Padoan santo subito. Misure di tipo “umanitario” per i risparmiatori che hanno perso tutto nei crac della banda dei 4, gli istituti di credito falliti. Ma se la sono cercata e meritano la lezione: “hanno fatto scelte sbagliate”, ammonisce il ministro dell’Economia da papà burbero ma buono. Comunque, ai “peccatori” che potranno dimostrare il loro stato in indigenza e di bisogno, potrà essere elargito il 30 per cento di quanto investito nelle obbligazioni diventate carta straccia, non un euro in più.
Precisa ancora il ministro-samaritano: “non si tratta di un risarcimento o di un rimborso, ma solo e soltanto di misure umanitarie che non hanno niente a che fare con l’operazione finanziaria”. E tutto ciò, spiegano i discepoli del Maestro, sia per non incorrere nei rimproveri ed eventuali ceffoni di frau Merkel (che invece ha salvato le “sue banche” a suon di decine di miliardi, imponendo restrizione agli Stati-vassalli), sia perchè altri risparmiatori, finiti in trappole simili nelle quali hanno perso i soldi di una vita, potrebbero incazzarsi un po’, i figli e figliastri di turno.
Sottolinea, ad esempio, un ex piccolo investitore che aveva puntato le sue fiches su Parmalat, finita in crac esattamente dodici anni fa, 14 miliardi di buco che ha inghiottito migliaia di inconsapevoli risparmiatori. “Io non ho recuperato niente, eppure leggo di altri che hanno beccato fino al 50 per cento”. Secondo il Corsera, infatti, la resurrezione dell’ex colosso di casa Tanzi, dopo solo due anni ritornato in Borsa e poi “risanato” dal mago Enrico Bondi, avrebbe consentito di “ripagare molti obbligazionisti con rimborsi superiori al 50 per cento, un risultato che nemmeno i grandi crac americani possono vantare”. “Ma cosa significa ‘molti’ obbligazionisti – protesta chi non ha riavuto niente – è il solito pollo dell’Istat, molti ne mangiano 10 all’anno e tanti nessuno? Non sta in piedi”. Intanto Parmalat è finita in mani francesi, sotto il controllo della big transalpina Lactalis: che con il “tesoretto” ereditato da mister Bondi ha fatto un abbondante shopping estero, triplicando le sue aree d’interesse economico dal 12 al 35 per cento, con le acquisizioni messe a segno negli Usa (Lag), in Brasile (addirittura una doppietta, Blakis e BRF), in Australia (altra doppietta, Harvey Fresh e Longwarry Food Park), in Messico (Esmeralda) e finire il giro in Italia (Latterie Friulane). “Ma nonostante queste acrobazie estere il valore del titolo è addirittura diminuito – commentano in piazza Affari – qualcosa non va…”. E non va soprattutto per quelli che hanno recuperato poco o niente, altro che 50 per cento e passa.
Ma torniamo al missionario Padoan e alle misure umanitarie, perfetto stile Croce Rossa. Qualche dettaglio in più. Si tratterebbe di un piccolo “fondo Welfare”, certo non superiore ai 100 milioni di euro, una coscia di Messi per intendersi, ma tale – secondo Padoan versione padre Pio – di alleviare i patimenti di quei deficienti che si sono fidati delle loro banche. Il pacchetto-regalo, anche in vista del Natale, verrà inserito nella legge di Stabilità, che come ogni fine anno contiene una serie di cadeau dell’ultima ora, secondo le vecchie logiche di mamma dc. “Mi sembra la storia degli 80 euro – sbottano altri “sfortunati” risparmiatori caduti nella trappola delle banche – o dei bonus per i giovani. Tutto fumo negli occhi, mance per i servi, quando poi non ti danno lavoro, i servizi fanno schifo e ti spogliano ogni giorno dei diritti”.
Ma ecco che, dall’Europa, arriva un altro benefattore dell’italico risparmio. Si tratta del parlamentare europeo Pd Renato Soru, fondatore dell’impero informatico Tiscali, ex presidente della Regione Sardegna e per anni editore dell’Unità, dove ha cumulato valanghe di debiti (come i suoi predecessori) proprio con le banche che in questi giorni stanno recuperando i soldi, allegramente prestati, direttamente dalle casse dello Stato, quindi dai cittadini: la bellezza di 107 milioni di euro che presto lieviteranno a 130. Ma il salvatore Soru in Europa si batte allo spasimo per salvare i nostri conti (che con l’altra mano ha saccheggiato) e, battendosi come un leone, riesce a far approvare dalla sempre riottosa commissione economica dell’Europarlamento un suo storico emendamento, partorito per contestare il fatto che “le disparità significative, emerse tra gli Stati membri nell’uso degli aiuti di Stato nel settore finanziario negli ultimi anni, possono condurre a distorsioni della concorrenza nel settore bancario”. Il Robin Hood sardo sfida anche il moloch tedesco, puntando l’indice contro quel Paese che vuol evitare “di partecipare alla mutualizzazione del sostegno alle crisi bancarie di altri Stati membri”.
Risparmiatori poco accorti, fessi al punto giusto, secondo il Verbo del Vate Padoan, che però chiude un occhio e decide di varare – sempre che tutto fili liscio – la carità “umanitaria”, una sorta di colletta per soccorrere i consumatori-mentecatti. Una tiratina d’orecchie alle banche che hanno fatto crac? Che hanno rifilato ai loro clienti le obbligazioni taroccate? Una bacchettatina a chi doveva controllare e invece ha chiuso non uno, ma entrambi gli occhi? Un piccolo rimprovero a Bankitalia, l’Istituto nato per controllare e vigilare sull’operato delle aziende di credito e che ha dormito sonni tranquilli? Una sculacciata alla Consob, che dovrebbe fare la voce grossa su acrobatiche e disinvolte operazioni di borsa e furti con destrezza sulle spalle degli italiani? Niente di tutto questo. Il professor Carlo Padoan dà un calcio in culo ai risparmiatori e getta ai porci gli spiccioli.
Alla Consob, intanto, “fiat lux”. Un parto da 9 mesi – sembra un po’ la storia dei tre giudici costituzionali attesi dopo 29 fumate nere in Parlamento – ha alla fine prodotto i due nomi tanto attesi. La procedura, infatti, era cominciata lo scorso marzo, quando gli uffici del premier Renzi hanno deciso di adottare una procedura telematica, via web, per selezionare i profili dei membri mancanti ed affiancare il presidente Giuseppe Vegas (viceministro dell’Economia e delle Finanze nel governo Monti), Annamaria Genovese e Paolo Troiano. Dal cilindro del governo, dunque, sono appena usciti Carmine Di Noia e Giuseppe Maria Berruti. Ecco un breve pedigree dei freschi vertici della strategica commissione che controlla e vigila sulle società italiane quotate in Borsa.
Una rentree, quella del quarantanovenne Di Noia, avendo già ricoperto tale incarico per sei anni, quando al timone c’era l’economista Luigi Spaventa, ex senatore della Sinistra Indipendente: altri tempi, altri nomi. E Di Noia occupava la poltrona, in quella Consob, di responsabile dell’Ufficio Informazione Mercati. Poi, a inizio anni 2000, il passaggio ad Assonime, dove è diventato vicedirettore generale.
Una carriera tutta nella magistratura, invece, quella del beneventano Berruti, 70 anni, a lungo editorialista del Mattino e fino ad oggi presidente della terza sezione civile alla Cassazione e responsabile del Massimario (l’Ufficio diretto, qualche anno fa, da Raffaele Cantone, oggi al vertice dell’autorità Anticorruzione). Berruti ha insegnato diritto privato, industriale e del lavoro alla Federico II di Napoli e alla Luiss di Roma. Molto più articolato il curriculum del fratello, Massimo Maria Berruti, una carriera al nucleo di polizia valutaria delle Fiamme Gialle, poi commercialista, quindi dirigente Fininvest, infine parlamentare per Forza Italia (eletto nel ’96, 2006 e 2008). Nel mezzo un arresto e non poche grane giudiziarie: scandalo per le tangenti Icomer, la famosa indagine 1979 sulla Edilnord del nascente astro Berlusconi (compresa evasione da 5 miliardi di vecchie lire), favoreggiamento per Fininvest. E durante il processo giustificò: “volevo solo difendere la stabilità del governo Berlusconi”.
Sulle scarse attitudini ai controlli delle due autorità regine, Bankitalia e Consob, ha più volte puntato l’indice Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, la storica sigla nata per difendere i risparmiatori e autore, cinque anni fa, primavera 2010, di un must sul fronte della denuncia di tutte le perversioni, collusioni e conflitti d’interesse che popolano l’universo creditizio di casa nostra: “Bankster – Molto peggio di Al Capone i vampiri di Wall Street e piazza affari” che già pronosticava quegli scenari di malaffare che si sono poi “regolarmente” verificati. Potete scaricare gratuitamente Bankster dal sito della Voce.
Ma ecco, di seguito, cosa denunciano, in modo congiunto, Adusbef e Federconsumatori, proprio a proposito della “manovra” Padoan e dell’elemosina per i risparmiatori truffati dalla banda dei 4 (istituti in crac).
TUTTE LE ACCUSE DI ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI
I test della Bce sulle banche italiane, aveva detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso di un’audizione in commissione Bilancio al Senato il 6 maggio 2015, è solido. Il sistema bancario italiano “rimane solido e sta reagendo alla crisi”. “Nei prossimi giorni sarà approvato in via definitiva il dlgs sulla nuova direttiva sui requisiti di capitale” delle banche, secondo cui “sui mercati già si vedono gli effetti della riforma delle banche popolari, che sta avendo conseguenze positive su altri segmenti: per esempio le Bcc si stanno avviando verso un’autoriforma che permetta di aggredire in modo costruttivo il fatto che ci sono troppe banche e troppo piccole”.
Per decenni milioni di risparmiatori hanno bevuto le frottole di Bankitalia e le fandonie dei Governi secondo i quali il sistema bancario italiano, più esoso e vessatorio d’Europa, era solido, salvo il brusco risveglio del 23 novembre 2015 quando, con un tratto di penna, sono stati cancellati, con 4 banche mal vigilate, i sudati risparmi di intere vite di lavoro.
Oggi il ministro Padoan continua ad offendere i risparmiatori truffati dalle banche e dall’omessa vigilanza di Bankitalia, scambiandoli per profughi siriani, bisognosi di aiuti umanitari, confondendo i sacrosanti diritti sanciti dalla Costituzione, specie all’articolo 47 che tutela il risparmio, con le elemosine di Stato.
L’intervento per gli obbligazionisti delle 4 banche in fase di salvataggio (Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti) «è una misura umanitaria volta a tutelare le fasce deboli dei risparmiatori, non ha nulla a che vedere con l’operazione finanziaria in quanto tale». Lo ha detto il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ai giornalisti al termine dell’Ecofin.
«Il Governo – ha poi aggiunto – sta studiando misure a sostegno delle fasce deboli tra i risparmiatori interessati e sto tornando a Roma per dedicarmi a questo aspetto, i cui termini sono ancora da precisare». Il ministro ha detto che occorre separare gli aspetti, ovvero quello «umanitario» dall’operazione di salvataggio in quanto tale. L’aspetto umanitario «nulla ha a che fare con misure che potrebbero essere interpretate in contraddizione con la risoluzione», perché un intervento connesso al salvataggio «sarebbe in contrasto subito con la disciplina sugli aiuti di Stato». Quindi, la precisazione del ministro: «i termini qualitativi di questa misura sono ancora da chiarire». L’idea, ha aggiunto, «è riconoscere che un gruppo di cittadini è in difficoltà economica, e quindi è equivalente ad una misura di sostegno alla povertà e non interferisce con il meccanismo finanziario».
Adusbef e Federconsumatori insistono chiedendo ancora una volta a Bankitalia di risarcire integralmente le vittime di omessa vigilanza, ed ai parlamentari di presentare un emendamento che imponga il risarcimento, con la copertura dalle riserve straordinarie di Bankitalia pari ad oltre 20 miliardi di euro, secondo il principio di chi sbaglia deve pagare. E invitano i bondholders ad andare in banca per verificare genesi e natura dei Bond presenti nei propri portafogli titoli; e soprattutto per poter prevenire, nei 23 giorni che ci separano dal 1 gennaio 2015, l’esproprio criminale del risparmio con il meccanismo fraudolento del bail-in.
Tutto ciò anche per prevenire un eventuale panico agli sportelli bancari dei cittadini che dopo aver sudato e fatto sacrifici per risparmiare, potrebbero vedersi espropriati i loro sudati risparmi da provvedimenti criminali ideati dall’oligarchia finanziaria, da Troika e Bce, per addossare a correntisti e risparmiatori l’allegra gestione del credito e del risparmio e l’omessa vigilanza delle banche centrali.
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