La sciagura dei titoli ‘subordinati’ e l’esproprio criminale del risparmio

Per decenni Bankitalia, Abi e le grandi banche hanno strombazzato ai quattro venti che il sistema bancario italiano era solido ed affidabile, giustificando così il saccheggio preventivo sui costi di gestione dei conti correnti pari a 318 euro l’anno, contro una media UE di 114; lo spread sui tassi più esosi sul credito al consumo ed i mutui prima casa, più onerosi di oltre 100 punti base, che hanno portato un mutuatario italiano a pagare, per ogni mutuo trentennale da 100.000 euro, dai 15.000 ai 25.000 euro di ammortamento finale; la commissione di massimo scoperto scorporata dalla legge antiusura, sanzionata – seppur tardivamente – dalla Corte di Cassazione.

Dopo Parmalat, Cirio, i tango bond, Lehman Brothers, Deiulemar e gli altri gravissimi fenomeni del risparmio tradito che hanno bruciato oltre 50 miliardi di euro ad 1 milione di famiglie, Governi ed autorità vigilanti avevano garantito che non sarebbe stato più consentito di far finire nel portafoglio dei piccoli risparmiatori titoli rischiosi od obbligazioni tossiche, seppur emesse dalle banche per finanziare le loro attività di raccolta, spesso spregiudicata, del pubblico risparmio.

Lunedì 23 novembre 2015 il brusco risveglio dopo il decreto ‘salvabanche’, varato la domenica pomeriggio, con lo schema anticipato del bail-in, che si configura come un esproprio criminale del risparmio e vedrà azzerare sudore, sacrifici di intere generazioni, liquidazioni, dopo una vita di lavoro, a decine di migliaia di risparmiatori di Banca Marche, Banca Etruria, CariFerrara e Carichieti, ai quali le banche hanno appioppato in maggioranza obbligazioni subordinate senza le doverose informazioni sulla rischiosità dell’investimento, per circa 800 milioni di euro.

Come ci sono finiti i titoli subordinati nelle tasche degli investitori individuali ? I titoli subordinati sono strumenti complessi ad elevatissimo rischio, spesso difficili da inquadrare, le cui caratteristiche tecniche  – esplicitate nei  prospetti di emissione o in altri documenti, spesso scritti in inglese e con una terminologia che fa riferimento al diritto civile ed alla normativa bancaria, con  l’esercizio delle clausole di rimborso anticipato e, nel caso dei soli bond Tier 3, il rimborso del capitale alla scadenza finale specificamente approvati dalla banca centrale da cui dipende l’emittente -non consentono neanche ai più avveduti di valutare, perfino dalla documentazione, il reale rischio a cui ci si espone e le effettive caratteristiche dell’obbligazione, che possono essere diverse da quelle ipotizzate sulla base di informazioni sommarie.

In particolare, il rischio di credito è elevatissimo per le obbligazioni di tipo Tier 1 e per alcuni Upper Tier 2, che possono prevedere la cancellazione delle cedole e di parte del capitale, senza che si debba giungere ad una vera e propria insolvenza dell’emittente,  mentre è cresciuto a dismisura il cosiddetto “extension risk”, l’incertezza sull’effettiva scadenza dell’investimento, specialmente per gli strumenti  emessi senza una vera e propria scadenza (molti UT2 e tutti i T1), senza poter stimare così il rendimento dell’investimento, dal momento che non si conosce con certezza la sua scadenza, mentre l’investitore in un titolo Tier 1, deve essere consapevole di fare un investimento di lungo termine, molto simile ad un investimento azionario azzardato.

Scorrendo il link dal sito della Consob, si possono vedere centinaia di prospetti, emessi da altrettante banche per raccogliere risparmio, che assomigliano ad un azzardo, spesso per investitori istituzionali: come sono finiti nel portafoglio di pensionati, casalinghe, piccoli esercenti, tali titoli rischiosissimi, difficilmente liquidabili a richiesta, se non con penali onerosissime che caratterizzano mercati illiquidi, che spesso dimezzano l’investimento ?

http://www.consob.it/main/emittenti/prospetti/prospetti.html?queryid=prospetti&resultmethod=prospetti&search=1&symblink=/main/emittenti/prospetti/index.html

Cosa facevano i distratti, a volte contigui vigilanti, che per decenni hanno sacrificato concorrenza, trasparenza, diritti e legalità a vantaggio della stabilità di un sistema bancario predatorio, non  stabile, né trasparente, a volte illegale nelle pratiche anatocistiche-usurarie, che addossa i rischi di credito ai risparmiatori, continuando a privatizzare gli utili con i floridi dividendi ?

Adusbef e Federconsumatori, nel chiedere risposte a Governo e distratti vigilanti su una tragedia economica che ha investito (per ora), 130.000 famiglie, cancellando con un tratto di penna i risparmi di una vita, che tra 30 giorni potrebbe ripetersi con lo sciagurato bail-in, cercheranno di far emergere ancora una volta con le denunce penali e le citazioni civili l’ennesimo scandalo bancario, provocato da banchieri lestofanti, ma soprattutto dagli omessi controlli preventivi.


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