TUTTI I MISTERI DELLA TEMPLE UNIVERSITY / DOPO MARINO ECCO LA BENOTTI STORY

Temple University. Il suo nome ricorre in due freschi fatti di cronaca. Il caso Marino e il caso Vatileaks 2. Partiamo dal primo. Una delle tappe fondamentali nel tour numero 2 (arieccoci col due) dell’ex sindaco di Roma, in concomitanza con la visita di papa Francesco, è stata proprio quella alla Temple University, nella “sua” Philadelphia. Invitato da un amico-docente a tenere una lezione di alto profilo, è stato con ogni probabilità ricompensato con un “gettone” stabilito dallo stesso Ateneo. “Una prassi comune – hanno sottolineato colleghi universitari – si viene chiamati per uno o due lezioni, e in genere il cachet stabilito proprio dall’università non è inferiore ai 1500-2000 euro ora. Evidentemente viaggio e altri benefit esclusi”.

Passiamo ai freschi scandali vaticani tirati fuori dai libri di Fittipaldi e Nuzzi. “Nell’inchiesta sui corvi – ha titolato il Corsera del 7 novembre – spunta un ex giornalista Rai, funzionario a palazzo Chigi”. Si tratta di Mario Benotti, un curriculum lungo mezzo chilometro in cui spiccano un paio di docenze universitarie: quella alla Sapienza di Roma e alle Temple University di Philadelphia.

Schermata 2015-11-15 alle 10.03.14Brevi note sulla Temple. Fondata nel 1884 da Russell Conwell, ha allevato, cresciuto e laureato quasi 40 mila studenti, divisi in ben 400 programmi universitari, potendo contare su 7 campus in Pennsylvania e 4 location estere: Tokyo, Singapore, Londra e Roma. “La gran parte dei professionisti che operano in Pennsylvania – sottolineano con enfasi nell’ateneo – si formano da noi”. A Roma una bellissima sede sul lungotevere, Villa Caprari, che ospita tra l’altro una mega biblioteca da 15 mila volumi e una Art Gallery. Spiega un addetto: “Siamo un’università parastatale, come dicono gli americani ‘State related’. Qui a Roma vengono gli studenti iscritti a Philadelphia per degli stages o corsi di perfezionamento. Non facciamo iscrizioni di studenti italiani. Se qualcuno volesse iscriversi, deve farlo a Philadelphia, per poi vedersi riconoscere il titolo di studio in Italia. Ma non è molto economico, il tutto: 25 mila euro l’anno, anche se di meno rispetto alle altre università americane. E’ molto ricercata, la nostra università, dai docenti, che ci tengono a tenere lezioni, come è successo proprio con Marino a Philadelphia, e anche qui a Roma in precedenza”. Una consuetudine, quindi, per l’ex sindaco, sia le lezioni a stelle e strisce che quelle sul lungotevere.

Stesso itinerario per Mario Benotti. Il quale – dicevamo – ha un affollato pedigree, dove spiccano due chicche “renziane”: è capo della segreteria del sottosegretario Sandro Gozi, uno dei fedelissimi del premier, e fresco collaboratore del sindaco di Firenze, l’iper renziano Dario Nardella, che a maggio l’ha nominato “consigliere del sindaco in materia di rapporti con le confessioni per il dialogo interreligioso”. E’ stato proprio Benotti (che ora si è dimesso dall’incarico) ad organizzare, per il Comune, la visita di papa Francesco a Firenze di pochi giorni fa. Incarico ‘benedetto’, durante il maggio fiorentino, nel corso del Festival delle Religioni, dove Benotti ha moderato l’incontro di “teopolitica” – così ha amato definirlo – tra il giornalista egiziano Zouhir Louassini e monsignor Vincenzo Paglia.

Un suo grande amico, Paglia, storico patròn della comunità di Sant’Egidio. E’ stato proprio il monsignore – quando era vescovo di Terni – a chiedergli di entrare a far parte del consiglio d’amministrazione della pericolante Banca di Spoleto, poi commissariata da Bankitalia per un crac annunciato (e costatogli una condanna ad oltre 80 mila euro per irregolarità accertate da Bankitalia). L’intenzione era quella di “puntellare lo strapotere calante del cavalier Giovannino Antonini, che con Sant’Egidio è stato sempre gentile”, come nota Dagospia. Ma il dominus per anni incontrastato della Popolare di Spoleto, big Antonini, era legato a Benotti anche attraverso un’altra sigla: la Human Health Foundation, di cui è stato membro all’interno del cda. “Onlus” che da Spoleto ha cercato di ramificarsi in tutta Italia, la Fondazione, potendo contare su influenti amici anche negli States.

Amicizie che contano e poltrone pesanti, nella Benotti story. Tra le prime, tanto per mostrare uno spirito bypartizan, quella con il gran Ciambellano di Berlusconi, ossia Gianni Letta. Poi quella con un altro pezzo da novanta della Dc che fu e oggi folgorato – anche lui – sulla via di premier Matteo: l’ex deputato della Balena bianca in terra lucana (fedelissimo, un tempo, di Emilio Colombo) Vincenzo Viti, oggi sotto inchiesta per la Rimborsopoli alla Regione Basilicata, decine di migliaia di euro – secondo le accuse dei pm – in pranzi, lazzi & cene. Fra le comode poltrone, oltre che di marca Rai (Rai international) e media (l’arcipelago vaticano cartaceo e radiofonico), anche quella in una sigla misteriosa: Optel InP Consortium, a quanto pare “un organismo impegnato in ricerche chimiche e per l’ottimizzazione della sicurezza nei sistemi radar e di aviazione”.

Ma al tempo stesso mister Benotti si dedica a “progetti in difesa dell’ambiente e per lo sviluppo delle energie rinnovabili” a bordo di un’altra accorsata sigla: “Scientific Committee of Roma Capitale Investment Foundation”. Un’altra fondazione.

Piccolo consiglio ai pm che indagano sui tanti misteri vaticani: non sarebbe il caso di dare una sbirciatina a sigle spesso avvolte nelle nebbie tiberine, che a volte portano lontano, fin negli States?

 

Nella foto Mario Benotti

 


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