BELLI. CON L’ANIMA

I cani sanno riconoscere le emozioni dell’uomo. Sono capaci di empatia. Riescono perfettamente a entrare in sintonia con la tua mimica, il tuo tono di voce, i tuoi movimenti. E’ in parole semplici quello che sta emergendo da importanti studi scientifici condotti in mezzo mondo, dall’Italia all’Inghilterra fino al Brasile, proprio in queste settimane pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali.

A quando la dimostrazione, per noi cosiddetti “umani”, dell’esistenza, in loro, dell’anima? Quando le scoperte scientifiche arriveranno a svelare quel che tanti filosofi, poeti e pensatori hanno già messo nero su bianco da decenni e anche secoli?

“Un cane ha l’anima di un filosofo”, rifletteva, un po’ di tempo fa, un certo Platone.

“Se si guarda negli occhi un animale, tutti i sistemi filosofici del mondo crollano”, è il pensiero di Luigi Pirandello.

“Volgi gli occhi allo sguardo del tuo cane: puoi affermare che non ha un’anima?”, chiedeva Victor Hugo agli eserciti di scettici.

Arthur Schopenhauer

Arthur Schopenhauer

“Se non ci fossero i cani io non vorrei vivere. Ciò che io amo nella mia Atma è la trasparenza della sua natura, come il vetro”, è il canto d’amore di Arthur Schopenhauer per la sua barboncina Atma, Anima in sanscrito.

In attesa di verifiche sul campo, torniamo alle fresche acquisizioni scientifiche. E partiamo dall’Università di Pisa, più in particolare dal “Museo di Storia naturale” dell’ateneo, dove tre ricercatrici – Elisabetta Palagi, Velia Nicotra e Giada Cardoni – hanno appena pubblicato uno studio sulla “Royal Society Open Science”, la rivista della celebre Royal Society britannica. “Il nostro lavoro – spiega Palagi – si basa sull’analisi del comportamento dei cani durante il gioco, prendendo in considerazione sia la mimica facciale sia quella corporea. La risposta involontaria del cane alla gestualità facciale e corporea di un proprio simile esiste ed è rapida quanto quella umana. La capacità di leggere attraverso il corpo e la ‘faccia’ le emozioni altrui e di rispondere in modo appropriato è alla base dell’evoluzione del comportamento prosociale e dell’altruismo, alla base cioè di quei comportamenti che vengono catalogati come empatici”.

I ricercatori hanno filmato nel Parco della Favorita di Palermo per oltre 50 ore il comportamento di 49 cani, 26 femmine e 23 maschi. “Potremmo trovarci di fronte alla scoperta – continua Palagi – che siamo più simili ad altri animali sociali di quanto non vorremmo credere e numerosi sono i potenziali sviluppi di questo studio. In futuro speriamo di poter studiare la mimica anche nel lupo per capire quanto questo fenomeno sia frutto del processo di domesticazione o sia invece radicato nell’evoluzione della comunicazione emotiva dei carnivori sociali. Se fosse così si aprirebbero infinite linee di ricerca e di sicuro le risposte potrebbero farci scoprire molto sulla capacità di condivisione delle emozioni negli altri animali, oltre che sulle nostre”.

Passiamo allo studio condotto in tandem dai ricercatori dei dipartimenti di Scienze Naturali e Psicologia dell’Università di Lincoln, in Inghilterra, e del dipartimento di Sanità e politiche sociali dell’ateneo di San Paolo, in Brasile (Natalia Albuquerque, Kun Guo, Anna Wilkinson, Carina Savalli, Emma Otta e Daniel Mills), intitolato “I cani riconoscono le emozioni umane”, oltre che quelle, ovviamente, di altri cani. “La percezione di espressioni emotive – scrivono – consente agli animali di valutare le motivazioni e intenzioni di ciascuno. Tutto ciò abitualmente accade tra le specie; tuttavia, nel caso dei cani domestici, abbiamo verificato che sono in grado di riconoscere allo stesso modo le emozioni sia dei loro simili che degli esseri umani. La combinazione di segnali visivi e acustici mostra sia un preciso livello emotivo che un alto livello cognitivo”. E spiegano più in dettaglio lo studio portato avanti per mesi: “Usando un particolare paradigma di sguardi preferenziali, abbiamo mostrato ai cani sia delle espressioni canine sia delle espressioni umane con differenti valenze emozionali, ossia felice, aggressivo, giocoso, arrabbiato; il tutto l’abbiamo unito a delle vocalizzazioni, anche stavolta sia di segno positivo che di segno negativo. Abbiamo potuto notare che i cani erano sensibili anche al minimo mutamento dell’espressione facciale, soprattutto se accoppiata a un mutamento della vocalizzazione. Cosa che accade solo tra gli uomini. Questi risultati dimostrano che i cani possono estrarre e integrare le informazioni emotive e sensoriali, e distinguere tra le emozioni positive e quelle negative, provenienti sia dai cani che dagli umani”.

Schermata 2016-01-20 alle 20.28.14Al di là delle barriere tra “cani” e “umani”, tra “animali” e “uomo”, quindi oltre la suddivisione tra specie, è stata partorita nel 1978, alla sede Unesco di Parigi, la “Dichiarazione Universale dei Diritti Animali” (Duda), che cerca di affermare gli “altri” diritti sempre negati e calpestati dagli “uomini”, di cui così scriveva Marc Twain: “Fra tutti gli animali l’uomo è il più crudele. E’ l’unico a infliggere dolore col piacere di farlo”. Ma tant’è: fino a quando saranno “questi” uomini a scrivere la Costituzione (non sapendo neanche conservare la loro) per gli “animali” non si potrà sperare in meglio. Per fare un solo esempio, la Duda ammette l’uccisione degli animali “commestibili”: basta non farli soffrire. Una Carta tutta da rivedere quindi.

E’ una delle battaglie che da anni sta portando avanti lo scienziato Bruno Fedi, pistoiese trapiantato nelle campagne di Terni con i suoi “animali”, per anni docente di medicina e chirurgia alla “Sapianza” di Roma, cofondatore del Movimento Antispecista Italiano. Lo abbiamo incontrato in occasione dell’Animal Day che si è tenuto al Pan di Napoli il 15 gennaio. Ne è scaturita una lunga conversazione che riportiamo nei suoi passaggi salienti.

 

PARLA IL FONDATORE DEL MOVIMENTO ANTISPECISTA BRUNO FEDI

“Il superamento dello specismo, il manifesto antispecista che modifica la Duda, rappresenta l’affermazione di nuovi concetti. E’ una vera mutazione culturale. Sfortunatamente, la stessa cosa non è avvenuta per le leggi, che non si sono adeguate. I principi di diversità e di violenza, essendo geneticamente fondati, sono difficili da eliminare. Possono essere sopraffatti dall’empatia, o resi inattivi dalla mutazione culturale in corso, cioè, non più rafforzati da pregiudizi religiosi, ma rimangono comunque nella genetica. Sono difficili da estirpare anche perchè sono comodi, rassicuranti, lusingano l’umana vanità. Inoltre, sono di facile applicazione pratica e poi assicurano la conservazione della situazione presente, tradizionalmente accettata. Sono elementi importanti, in una società conservatrice. Ma il sistema attuale della divisione in specie è ingiusto fino alla crudeltà, esattamente come quello della divisione in caste. Mantenerlo, significa non solo uccidere la giustizia, ma la speranza di giustizia. Significa essere schiavi di pregiudizi e di miti, come il successo e l’utilitarismo. Questo mantenimento di condizioni ancestrali viene solitamente mascherato da realismo, ma non lo è. Per gli altri animali, non sono bastati Siddartha, Ashoka, Gesù, Francesco, Gandhi, tuttavia siamo ormai arrivati alla consapevolezza che anche gli altri animali possiedono le nostre caratteristiche e noi le riconosciamo: ‘Solo chi è libero, può riconoscere ad altri la libertà’. E’ crollato il concetto che l’Uomo è ‘Misura Di Tutte Le Cose’”.

Bruno Fedi

Bruno Fedi

Continua nel suo ragionamento Bruno Fedi, anche a proposito delle recenti scoperte sull’emotività nei cani di cui all’inizio abbiamo parlato: “Il solo fatto di riconoscere agli altri animali una vita emotiva significa che una parte della loro attività encefalica è un attributo del pensiero. Conferisce al pensiero stesso rilevanza, persistenza, intensità. In altre parole, non si può affermare che le emozioni appartengano al mondo dell’irrazionalità. Girolamo Rorario – citato dalla studiosa Vilma Baricalla – aveva detto giusto, quattro secoli fa (autore del trattato “Quod animalia bruta saepe ratione utantur melius homine”, ndr). La complessità delle risposte del sistema nervoso centrale, che serve alla sopravvivenza, viene modulata dagli stati emotivi. Il legame evidenziato fra emotività-pensiero-coscienza mette in luce lo stretto rapporto esistente, non solo fra emotività e razionalità, ma anche fra razionalità scientifica e razionalità etica. Negare i sentimenti ad altre specie, non umane, ha significato finora negare la razionalità e negare il possesso di qualunque consapevolezza. Questo era un modo complicato per dire che gli altri animali erano “diversi” e contro di loro tutto era permesso, perchè l’etica riguarda solo l’uomo. Questo ragionamento è platealmente falso. Gli animali con un sistema nervoso centrale simile al nostro hanno una vita emotiva, ma anche se non l’avessero, questo solo fatto non potrebbe autorizzare l’uomo a comportarsi con crudeltà. Accettare il fatto, platealmente falso, che gli animali non abbiano vita emotiva porta alla creazione di una società crudele, violenta, nella quale si applica il principio del più forte, per rendere apparentemente lecito lo sfruttamento del più debole. E chi è più debole degli altri animali? Si arriva dunque ad una strage continua, sconosciuta alla massima parte degli uomini, anche se avviene sotto i loro occhi”.

Continua ancora Fedi. “Il fatto che gli animali abbiano una vita emotiva è una delle prove che non sono macchine, non sono oggetti. Ciò costituisce una svolta epocale in quanto è stato sottolineato che gli animali hanno un’attività cerebrale complessa: elaborano gli stimoli ricevuti, hanno sensazioni; hanno sensazioni persistenti, le ricordano e rispondono adeguatamente. Dunque hanno un’attività cerebrale complessa, dello steso tipo di quella umana. Il fatto di avere centri della memoria, di ricordare, rende possibile la comparazione delle sensazioni, il confronto spaziale e temporale. Questo confronto, in animali con sistema nervoso centrale sufficientemente complesso, permette di confrontare il prima col dopo; il tutto con una parte ed una parte col tutto. I centri della memoria funzionano cioè come uno specchio in cui gli occhi (una parte) vedono tutto l’animale e tutto l’animale vede i suoi occhi (una parte). I centri della memoria permettono anche di comparare le sensazioni precedenti con le successive, cioè il prima col dopo. Ma tutta questa attività è semplicemente il cartesiano “cogito ergo sum”. E’ semplicemente autoconsapevolezza. La stessa anatomia, la stessa fisiologia, significano le stesse capacità, cioè razionalità, come aveva intuito Voltaire. Questa ammissione di possesso dell’autocoscienza, per gli animali più complessi, è la svolta culturale storica odierna. Ciò non significa identità con l’uomo, perchè esistono differenze negli stati di coscienza, fra le varie specie, fra gli individui ed anche nello stesso individuo”.

Schermata 2016-01-20 alle 20.30.06Ecco la conclusione dello scienziato, dove approdiamo anche all’anima: “Dunque, la dimostrazione dell’esistenza di una vita emotiva, di pensieri, sia pure elementari e, in ultima analisi, di autocoscienza, dimostra che gli animali sono ‘res cogitans’, non ‘res extensa’. Tutte le scoperte scientifiche dipendono dal non aver avuto pregiudizi. Per esempio, i pregiudizi che gli altri animali non abbiano l’anima, non siano capaci di ragionamento astratto, di concepire Dio, di concepire l’infinito, portano all’errore scientifico di ritenere che esista fra uomo ed altri animali un fossato incolmabile. Nel caso degli altri animali il pregiudizio iniziale, di negare l’anima, porta conseguentemente a quello di negare l’evoluzione, dunque porta all’errore di considerare gli altri animali come separati da noi da sempre. In ultima analisi, porta ad una conclusione grottesca: di autoproclamarsi indovini, dichiarando che: “..sarà così, per sempre”. Si arriva, dunque, a condizioni che sono pericolose per la nostra stessa sopravvivenza. Conoscere la verità, anche quando si tratta di riconoscere l’emotività degli animali, aumenta le nostre possibilità di sopravvivere come specie”.

Se ci par poco.

 


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2 pensieri riguardo “BELLI. CON L’ANIMA”

  1. Bruno Fedi ha detto:

    Ulteriore risposta: Il documento delle DUDA, è stato modificato proprio dal movimento antispecita, che è andato oltre. Una piccolissima nota: io non penso che anche gli altri animali abbiano l’anima. Penso che neppure noi , l’abbiamo. Non c’è alcuna prova. Proprio per questo la crudeltà verso gli animali è ingiustificabile. Li trattiamo con crudeltà, come se fossimo dei rettili. Ma non siamo rettili. Non è neppure utile alla sopravvivenza della specie, obbedire alla nostra aggressività genetica primordiale. E’ un comportamento fossile!B. Fedi.

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