“Solo i brigatisti potranno rivelare la verità su via Fani. E questo mi fa ancora più rabbia. Perché il loro silenzio è il frutto di un accordo con pezzi dello Stato. Il loro tacere è la volontà di mantenere questo patto. Le loro mezze verità solo un tentativo di batter cassa. Vorrei sapere come, e per ordine di chi, fu ucciso mio padre. Gli ex brigatisti non hanno detto tutto. E c’è ancora una parte di loro che lavora sottotraccia portando avanti ideologie del passato”.
In un’intervista al settimanale ”Oggi”, Giovanni Ricci, figlio di Domenico Ricci, l’autista dell’auto a bordo della quale il 16 marzo 1978 viaggiava Aldo Moro, cioè uno dei cinque agenti uccisi in via Fani, rilancia tutti i dubbi sull’episodio più oscuro delle Brigate Rosse. Dice ancora Giovanni Ricci: “Stando all”ultima relazione della polizia scientifica avrebbero sparato solo dal lato sinistro. Allora non mi spiego perché ci sono, e sono evidenti, i colpi dall’altra parte. Stando a una elaborazione grafica tridimensionale, i brigatisti, in movimento, avrebbero sparato attraverso il deflettore di sinistra, quindi si sarebbero spostati a destra. E tutto questo ”balletto” sarebbe stato fatto da killer, per loro stessa ammissione, poco esperti, e con mitra e pistole che si incepparono quasi subito. Dei 91 bossoli rinvenuti, tolti i due esplosi dall’agente Iozzino, 49 provengono da un’unica arma, 22 da un’altra: a impugnare queste furono secondo me mani esperte perché in frazioni di secondo colpirono, e con le auto in movimento, senza ferire Moro. Inoltre, dalle traiettorie si evince che il numero delle persone che spararono è superiore a quello riferito da Morucci”.
Ricci lancia un appello: “L’ex terrorista presente in via Fani Alessio Casimirri è ormai un cittadino nicaraguense e non rientrerà mai più in Italia: lo invito a contattarmi. Nessuno potrà farti niente, se hai un minimo di coraggio chiamami e parlami”.
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