COSA ASPETTA LA CONSOB AD IMPUGNARE I BILANCI MPS, SU CUI INDAGA LA PROCURA DI MILANO ? 

Ancora oggi, ad anni di distanza sia dal dissesto che dagli omessi controlli della più antica banca, non si sa bene se la Consob abbia o meno impugnato gli ultimi bilanci di Mps, con particolare riguardo alla contabilizzazione “a saldi aperti” delle operazioni Alexandria e Santorini, piuttosto che “a saldi chiusi”, sofisma tecnico per considerare ciascuna delle componenti dell’operazione come una entità a sé stante ai fini del bilancio o una unica operazione, ovvero nei casi Alexandria e Santorini come due derivati, quali in realtà sono.

“Non so ancora cosa deciderà la Consob, ancora non ce l’ha comunicato”, ha affermato oggi Fabrizio Viola, A.D. di Mps,  circa la possibilità che la Commissione impugni i bilanci o chieda di rivalutare le singole poste che riguardano l’operazione Alexandria. Viola, a margine del terzo retail banking conference di Accenture, ha precisato che la Consob “ha chiesto delle spiegazioni sui criteri di contabilizzazione”.

Sia Deutsche Bank (Per Santorini) quanto Nomura (per Alexandria) considerano nei rispettivi bilanci le operazioni come derivati (un credit default swap, in pratica una assicurazione sul rischio Italia venduta da Mps), mentre la banca senese ha sempre optato per la contabilizzazione «a saldi aperti», ovvero non come un derivato. Ricevendo peraltro su questo punto l’avallo formale, più volte, della stessa Consob. La Bce invece, già con l’Aqr dell’ottobre 2014, ha detto di considerare Alexandria un derivato. Un punto importante contro la lettura «a saldi aperti» è emerso nelle ultime settimane, quando due funzionari di Nomura, sentiti dai pm di Milano nell’ambito dell’inchiesta sul Monte – filone falso in bilancio – hanno dichiarato che l’acquisto di Btp 2034 per 3 miliardi, che figurava come una delle componenti dell’operazione, in realtà non era mai avvenuto.

Nel 2010,gli ispettori Bankitalia si accorgono che c’è un problema di rischi per Mps dietro alle operazioni fatte con Nomura e Deutsche Bank per 5 miliardi di euro, con i derivati Alexandria e Santorini, già portato a conoscenza della Consob a luglio del 2011 attraverso un esposto anonimo ricco di elementi molto circostanziati, ribadito nel settembre 2011, quando si scopre che si tratta senza dubbio di derivati e che ci sono problemi sul bilancio di Mps, tanto da informarne nel 2012 la Consob, per competenza.

Nel bilancio non c’è traccia di derivati, al loro posto ci sono titoli di stato italiani, dei Btp, il che avrebbe dovuto allertare la Consob costringendo ad affrontare il problema i nuovi vertici, Profumo e Viola, che scoprono nell’ottobre 2012 carte in una misteriosa cassaforte, documenti che inchiodano la Consob alle sue responsabilità. Bisogna aspettare il gennaio 2013 ed annesso comunicato stampa, che ipotizza  perdite sui derivati Alexandria e Santorini in relazione alla necessità di prendere 500 milioni di euro in più di Monti bond. Consob si guarda bene da chiedere a Mps di mettere a posto il bilancio ed evidenziare che i Btp per svariati miliardi di euro non ci sono, mentre due mesi dopo, a marzo 2013, Consob porta in campo anche Bankitalia e Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) per una comunicazione di sistema in cui si dà spazio a originali pratiche contabili funzionali a non rendere chiara la situazione di Mps.

Nel giugno 2014 e poi ancora nel giugno 2015 Mps raccoglie ben 8 miliardi di euro di aumenti di capitale, senza informare i mercati dai rischi, a differenza della Bafin (la Consob tedesca), che nel 2014 mette sotto osservazione il bilancio di Deutsche Bank su Santorini, obbligandola ad annotare che si tratta di derivati, non di titoli di Stato.

Adusbef e Federconsumatori, di fronte a tale sciagurata valutazione di una Consob, o incapace di tutelare il mercato ed i risparmiatori investitori, oppure collusa con i vigilati, tornano a chiedere un urgente repulisti con la destituzione immediata del presidente Giuseppe Vegas, e dei massimi vertici di una commissione inidonea a tutelare diritti ed interessi dei risparmiatori.


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