Che nel Pd sia caos, e non quello di Nanni Moretti, ma caos tutt’altro che calmo, è palese per mille ragioni. La maggioranza dei democratici ha lasciato per strada gran parte dell’identità di partito della sinistra, fino a sollecitare scissioni e feroci polemiche delle minoranze fuoriuscite o ancora nel Pd ma con un gran mal di pancia. Non troppi anni fa era raro e sconvolgente scoprire il coinvolgimento di un esponente del partito in fatti di competenza giudiziaria e la reazione era dura, l’autocritica severa, la condanna dei responsabili netta, senza timidezze ed omertà di partito. Da qualche tempo la cronaca delle tangentopoli senza fine che hanno saturato i dossier dei pubblici ministeri racconta innumerevoli episodi del malaffare che vedono imputati esponenti del Pd e il partito, fatta eccezione per qualche caso sporadico, usa molta prudenza nel condannare i responsabili, ma soprattutto balbetta citando vecchi slogan sulla verginità della sinistra storica. Le vicende romane di Marino, quelle campane di De Luca, sono un esempio limite dell’affanno con cui navigano le anime del Pd e le imminenti elezioni amministrative lo confermano. Per il voto della capitale è buio pesto e a Napoli non si procede con chiarezza e univocità di intenti.
Nel marasma del Pd locale si inserisce l’autocandidatura di Antonio Bassolino che fu buon sindaco nella prima fase del mandato e che la magistratura ha assolto da accuse del passato. Il magma incandescente dei pretendenti al “trono” di Palazzo San Giacomo avvolge con la sua lava in ebollizione le fasi iniziali della battaglia elettorale che sondaggi e opinioni di politologi prevedono aspra e di esito incerto tra 5Stelle e Pd. Nel pieno della confusione politica, che si alimenta di contrasti nelle stanze del Nazareno, è dirompente la sortita del numero due del Pd. La Serracchiani inventa la norma che chi è stato sindaco non può si può ripresentare. Esplodono di nuovo i contrasti interni al partito. Bassolino replica che non si possono cambiare le regole del gioco quando “il treno è già partito” e ricorda che fu proprio Renzi a manifestare questa posizione. La minoranza (Bersani, Cuperlo e compagni) ammonisce la maggioranza perché non ricorra a raggiri burocratici. Pensate che la Serracchiani sia ispirata da un sano intento rottamatore? Niente di più sbagliato. Bassolino non sta bene a Renzi e il segretario delega la sua vice a liberarsene con un atto di imperio. La sortita, se avesse un seguito concreto, agevolerebbe l’obiettivo del Pd di far fuori anche l’eventuale ricandidatura di Ignazio Marino per il Campidoglio. Come una selva, fitta di arbusti di diversa natura, l’intero staff di dirigenti dl Pd interviene sulla spinosa questione e perfino Umberto Ranieri, competitore più accreditato di Bassolino, si dice contrario a vietare la candidatura del rivale. Interviene, e non si capisce a che titolo, anche Rosario Crocetta, presidente della giunta regionale siciliana. “E’ una norma ad personam”, commenta in disaccordo con la Serracchiani ma conclude, lapidario, “Gli si dica di non candidarsi”. Il lungo e tribolato documentario sul futuro nebuloso del Pd è solo all’inizio. In margine alla questione: come la mette il Pd con la richiesta ripetuta più volte a Pisapia perché si ricandidasse a sindaco di Milano?
Venti di guerra
Nel cieli del Medio Oriente scene di guerra: F16 turchi, dopo ripetuti avvertimenti a non violare lo spazio aereo di Ankara, hanno abbattuto un caccia russo. I due piloti si sono salvati lanciandosi con il paracadute. Uno dei due è stato catturato dell’altro non si hanno notizie. Da Mosca arriva la conferma di quanto accaduto ma anche la smentita sulla violazione denunciata dalla Turchia. Al momento di estreme tensioni internazionali mancava solo questo clima di guerra, sostanziato dalla rabbia francese di vendicare i morti di Parigi e dalle dichiarazioni belliche di alcuni Paesi convinti di poter annientare l’Isis con azioni militari congiunte. Problemi in casa per Hollande e generale allerta per l’insorgere di atteggiamenti aggressivi nei confronti dei musulmani, come avviene nelle bainlieu parigine, dove la comunità islamica, la più numerosa d’Europa, vive nella più drammatica marginalità sociale e in condizioni di povertà. Siamo alla vigilia di una terza guerra mondiale? Esperti militari e politici avveduti sospettano che la lotta al fondamentalismo dell’Isis, tardiva e gravata da intenti incompatibili tra loro dei Paesi del mondo occidentale, possa davvero aprire un pericoloso fronte bellico, generato da interessi di parte, di chi trae profitto dal traffico di armi e tende a mettere le mani sulle risorse petrolifere dell’area. Dagli archivi delle cineteche sarebbe opportuno estrarre le tragiche immagini della seconda guerra mondiale per proiettarle in ogni luogo possibile, attivare la memoria di chi c’era e ammonire chi non l’ha vissuta.
Nella foto immagini di una bainlieu parigina
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