Partite truccate, cioè vendute, cioè falsate nel risultato per obbedire alla mafia che ha messo le mani sulle scommesse; in passato arbitri e giocatori, ora, ma per il momento, calciatori complici dei truffatori per vile denaro. Lo scenario globale: iImbrogli colossali di grandi network televisivi per accaparrarsi i diritti di trasmissione degli incontri di calcio, tangenti milionarie ai vertici della Fifa per favorire l’assegnazione dei campionati del mondo a questo e a quel Paese, il mistero della scelta di Paesi con temperature estive da sauna per eventi internazionali, il doping di ciclisti e in atletica leggera, ultimo cronologicamente lo scandalo, per ora in parte sopito, degli incontri di tennis truccati e chi più ne ha più ne metta. Su questo substrato di nefandezze monta il caso della lite a bordo campo tra Sarri e Mancini, tecnici rispettivamente di Napoli e Inter con una premessa inconfutabile: ingiuriare un omosessuale investendolo con i termini “gay, frocio, ricchione” è un comportamento incivile, omofobo, ignobile. Come racconta Ulivieri, rappresentante degli allenatori, rivolgerli a chi omosessuale non è (Mancini), equivale a un qualunque altro epiteto, beninteso, parimenti esecrabile. Ulivieri, a suo tempo destinatario dell’appellativo “frocio”, racconta di aver reagito con la satira, chiedendo all’ingiurioso interlocutore di mandargli sua moglie. La rabbiosa sortita di Sarri, evidentemente fuori di sé per il passo falso della sconfitta in coppia Italia, per cui deve aver riconosciuto proprie responsabilità, va condannato e senza attenuanti, ma in sottofondo sarebbe utile accertare se Mancini a sua volta ha ingiuriato il collega chiamandolo “vecchio cazzone”. La vicenda, come accade per ogni fatto o misfatto del calcio, ha scatenato i media, con rilievo e clamore che sarebbe opportuno riservare a eventi di ben più decisivo interesse generale. Le scuse di Sarri, a freddo, già negli spogliatoi del dopo partita,sono state sdegnosamente respinte da Mancini, il tecnico del Napoli ha giurato di non essere omofobo e di aver frequentato due cari amici omosessuali, ora scomparsi. C’è un po’ di nordismo nello schieramento di quanti condannano Sarri e chiedono per lui condanne durissime? Il sospetto non è poi infondato, se si considera l’arringa rabbiosa della Gazzetta dello Sport (notoriamente filo club del nord). L’atteggiamento più creativo e pacifista sembra essere dell’Arcigay che invita l’allenatore del Napoli a partecipare al corteo per il riconoscimento dei suoi diritti previsto a Napoli per sabato. Conciliante anche il responsabile nazionale per lo sport degli omosessuali, contrario alla ventilata squalifica. Propone per Sarri una multa appropriata. Domanda: come spiegare la pesante “gaffe” con la natura mite del saggio Sarri? Ma certo, con l’eccesso di stress e di assurde tensioni che avvolgono il mondo del calcio come un asfissiante smog.
Nella foto Mancini e Sarri
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