Sta crescendo sotto i nostri occhi la nuova Grazia Deledda e non ce ne siamo accorti. Sta germogliando il talento di un fresco Domenico Rea e non lo sapevamo. Insomma, miracoli di un sud che lievita come un pane benedetto: e i Pirandello del nuovo millennio spuntano sotto il sole del Mezzogiorno, dalla Sardegna alla Campania (manca all’appello proprio la Sicilia, ma attendiamo segnalazioni).
Ecco rigogliosa l’arte della scrittura firmata Michela Murgia, fresca autrice del capolavoro che tutti attendevamo, “Chirù”. Ospite d’eccezione nella Linea Notte di Bianca Berliguer, l’aspirante Nobel, per parlare dell’opera. “Ci racconta di cosa parla il suo libro?”, ha chiesto la figlia del mitico segretario Pci, un sardo che ha fatto la storia. “No, direttrice”. Arrivata lì per spiegare ai mortali il suo “masterpiece”, Murgia fa un passettino indietro. Timida? Ritrosa? A quanto pare infastidita di tuffare le sue pagine d’arte nella quotidianità di questo modo cattivo. Ecco il Verbo che può far Luce: “Al termine di questo discorso in cui si è parlato di morti e di guerra con estrema facilità…”, commenta e mette il silenziatore. Qualche giorno dopo, però, la Musa si scioglie e a Concita De Gregorio racconta le pieghe del legame tra la violinista Chirù, 18 anni, e la matura Eleonora, “sua maestra di vita”.
Ecco il commento di Aldo Grasso sul Corsera. “E se la scena dalla Berlinguer fosse una studiata operazione di lancio? Se la scrittrice non avesse fatto scena muta, chi si sarebbe accorto della sua partecipazione? Il sospetto mi è venuto leggendo le strategie di lancio del libro. Prima dell’uscita del romanzo, Michela ha creato al suo Chirù un profilo Facebook, coinvolgendo i futuri lettori in un vero e proprio ‘social media marketing’. Niente male, vero?”. Ottimo e abbondante, davvero.
Chi invece oramai volge i suoi sguardi pensosi oltreoceani e, stanco ma felice “dopo un tour di dieci mesi in Italia e in Europa al fianco del suo personaggio”, è invece il talento ormai affermato di Lorenzo Marone, autore di “La tentazione di essere felice”. Avvocato per fortuna mancato (non ha seguito le orme del padre Riccardo, notissimo amministrativista a Napoli, per anni vicesindaco al fianco di Antonio Bassolino: “ricordo bene i sacrifici di Bassolino e mio padre, anche di notte uscivano”, dipinge Marone junior) sta per dare alle stampe, con Longanesi, un altro capolavoro, stavolta ambientato nella “sua” Napoli. Ecco cosa scrive l’edizione partenopea di Repubblica. “Per i fan di Marone ora c’è una duplice attesa: agli sgoccioli. Il regista Gianni Amelio, Leone d’oro a Venezia 1998, viene a girare a Napoli il film liberamente ispirato dal suo libro (‘con un grande cast’, anticipa). E intanto esce, sempre per Longanesi, la sua nuova opera di cui ci regala i primi, inediti ingredienti”. “La città, ancora una volta, è tratteggiata con pennellate sobrie, priva di eccessi”.
Ma ecco qualche botta e risposta con l’Artista. “Lorenzo Marone, come si è materializzato dentro di lei il Cesare 77enne burbero, ironico e commovente?”. “E’ la cosa che mi chiedono anche all’estero: come hai fatto a calarti nella testa di uno così anziano”. Doni di madre natura.
“Il crescendo finale del libro è sul senso della vita per Cesare, mentre lui entra in sala operatoria. Sono 107 piccoli irrinunciabili piaceri. ‘Mi piace essere spiritoso, mi piace un libro quando mi attende sul comodino, mi piace il Vesuvio che mi fa sentire a casa’. Eccetera. Lei quale preferisci?”. Ecco che il Vate si libera: “Questo: mi piace chi ama per primo”.
Il gran finale: “Come la mettiamo con Ariosto: in amor vince chi fugge?”. E la risposta che ti commuove e ti fa pensare al senso della vita: “Sono un perdente, c’ho messo 15 anni e una gavetta lunghissima per arrivare fin qui”.
Nella foto Michela Murgia
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