Tra un mese e quattro giorni sarà Natale, quest’anno festività probabilmente in tono minore. Il mondo non è più lo stesso e anche la voglia di allegria familiare dovrà fare i conti con le minacce del Califfato, la condizione di vulnerabilità del mondo occidentale, la paura dello stare insieme che sollecita la tradizione del 25 dicembre e ancora di più l’euforia del Capodanno con il saluto collettivo al 2016. Grandi capitali e metropoli, New York, Tokio, specialmente Londra e nel suo piccolo la Salerno, per anni guidata dall’attuale presidente della giunta regionale campana De Luca, non rinunciano alle anticipazioni degli addobbi natalizi, a clamorose invenzioni luminose nelle strade. Con l’approssimarsi del Natale, negozi e supermercati alimentari mettono in evidenza panettoni e affini. Tra tanti anche il pandoro della Melegatti, incappata in un incidente di percorso che l’ha costretta a smentirsi in tutta fretta per evitare contraccolpi commerciali. E’ successo, come racconta la Repubblica, che l’azienda veneta ha pubblicato sul social Facebook il seguente slogan, degno della peggiore omofobia: “Ama il tuo prossimo come te stesso…basta che sia figo e dell’altro sesso”. Apriti cielo. Investita da proteste e contestazioni, la Melegatti ha cancellato quanto pubblicato e ha chiesto scusa. Ha precisato anche che l’agenzia di cui si serve per la promozione pubblicitaria ha pubblicato lo slogan senza autorizzazione e che il mandato le è stato azzerato. Rimane il sospetto sulle ragioni che hanno ispirato l’infelice espressione e non dovrebbe essere molto lontano dalla realtà il condizionamento del creativo di turno per l’appartenenza della Melegatti a una regione, qual è il Veneto, leghista e omofoba.
Nella foto Londra natalizia
Via con le opere di giganti dell’arte
Si rimane in Veneto per sollevare i mille dubbi sulla protezione in Italia delle opere d’arte. Il tema, di clamorosa attualità, è parte sostanziale della cronaca dei furti compiuti in danno del nostro patrimonio, unico al mondo per qualità e quantità di preziose testimonianze del passato. Frammenti di affreschi staccati dalle mura di case negli scavi di Pompei e di statue, dipinti, vasi e altri reperti archeologici, sono rubati da ladri di professione e da turisti incivili. Finiscono nelle case di nababbi, acquisiti illegalmente, prelevati su commissione, o nelle mani di ricettatori senza scrupoli. Il peggio si deve ai picconatori dell’Isis che distruggono a martellate quanto civiltà eccelse hanno lasciato ai posteri. Il Museo veronese di Castelvecchio ha subìto una raid di ladri super organizzati che hanno studiato il piano con cura meticolosa. Interessano poco i dettagli dell’operazione: i vuoti nelle pareti spogliate delle opere di Mantegna, Rubens, Tintoretto, Bellini, Pisanello, (diciassette i quadri rubati) sono altrettante ferite e richiedono terapie inedite se si vogliono impedire episodi analoghi, repliche di furti riusciti. I carabinieri provano a rendere meno doloroso il giorno dopo. Sostengono, in parte a ragione, che nessuno oserebbe esporre in privato opere così famose e il Nucleo per la tutela del patrimonio artistico alimenta la speranza di ritrovare i quadri rubati, com’è avvenuto in passato. Uno sconcertante dettaglio: mentre i ladri erano all’opera il sindaco di Verona Tosi era a cena al ristorante, in compagnia della direttrice del museo rapinato.
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