Da Rebibbia al Burundi. Via Stoccolma. E’ la Palermo-Dakar esistenziale che sta percorrendo il redivivo Totò Cuffaro “Vasa Vasa”, fresco di libertà dopo i quattro anni a guardare il cielo a scacchi. Tornato a casa giusto due settimane prima di Natale, il tempo di ricaricare le batterie e poi il volo verso la terra promessa, quel paese africano martoriato da carestie e guerre, dove lì giungerà per lavorare da perfetto volontario medico. Il novello dottor Schweitzer, infatti, ha deciso di non tornare più nell’agone politico, come invece avevano preconizzato non pochi, a cominciare dal governatore della regione Sicilia, e suo erede su quella poltrona, Rosario Crocetta.
Durante la “notte vecchia” che ha traversato – come l’intrepido “Revenant” Di Caprio nelle lande desolate di Inarritu – è nato un talento. Da quella fredda galera è sgorgata una sconfinata vena poetica, ha preso forma e corpo l’Artista che sonnecchiava in lui. Ed è così che sono germogliate Opere massime come “Il candore delle cornacchie” (2012), “Le carezze della Nenia” (2014) e il freschissimo “Tota Pig: l’uomo è un mendicante che crede di essere un re”.
Prevede l’Eco del Sud: “è molto probabile che il nuovo libro sarà anche questa volta in vetta alla classifica delle vendite sia per l’interesse sui temi trattati ma anche per la popolarità e l’affetto che Totò riscuote soprattutto fra i siciliani”. Un’altra pennellata: “In questi anni di prigionia, confortato dalla inossidabile fede cristiana, Cuffaro ha affrontato il tema della condizione umana e della situazione carceraria attraverso la sua personale esperienza”.
Ma al Balzac di provata fede Inox è stato appena conferito un altro alloro. Così narra il sito Sicilialive24 del 2 dicembre: “Con la sua lettera alla Misericordia Cuffaro si è aggiudicato il Premio nazionale ‘Lettere d’amore dal Carcere’. L’ex Governatore, autore di due libri scritti proprio in carcere, ha scritto una lettera sul tema religioso della misericordia in carcere”. Un aperitivo in vista del Nobel che molti – negli ambienti letterari che contano – già vedono profilarsi all’orizzonte.
Un fine d’anno col botto, quello per il redivivo Pellico. Capolavori del Maestro a parte, fra cassate & cannoli spunta anche un fresco di stampa per la penna di Simone Nastasi, edizioni Bonfirraro. L’Opera, stavolta, è titolata “Cuffaro tutta un’altra storia”, e ripercorre – stazione per stazione – tutto il martirio, il calvario e la crocefissione di Totò, chiodo su chiodo. Chilo perduto su chilo perduto. Nota l’Autore a proposito dell’infamante e infondato capo d’imputazione (“rivelazione di segreto istruttorio con l’aggravante di favoreggiamento mafioso”) che portò alla condanna dell’ex Governatore: “un’accusa che Cuffaro continua ancora oggi a non voler accettare, perchè ripete ‘la mafia fa schifo’, ‘la mafia l’ho sempre combattuta’. Anche nel suo caso valga la domanda: la verità giudiziaria e quella storica possono coincidere? I fatti sono andati veramente in questo modo?”.
In attesa di un aiuto via “Quinta Colonna”, forse bisognerà presto passare a “Chi l’ha visto?” per trovarne traccia fra terre & savane del Burundi, a portare Verbo & Fiale per i diseredati del mondo.
Un collega, di camice e di politica, Sua Sanità De Lorenzo, fece un identico itinerario di Redenzione più di vent’anni fa, estate ’94: a Poggioreale per pochi mesi, depresso, chiese di poter volare proprio tra le popolazioni del Burundi in “missione umanitaria”.
Così dipinge la Totò Story un altro camice bianco partenopeo, Achille della Ragione, in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera il 14 dicembre. “L’ex governatore Cuffaro dopo aver scontato la condanna a sette anni per concorso esterno nel favoreggiamento alla mafia, torna un uomo libero, lasciandosi alle spalle il carcere romano di Rebibbia. Finalmente finisce un doloroso calvario, percorso con cristiana rassegnazione e comincia una nuova vita dedicata al prossimo. Infatti è sua ferma intenzione, subito dopo il periodo natalizio trascorso in famiglia, di partire per il Burundi e lì prestare la sua opera di medico in favore della derelitta popolazione africana – continua la commovente missiva pubblicata dal quotidiano di via Solferino – facendo tesoro dell’esperienza maturata a contatto con ergastolani senza speranza e con gli ultimi della terra, da tutti dimenticati, spesso anche dai propri cari. Una decisione che merita rispetto e ammirazione”.
Grande esperto d’arte, amante della pittura secentesca, nobile di lignaggio, mecenate, il professor della Ragione nella sua vita ha trovato anche il tempo per esercitare l’arte medica. Per anni vip tra i ginecologi partenopei, dopo una irresistibile ascesa nell’empireo della professione, è inciampato nella storiaccia di un abortificio clandestino dove si macinavano soldi & vite, e condannato in via definitiva nel 2008 dalla Corte d’Appello di Napoli a dieci anni.
Si ritroveranno tutti, liberi & belli, a portare la Luce ai bimbi africani?
In apertura Totò Cuffaro
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