompiute? Appalti eterni e mangiamilioni? Lavori pubblici all’insegna dello sperpero continuo tra varianti, revisioni e sorprese? E’ infinito il libro dello sfascio scientifico che penalizza al solito il popolo bue e garantisce profitti stratosferici a politici, lobbisti e mafiosi al seguito. Ora il “pannicello caldo” della nuova legge, la grande Riforma (sic) degli appalti, in dirittura d’arrivo.

Ma la sceneggiata sul fronte di progetti & lavori, a quanto pare, è dura a morire. Esempio lampante il “contratto di programma” varato dalle Ferrovie dello Stato per il triennio 2016-2018: una torta da non poco, 8 miliardi e 300 milioni. Misteriosi i criteri di spartizione: a quanto pare il Sud è la solita cenerentola, ma c’è un’opera che comunque – in un modo o nell’altro – pur praticamente ancora “virtuale”, è diventata il nuovo “polo” capace di inghiottire vagoni – è il caso di dirlo – milionari.

Si tratta della linea ferroviaria Napoli-Bari, per la quale il fresco “Contratto” stanzia altri 700 milioni, già destinataria di 3 miliardi (che percorso hanno compiuto?) e altrettanti (cioè 3) pronti ad arrivare a breve. Insomma, una voragine finanziaria annunciata per un progetto che – come vedremo fra poco – fa acqua da tutte le parti, da rottamare prima che sia troppo tardi.

Intanto, la situazione dei trasporti ferroviari al Sud è da quinto mondo. Sugli scudi l’alta velocità, mentre le linee secondarie e il trasporto per i pendolari è sempre più penalizzato, ai limiti della vergogna: gli intercity, per fare un solo esempio, sono calati di un quarto negli ultimi 4 anni, e quasi 3 milioni di pendolari sono ormai privati, nel Paese, d’ogni servizio di trasporto via ferro. Una vera mannaia si è abbattuta a partire dal 2010 sul trasporto ferroviario locale: – 6,5 a livello nazionale, con punte massime al sud, – 15 per cento in Campania, – 19 per cento in Basilicata e – 26,5 per cento in Calabria. Un precipizio.

Ma eccoci alle spese pazze, e inutili, della Napoli-Bari. Denunciava, già due anni fa, un ex ingegnere di RFI, la società del gruppo Ferrovie dello Stato, Paolo Petriccione. “Anzichè pensare al raddoppio della rete adriatica le Ferrovie hanno fatto l’inutile raddoppio della Napoli-Bari tra Cervaro e Bovino, una ventina di chilometri, spendendo inutilmente 526 milioni di euro, quando su quella tratta si poteva già andare a 140 chilometri orari”. Secondo le Ferrovie – puntava l’indice – nel 2028 si potrebbe andare da Bari a Napoli in 1 ora e 45 minuti sempre che siano assicurati i cospicui fondi, già lievitati da 5,3 a 7 miliardi”. E incalzava: “mi preme sottolineare l’assoluta inadeguatezza dell’intero progetto. E’ elevatissimo, ad esempio, il grado di tortuosità del collegamento Bari-Roma che si spinge dapprima a nord fino a Foggia, per poi ripiegare a sud a soli 20 chilometri da Napoli, rendendo irreale il tempo ottimisticamente indicato in circa 3 ore”.

Rosario Ternullo. In apertura il cantiere della Napoli Bari in zona Acerra

Rosario Ternullo. In apertura il cantiere della Napoli Bari in zona Acerra

Da un altro esperto, il 5 Stelle salernitano Rosario Ternullo, arriva un pesante j’accuse. Scrive a proposito della variante di Acerra: “Il progetto che tocca il comprensorio di Pomigliano d’Arco, Acerra, Afragola e Casalnuovo prevede 10 chilometri di tracciato che sconvolge il territorio con due viadotti, ognuno da 2 chilometri di lunghezza e 10 metri di altezza, che attraversano zone agricole, supermercati e abitazioni, oltre al grosso problema delle falde acquifere”. Un tracciato a quanto pare voluto dall’ex governatore della Campania e ora candidato sindaco a Napoli, Antonio Bassolino, confermato dall’ex Governatore Stefano Caldoro e accettato dal nuovo numero uno di palazzo Santa Lucia, Vincenzo De Luca: un perfetto tris super trasversale. Continua Ternullo: “Questo tracciato non ha avuto alcuna verifica tecnica, costerà la bellezza di 813 milioni di euro, addirittura riduce la velocità a 130 chilometri orari e allunga il tracciato di 5 chilometri”. Quasi 1 miliardo per allungare il percorso e andare più piano: da 118, o quanto meno da intervento immediato della Corte dei Conti. A quanto pare, il silenzio consociativo è calato sull’intera vicenda… .

Continua Ternullo. “Basterebbe solo eliminare sette passaggi a livello tra Acerra e Casalnuovo, costo tra i 15 e i 20 milioni di euro, per risolvere il problema”. Ma non è finita, perchè “con il nuovo progetto le due stazioni di Casalnuovo e Acerra verrebbero soppresse e spostate in periferia, privando i cittadini di una comodità notevole che oggi consente di raggiungere la stazione di Napoli centrale in 14 minuti, mentre in futuro ci vorrà mezz’ora”. Ancora: “la variante di Acerra è nata in funzione del polo pediatrico, con stazione relativa. Ma quel polo pediatrico non verrà più realizzato, quindi l’infrastruttura nascerà per servire il nulla”. L’ennesima cattedralina nel deserto.

Il tracciato originario

Il tracciato originario

Hinterland napoletano a parte, il disastro è la parte campana del progetto, secondo non pochi esperti. Denuncia ancora Ternullo: “Prendiamo la Apice-Orsara. Il progetto prevede un percorso di 47 chilometri di cui 37 in galleria che bucheranno e devasteranno gli Appennini campani: è la Torino-Lione della Campania, un vero disastro ambientale. Il paradosso è che il tracciato, spostando la stazione da Ariano Irpino a Grottaminarda, si allunga di 17 chilometri e vengono soppresse 4 stazioni in un’area, il Sannio orientale, già isolata e penalizzata. La variante Italferr costerà circa 4 miliardi di euro e la sua ragion d’essere sarebbe l’ipotizzata nascita della ‘Piattaforma Logistica della Valle dell’Ufita”, molto cara a Ciriaco De Mita, l’inossidabile ex segretario Dc che ha fornito il suo decisivo appoggio elettorale al Governatore De Luca.

Si spende una barca di soldi pubblici, nella perfetta ottica degli sperperi post terremoto, passati un tempo per la regia comune di ‘O ministro Paolo Cirino Pomicino e del nuschese De Mita. Favorendo i soliti amici e penalizzando i cittadini, sia pugliesi che campani. Un altro dettaglio? Conclude il pentastellato Ternullo: “Il progetto Italferr prevede un tracciato lungo la Valle Telesina rispetto a quello che potrebbe interessare la Valle Caudina, molto più breve e anche molto più economico”.


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