MATHIEU FLAMINI / DAL CALCIO AL BUSINESS MUNDIAL NELLE TERRE DI GOMORRA  

La scoperta del secolo, e non lo sapevamo. Il brevetto industriale che può cambiare il mondo, e ne eravamo all’oscuro. Un maxi business da 30 miliardi di euro sotto casa, e nessuno ce lo diceva. E’ quello dell’acido levulinico, passo passo realizzato da una stella del calcio internazionale, Mathieu Flamini, e da un imprenditore casertano, Pasquale Granata, noto ai paparazzi come eterno fidanzato di Nina Moric: miracolo messo in campo della sigla GF Biochemicals, new entry nello star system della ricerca applicata, le cui iniziali stanno proprio per G come Granata e F come Flamini.

Pasquale Granata con Nina Moric

Pasquale Granata con Nina Moric

La notizia bomba scoppia fragorosa in Inghilterra, proprio perchè Flamini ora gioca nell’Arsenal, i celebri Gunners di Londra. E’ infatti al popolarissimo “Sun” che Mathieu apre il suo cuore: “Siamo dei pionieri – esulta come dopo un gol nel sette – stiamo aprendo le porte di un nuovo mercato, e si tratta di un mercato da 20 miliardi di sterline. All’inizio volevamo chiamare la società Green Futures. Sono stato sempre un amante della natura e interessato ai destini dell’ambiente, ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale. Pasquale la pensava nello stesso modo quando ci siamo conosciuti. E insieme cercavamo il modo di poter dare il nostro contributo alla soluzione del problema”.

Mathieu e Pasquale si incontrano a Milano nel 2008, appena l’asso francese sbarca all’ombra della Madunina, ingaggiato dal Milan stellare di Carlo Ancelotti: qui conosce un fresco laureato in Economia, bocconiano di belle speranze, il casertano Pasquale Granata Pagano. Tra una partita e un party si consolida una vera amicizia: “quando sono arrivato al Milan nel 2008 ho incontrato Pasquale, che è diventato un mio amico intimo e abbiamo subito cominciato a pensare di fare qualcosa insieme”. Così, giorni fa, Flamini racconta alla firma calcistica del Corriere della Sera Alberto Costa: “Nelle nostre discussioni milanesi emergeva forte il desiderio di contribuire in qualche modo ad affrontare il problema del riscaldamento della Terra”. Prosegue Costa descrivendo i due ragazzi “innamorati della natura e sensibili ai grandi temi ambientali del terzo millennio”: “cominciano ad informarsi, si documentano. E decidono di finanziare un progetto promosso dal Politecnico di Milano il cui scopo è quello di reperire fonti di energia alternative al petrolio. E’ la loro fortuna perchè la ricerca porta a scoprire che la molecola dell’acido levulinico possiede queste potenzialità”.

Novelli Rubbia formato industriale, i due inseparabili amici studiano, prendono contatti internazionali, investano capitali ingentissimi: “nel più stretto riserbo, senza neanche farlo sapere agli amici più cari e agli stessi genitori”, raccontano orgogliosi oggi. Del tutto “disinformati”, ovviamente, i media.

Mathieu e Granata nella foto ufficiale

Mathieu e Granata nella foto ufficiale

Nello stesso periodo le cronache campane avevano modo di interessarsi di una grossa iniziativa nel settore della ricerca applicata, propria in provincia di Caserta, area di Marcianise, località Lo Uttaro, tristemente balzata alla ribalta per sversamenti illeciti di rifiuti & ogni sorta di avvelenamento super tossico del territorio. E’ del 2007 un convegno promosso dalla società “Le Calorie” sul tema “Lo Uttaro, il giorno dopo – Dalla discarica alla valorizzazione delle frazioni differenziate dei rifiuti”. E’ l’occasione per far conoscere al mondo e ai media che nella martoriata Terra di Lavoro, e terra di conquista dei clan – Casalesi in testa, e i Belforte a presidiare con piglio deciso quella ricca area industriale – è possibile avviare iniziative valide non solo sotto il profilo produttivo e occupazionale, ma anche sotto quello scientifico e dell’alta innovazione. Alla Calorie, infatti, si “sta sperimentando l’utilizzo di materie prime rinnovabili”, la conversione di prodotti ad alto valore aggiunto, la trasformazione del vetro riciclato in mattonelle di cotto e, soprattutto, la miracolosa “trasformazione della cellulosa dei rifiuti, come carta e legno, per produrre acido levulinico con un impianto a ridotto impatto ambientale”. Un insieme di “iniziative imprenditoriali e attività di ricerca che saranno alimentate da energia solare grazie ad un campo fotovoltaico da realizzarsi entro breve tempo”. Così le cronache di giugno 2007, in occasione del meeting al quale partecipano autorità politiche, istituzionali e accademiche.

 

ASSI NELLA MANICA & GRANE

E già in quel periodo “Le Calorie” ha un asso nella manica. Ossia il brevetto del processo industriale, comprato dalla statunitense Biofine Inc. del Massachusetts, che lo aveva sviluppato in partnership con la pubblica DOE (fa capo al US Department of Energy) e con la privata Nyserda di New York. Una vera rivoluzione, in campo industriale, perchè l’acido levulinico ha un immenso campo di applicazione: in primis come alternativa all’oro nero, il petrolio, e poi da utilizzare per l’industria farmaceutica, alimentare, cosmetica, per la produzione di detergenti e di plastiche.

Ma ecco che a metà 2008 piomba su Le Calorie un meteorite. Ossia un’inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere, arrivata come un fulmine a ciel sereno. Ecco cosa scrive la stampa casertana dell’epoca, luglio 2008. “Indebite percezioni di contributi statali e comunitari per 37 milioni di euro, da parte di persone fisiche e giuridiche riconducibili all’attività della società ‘Le Calorie’ di Caserta, operante nel settore dei rifiuti, sono state scoperte dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Napoli, nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria della procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere. La truffa – viene precisato nel resoconto – sarebbe stata attuata grazie ad un complesso sistema di frode attuato da numerose aziende nazionali ed internazionali amministrate da imprenditori compiacenti, soprattutto negli Stati Uniti, ed è stata scoperta nel prosieguo delle indagini della procura sammaritana che ha interessato, in particolare, lo stabilimento casertano di “Le Calorie”. I contributi statali e comunitari sarebbero stati percepiti attraverso false sovraffatturazioni, operazioni intragruppo e false fatturazioni per cessione di brevetti alle società americane connesse all’attività di “Le Calorie”. Il 2 aprile scorso il tribunale di Santa Maria dispose gli arresti domiciliari, poi revocati, per il fondatore dello stabilimento, Mario Pagano, imprenditore casertano impegnato nei settori delle costruzioni e dei rifiuti”.

Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere

Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere

Padre di Pasquale Granata, l’amico e socio di Flamini (i due – guarda caso – si conoscono proprio in quel fatidico 2008), patron Mario tre anni dopo racconta al periodico ambientalista “Terra” l’odissea di quegli anni e lo stop al grande business per via giudiziaria. Un’iniziativa che nasce nel 2002, va avanti, mette radici fino al cortocircuito: “L’indagine ha riguardato questo impianto – ricorda Pagano Granata senior – che ha beneficiato dei finanziamenti della legge 488. Finanziamento che, come si vede dalla realizzazione degli impianti, è stato rigorosamente rispettato. Indagine che ha influito sullo start up dell’azienda, nata con un pm che ha fatto richiesta di sequestro e di revoca dei contributi nell’ottobre del 2007, proprio quando stavamo partendo”. Prosegue il racconto: “Io non porto rancore, ma il problema di questo territorio è che non c’è cultura d’impresa. Noi stessi abbiamo avviato questa iniziativa perchè gestivamo il servizio di raccolta dei rifiuti a Caserta da dieci anni. Abbiamo intuito che lo smaltimento dei rifiuti sarebbe stato un interesse imprenditoriale e un’esigenza sociale. Abbiamo investito su tecnologie, sulla fase biologica, avremmo potuto impiegare oltre 200 persone. Siamo su pubblicazioni americane, come Chemical, abbiamo accordi con Shell, Basf, Dupont, con società americane. Qui a Caserta. Accordi che inevitabilmente sono bloccati con l’indagine e il sequestro. Provvedimento che, per quanto riguarda lo stabilimento, è stato archiviato”. E aggiunge: “Rimettere in moto un meccanismo del genere non è affatto semplice. Ma in questo territorio non c’è il clima adatto. Per questo stiamo spostando la nostra mission verso direzioni di materia prima diversa dai rifiuti”. Intanto Le Calorie – commentava con amarezza Terra – “sta avviando dei centri di ricerca al Nord, a Milano, dove si sperimentano nuove iniziative per il revamping e l’adeguamento della nuova linea aziendale. Lontano da Caserta e dalla Campania”.

Dal 2011 – quando “l’impianto è pronto, ma chiude per sempre”, come titola Terra – passiamo all’ oggi, quando succede il miracolo e, d’incanto, scopriamo che quegli impianti sono vivi, vegeti, produttivi e in grado, come sottolinea Flamini, di “dare lavoro a 80 addetti diretti e 400 nell’indotto”. Scrive il Sun: “il Gunner è particolarmente orgoglioso di dare un contributo alla grave crisi del lavoro in Italia, con una disoccupazione giovanile che è cresciuta ai suoi livelli più alti perfino questa estate” del 2015.

Ma lo champagne era stato stappato già a luglio, e precisamente il 21. Così informa il notiziario biomedico “GoInpharma”: “GF Biochemicals ha annunciato ieri di aver iniziato la produzione di acido levulinico nel suo impianto di Caserta. L’annuncio è stato fatto in occasione del Bio World Congress che si tiene a Montreal. Quello di Caserta – viene precisato – è il primo impianto per la produzione di acido levulinico a livello industriale a partire da biomasse (amido). L’acido levulinico è una importante materia prima per la sintesi di plastiche biodegradabili, biocarburanti e plastificanti. La capacità produttiva dello stabilimento verrà quintuplicata entro due anni”.

Ma sentiamo ancora alcune dichiarazioni del calciatore-scienziato rilasciate al sito inglese MailOnline: “l’acido levulinico è una molecola identificata dal Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti come una delle 12 molecole con il potenziale di poter rimpiazzare il petrolio in tutti i suoi utilizzi. I ricercatori americani ci hanno detto che il levulinico rappresenta il futuro e noi andando avanti con queste ricerche siamo riusciti ad arrivare a questa grande scoperta e successo”. Meglio di tre gol alla finale di Champions. Perchè tutto ciò – incredibile ma vero – porta ad un quasi monopolio mondiale del tandem franco-casertano per la produzione del futuribile acido. Il centrocampista ex Milan – una sorta di Gattuso con meno grinta ma più tecnica – si manda in rete: “abbiamo il monopolio, un affare da 30 miliardi di lire”. Non sono nuts, noccioline. Nè negli States, né tantomeno nel desolato e martoriato hinterland casertano.

Prosegue ancora MailOnline, sull’onda delle rivelazioni di monsieur Mathieu: “Il nostro quartier generale è il laboratorio di Caserta, ma stiamo aprendo uffici a Milano e uno anche in Olanda, a Geelen. Poi apriamo negli Stati Uniti. I nostri ricercatori, chimici e altri scienziati vengono da cinque diverse nazioni europee, ma anche dall’Egitto”.

Sorge spontanea la domanda: è possibile conoscere la ricetta del “miracolo” germogliato nelle terre di Gomorra? Dove non si muove foglia che Casalese non voglia? Quale il segreto “scientifico” di una simile rinascita? Di un’araba fenice che risorge dalle ceneri di uno stop giudiziario e industriale per arrivare al top del mondo? Come dire, dalla Lega dilettanti al Mundial?

 

Nel montaggio di apertura, Mathieu Flamini e, a destra, Pasquale Granata


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