A più di 20 giorni dalla serie di attentati a Parigi che ha fatto 130 vittime sono ancora troppe le cose che l’inchiesta giudiziaria in corso non è riuscita a chiarire.
La prima cosa che non convince è che a combinare un simile disastro oltre mezz’ora siano stati solo 8 terroristi di cui almeno cinque si sono limitati a farsi saltare in aria, uccidendo soltanto una persona.
Ci sono poi le contraddizioni: un giornalista italiano molto noto, Giuliano Ferrara, che vive a Parigi, ha scritto della sua disavventura. Alle 19.50 del 13 novembre stava viaggiando su un autobus della linea 47 quando, giunto a Chatelet, nodo importante, nella rete dei trasporti parigini, il bus si è fermato, ha fatto scendere tutti i passeggeri ed è tronato indietro. Il motivo: ragioni di polizia. Eppure manca ancora un’ora e mezza al primo attacco allo stade de France. Forse che la polizia aveva sentore di qualcosa?
Altre domande:
1) di guardia il 7 gennaio scorso alla redazione di Charlei Hebdo – già preso di mira da attentati islamici – c’era solo una guardia armata (poi uccisa dagli attentatori). Al Bataclan, di proprietà di due ebrei – e quindi di per sé obiettivo sensibile – le guardie giurate erano due, subito eliminate. Perché tanta ripetuta sottovalutazione?
2) Il governo francese nelle ore successive agli attentati ha dovuto ammettere: “Sapevamo che si stavano preparando attentati e non solo in Francia”. Quali contromisure erano state prese?
3) Quattro servizi segreti (Arabia saudita, Turchia, Iraq e Algeria) tutti del mondo musulmano avevano informato quelli francesi che qualcosa si stava preparando. Nessuno ha spiegato se si sia trattato di allarmi generici o precisi?
4) Solo il 17 novembre, quattro giorni dopo gli attentati di Parigi, è merso che da tempo non esiste alcun coordinamento tra i servizi segreti francesi e quelli belgi. In altre parole la DGSI francese non parla con la SRGS del Belgio. E’ normale?
5) Entrambi i servizi (DGSI e SGRS) però conoscevano tutti e 8 gli attentatori fin qui identificati. Ognuno di loro aveva addirittura un fascicolo intestato. Cinque di loro avevano combattuto in Siria, mentre due erano già stati arrestati per reati comuni e quindi schedati. In Belgio la Commissione parlamentare di controllo sui servizi segreti ha aperto un’inchiesta. E in Francia?
6) Uno dei kamikaze che si sono uccisi nell’assalto (tardivo) allo Stade de France, Ismail Mostefai, era schedato in Francia da ben cinque anni. Eppure nel 2013 era potuto andare in Siria per tornare in Francia nella primavera del 2014 senza subire alcun controllo. I servizi turchi hanno affermato di aver avvisato i colleghi francesi degli spostamenti di Ismail nel dicembre del 2014 e nel giugno 2015 senza ricevere alcuna richiesta di approfondimento.
7) Samy Amour, uno degli assalitori del Bataclan, era stato arrestato nel 2012 con l’accusa di attività terroristiche. Nel 2013, scarcerato era scomparso ma era stato colpito da un mandato di cattura internazionale. Nel 2014 era stato segnalato in Siria dove il padre (ma nessuna polizia) lo aveva raggiunto per convincerlo ad abbandonare l’Isis. Come ha fatto Amour a rientrare in Francia senza essere notato?
8) Nella loro rivendicazione i terroristi dell’Isis sostengono di aver colpito anche nel 18/mo arrondissement dove invece non è accaduto nulla. Che significa? C’è una cellula che non è riuscita ad entrare in azione e che ora è libera di agire?
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