La supercazzola della Bad Bank

Con una lettera inviata in queste ore alla Commissione Europea Adusbef e Federconsumatori denunciano ancora una volta la spregiudicata operazione bad bank, ideata dalle raffinate menti giuridiche di Bankitalia e Mef per far realizzare ingenti profitti alle banche in sofferenza, (che tuttavia continuano a distribuire ricchi dividendi agli azionisti, 2 miliardi Intesa San Paolo, 800 milioni Unicredit), addossando al pubblico, tramite la garanzia della Sace-Cdp-Tesoro, le sicure perdite.

Il piano prevede due nuovi advisor (Mediobanca e Jp Morgan), che si vanno ad affiancare quello nominato nei mesi scorsi (Boston Consulting group), e mette al centro la Sace (società di garanzia sulle esportazioni controllata da Cdp-Mef), chiamata a prestare le garanzie sulle obbligazioni senior che copriranno oltre la metà del funding del veicolo, accollandosi circa 100 mld di non performing loans (al lordo delle svalutazioni), per alleggerire le banche italiane di una parte consistente dei crediti deteriorati.

Mesi di confronto tra il Mef, la Commissione Ue, gli investitori e le banche, avrebbero partorito – secondo indiscrezioni di stampa – un’ ipotesi di lavoro definitiva che dovrebbe aggirare l’aiuto di Stato, tramite una società a capitale privato che compra 100 miliardi di sofferenze, la metà del totale, a un prezzo tra il 30 e il 40 per cento.

Come ha scritto oggi Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano (il cui articolo è stato allegato nell’esposto alla Commissione Europea): «perché un privato dovrebbe pagare 30 ciò che normalmente viene trattato a 10 ? Perché c’è la garanzia dello Stato. Funziona così: la nuova società appositamente costituita mette (e rischia) 9 -10 miliardi di capitale (guarda caso il 10 per cento dei 100 miliardi di sofferenze da comprare, curiosa coincidenza), i restanti 20 miliardi per arrivare a 30 li prende in prestito dalle banche (le banche? Sì, e chi sennò?). Nessuna banca presterebbe soldi a un cliente che sicuramente li perderà comprando a 30 un credito che vale 10. Allora c’ è la garanzia dello Stato, che dice alla banca: presta pure alla Amc (asset management company) i soldi con cui ti strapagherà i tuoi crediti in sofferenza, tanto se quella non riesce a restituirteli ci pensa lo Stato. Qui interviene l’ Unione europea: “Aiuto di Stato! È vietato!”. Dopo mesi di braccio di ferro la fantasia ministeriale inventa la preziosa supercazzola: la garanzia sarà prestata dalla Sace, società di garanzia sulle esportazioni, controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti e infine dallo Stato».

Quanto alla nuova società Amc, Visco dichiara:  «La partecipazione pubblica nel capitale di tale società sarebbe limitata o nulla». «Quindi – chiosa Meletti – se la società guadagna, perché riesce a realizzare dai crediti ammalorati più euro di quanto li ha pagati, il guadagno è dei privati; se la società perde, perché magari ha dato alle banche per quei crediti un prezzo troppo alto, o perchè non è stata brava a realizzarli, il conto delle perdite arriverà dritto dritto a casa dei contribuenti italiani o verrà aggiunto alla lista dei debiti lasciati ai loro figli».

Secondo dati ufficiali, il valore delle sofferenze vendute dalle banche alle società di recupero si è attestato – avendo venduto nell’ultimo triennio sofferenze per soli 11 miliardi, il 2 per cento del totale – a un prezzo medio del 10 per cento del valore nominale. Perché vorrebbero far lievitare i pagamenti alla società veicolo costituenda Amc (Asset management company) al 30/40 %, i cui soci azionisti privati della nuova società sono già stati individuati nelle Fondazioni bancarie (azioniste delle banche piene di sofferenze e della stessa CDP), grandi investitori istituzionali esteri, assicurazioni e “il mondo della previdenza” ?  Per poter continuare indisturbati a socializzare le perdite addossate al pubblico, capitalizzare i profitti e mettere a rischio perfino il sudato risparmio postale, raccolto negli sportelli ed impiegato nella Cassa Depositi e Prestiti ?

Su questa operazione di garanzie statali, che sembra ideata a danno dell’interesse generale e del bene comune, Adusbef e Federconsumatori, che vogliono vederci chiaro, hanno chiesto alla Commissione Europea di vigilare attentamente, per evitare che ancora una volta, le banche e la contigua autorità vigilante  possano continuare impunemente ad ipotecare il futuro degli italiani.

 


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