La Voce delle Voci in tribunale a Roma martedì mattina per l’udienza della causa intentata al giornale dall’ex procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio
Si terrà martedì 1 dicembre alle ore 9,30 l’udienza della causa per diffamazione intentata contro i giornalisti della Voce dal magistrato Francesco Verusio, ex procuratore capo di Grosseto e, precedentemente, per trent’anni in servizio allo stesso Tribunale di Roma, dove ha svolto ruoli apicali fino a quello di procuratore aggiunto.
Verusio aveva citato la Voce nel 2013 per un articolo pubblicato dal mensile a marzo 2012, nel pieno delle indagini sul naufragio del Costa Concordia. Nel pezzo si leggeva che lo stesso magistrato era stato presidente della associazione guidata da Pasqualino Lombardi e finita insieme a quest’ultimo al centro dell’inchiesta giudiziaria sulla P3, precisando che Verusio non era indagato.
Il magistrato Verusio nella citazione non smentisce tale circostanza, ma anzi la conferma. Scrivono infatti nella citazione contro la Voce i suoi avvocati, Angelo e Valerio Vallefuoco del Foro di Roma: “Fondatore e presidente del Centro Studi Diritti e Libertà era Giacomo Caliendo. Nel 2010, a seguito della nomina di questi a sottosegretario di Stato alla Giustizia, il dott. Verusio veniva investito della carica di presidente onorario senza esserne preventivamente informato. Il dott. Verusio in un primo tempo rifiutava l’incarico, ma successivamente lo accettava, avendo avuto assicurazione che la carica non avrebbe comportato impegni di nessun tipo e ritenendo meritevole lo scopo dell’associazione”. Ma “nel maggio 2010, avuta conoscenza del fatto che alcune delle persone legate all’associazione erano coinvolte nell’inchiesta denominata P3 condotta dalla Procura di Roma, riteneva opportuno dimettersi dalla carica onoraria”.
Sarebbe impossibile ipotizzare una diffamazione per chiunque, visto che la circostanza è vera (confermata dallo stesso protagonista), di rilevanza pubblica (riguarda il pm che conduce le indagini sul naufragio del secolo) ed è stata esposta con la dovuta continenza, narrando i fatti e precisando che il dottor Verusio non era indagato, a differenza di altri componenti della associazione che presiedeva.
Eppure la semplice verità, nuda e cruda, offre l’opportunità a Verusio di mostrare l’abisso che separa qualsiasi cittadino (in particolare al nostro tempo un giornalista) dall’Olimpo dei magistrati. Non solo promuove la citazione da mezzo milione di euro, ma lo fa a Roma, nel Tribunale in cui ha prestato servizio per trent’anni e passa. Praticamente in casa sua.
Ma non basta ancora, perché i giornalisti della Voce hanno rivolto un’istanza al Tribunale di Roma nella quale chiedono fra l’altro di accertare se il magistrato Wanda Verusio, in servizio presso le sedi civili del Tribunale di Roma, sia solo omonima, o abbia rapporti di parentela con Francesco Verusio.
Allora dobbiamo chiederci se sia più liberticida la “giustizia” del Vaticano con i colleghi Nuzzi e Fittipaldi, o quella italiana, visto che almeno il loro caso ha giustamente suscitato proteste e clamore, mentre per vicende come quella della Voce, a quanto pare, non si indigna quasi nessuno. Sono assolutamente “regolari”.
Quasi. Perché accanto ai giornalisti della Voce ci sarà domani mattina, a titolo personale e di amicizia, il fondatore di Ossigeno per l’Informazione Alberto Spampinato. Simbolo, con la sua esperienza umana e professionale, di quel giornalismo che è disposto a farsi ammazzare pur di non nascondere mai la verità.
Nella foto di apertura il magistrato Francesco Verusio come appare in un’immagine pubblicata da Il Tirreno
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Un commento su “Quando la ‘Giustizia’ italiana è più liberticida di quella vaticana”
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*QUESTI VANNO CATTURATI TUTTI,ANCHE SE FRA LORO CI SONO VARI SOGGETTI ONESTI,IL SOLO FATTO DI NON DENUNCIARE I COLLEGHI MARIUOLI E VIGLIACCHI,SONO UGUALMENTE RESPONSABILI DELLA CORRUZIONE GIUDIZIARIA DIFFUSA IN MODO CAPILLARE IN ITALIA*******I SERVIZI SEGRETI MILITARI LI DEVONO CATTURARE E CONDURLI IN UNA BASE MILITARE*******