Vent’anni a sfornare lauree come pizzette, cultura (sic) formato hot dog, sedi sparse in tutta Italia, grosse amicizie politiche per il decollo e un volo senza problemi, fatturati da miliardi di vecchie lire, adesso il Cepu, il mitico Consorzio Europeo per la Preparazione Universitaria, è atterrato picchiando il muso: cotto, stracotto, chiede il fallimento, mentre la procura di Roma a quanto pare ha aperto un fascicolo per bancarotta per distrazione.
Ecco cosa scriveva l’Espresso in un’inchiesta di giugno 2007. “Nato nel 1995 per volontà dell’imprenditore Francesco Polidori, che ne ospita la direzione generale in un piano del suo lussuosissimo Hotel Borgo Palace di Sanseplocro, vicino Arezzo, l’istituto privato aiuta a suon di milioni gli studenti a preparare esami universitari. Oggi vanta 102 sedi, un fatturato annuo di 180 miliardi, più di 80 mila iscritti, 22 mila esami superati nello scorso anno di cui l’85 per cento al primo appello. E sponsor da Del Piero a Di Pietro”. La sede legale, in quel parto ’95, viene acquartierata a San Marino…
Ma che ci poteva “azzeccare” un uomo della “levatura” culturale del pm che aveva appena abbandonato la toga con un’accozzaglia di atleti-testimonial non proprio usciti dalle aule di Einstein, come lo stesso juventino Alex, l’interista Bobo Vieri, il motociclista Valentino Rossi e la pattinatrice Carolina Kostner? Un bel niente, se non che Di Pietro e Polidori erano grandi amici. Tanto che la creatura Italia dei Valori viene tenuta a battesimo proprio nel fastoso Borgo Palace, con la benedizione di patròn Cepu. Un’amicizia che dura nel tempo, e non muore certo quando l’esamificio passa sotto l’ala protettiva di Berlusconi e il patròn della cultura tanto al chilo trasloca alla corte di re Silvio, per coltivare sogni federalisti nella natia Umbria. No, l’amico Tonino è sempre vicino, come quando nel 1999 tiene diverse conferenze di “Tecnica processuale” in alcune sedi Cepu. Oppure anni dopo, maggio 2007. Ecco ancora il racconto dell’Espresso: “Tra i suoi amici il Cepu ha potuto vantare il senatore Antonio Di Pietro, da anni sostenitore del Consorzio, che ancora una settimana fa a palazzo Benincasa, sede Cepu di Ancona, ha potuto arringare la platea su temi di giustizia e cooperazione internazionale”.
Continuava il settimanale, nel descrivere il sistema-Cepu e le sue incredibili performance. “Una potenza. La cui forza sta tutta nei 3.200 tutor: giovani laureati non assunti, ma arruolati come collaboratori. Lo studente che chiede aiuto al Cepu, età media 26 anni e non lavoratore, sottoscrive un contratto per minimo tre esami al prezzo di 9 milioni. Se è promosso a un esame, il suo tutor viene pagato per intero (circa 700 mila lire lorde per 20 lezioni: una metà all’inizio e l’altra alla promozione). Se viene bocciato, il tutor incassa il 75 per cento del compenso, e il premio totale lo vedrà solo e quando lo studente ce la farà. Postilla non da poco: per l’asinello che getti la spugna prima di passare gli esami, non c’è rimborso”. Ma quanti asinelli & asinoni saranno usciti con lode, applausi e baci accademici dall’allevamento di marca Polidori?
Una nota dolente esami, diplomi e lauree in casa Di Pietro. Lui, Tonino, venne accusato da Berlusconi, nel corso di un Porta a Porta, di aver comprato la laurea grazie ai Servizi segreti. La toga querela, ovviamente vince e un paio di mesi fa in sede civile ottiene un risarcimento da 70 mila euro. Più o meno nello stesso periodo (2008) rimbalzavano sui media i “problemi” incontrati da Di Pietro junior, Cristiano, per scalare la vetta della maturità: forse troppo impegnato il rampollo, in quel periodo, nel curare i rapporti (anche telefonici) con Mario Mautone, il provveditore alle Opere pubbliche di Napoli finito sotto inchiesta per appalti facili.
Ma torniamo al Cepu. Che fino al crac finale di questi giorni l’aveva sempre passata liscia. A nulla è approdata un’inchiesta a carico di Polidori per frode fiscale (“fatti vecchi, prima del ’93, prima ancora che il Cepu nascesse”, minimizzavano al Consorzio). Nè una vicenda del 2001 che vide coinvolti i responsabili della sede di Urbino, accusati di aver venduto tesi universitarie: il Cepu, comunque, non si costituì nemmeno parte civile. Nè le denunce provenienti dagli studenti che si ritenevano vittime di truffe o raggiri.
CEPUS DEI, UN LIBRO CHOC
Un libro choc scritto dall’avvocato Michele Bonetti e dal medico Paolo Citro, uscito poco più di un anno fa, “Cepus Dei”, ne racconta delle belle, sia sul Consorzio che sull’intero sistema formativo nazionale, costruito ad hoc solo per far affari e privatizzare l’istruzione, sulle pelle degli studenti ai quali viene negato il diritto allo studio e alla formazione. Ecco alcuni stralci.
“Oggi l’impero Polidori comprende, oltre a Cepu: Grandi Scuole (corsi di reclutamento per conseguire diplomi di scuola superiore), la storica scuola Radio Elettra (per informatici, elettronici, impiantisti…), Cesd (ente di formazione per conciliatori professionali e mediatori civili: una srl con socio unico che ha sede in Lussemburgo), l’ateneo Formass (istituto di formazione per la carriera televisiva e nuovi media: 19.800 euro per un master), gli istituti Callegari e Accademia del Lusso a Milano, la fondazione Campus, l’università on line E-Campus e InCampus, campus privato universitario”.
“Nel 2010 lo slogan di Polidori sui giornali era, ‘l’università del futuro è on-line!’. Se non avessimo politici corrotti – denunciano Bonetti e Citro – queste oscenità non sarebbero tollerate e i nostri studi accademici tornerebbero ad avere valore. Oggi è solo un mercato di bassa lega. Per fortuna nel 2011 la Corte dei Conti, esercitando il controllo di legittimità sugli atti ministeriali, ha eliminato dal Decreto programmazione quell’articolo 6 che avrebbe permesso agli atenei telematici di diventare università a tutti gli effetti. Per ora, ma quanto durerà?”. Interrogativo pesante come un macigno, con le privatizzazioni spinte che tirano e la lobby degli atenei (sic) privati e telematici sempre più forte, da Nord a Sud.
E infatti “è un grande business quello delle università on line – sottolineano gli autori – costi medi di 12 mila euro in tre anni per ogni studente, per un giro d’affari di oltre 100 milioni all’anno, senza contare master e specializzazioni. Fenomeno tutto italiano, se si pensa che da noi le università telematiche sono undici, e questo è il numero più alto in Europa (in ogni nazione ne esistono in media una o al massimo due). Di queste la più grande è E-Campus. A volte ti laureano in due invece che in tre anni, snocciolando titoli a che li pretende per far carriera, più che approfondire studi e competenze”.
“L’ultima trovata pubblicizzata sui media è ‘La professione di avvocato ti aspetta’, ovvero la scorciatoia spagnola ideata dal gruppo diplomificio (Grandi Scuole), esamificio (Cepu), laureificio (E-Campus). In cosa consiste? Semplice: tutti quei poveri laureati in Legge che non riescono a superare l’esame di Stato per diventare avvocato, il Cepu li porta in Spagna a sostenere l’esame, si iscrivono all’albo spagnolo degli avvocati e, dopo tre anni di esercizio, sono equiparati all’abilitazione italiana”.
Scrivono ancora gli autori. “Certamente quelli del Cepu si sono fatti molti soldi sulla pelle dei nostri figli, con i corsi di preparazione a esami che nemmeno dovrebbero esserci. Il numero chiuso è stata la loro gallina dalle uova d’oro e anche la loro salvezza, se si considera che prima di quella data il il Cepu navigava in cattive acque economiche. Ma chi e cosa c’è dietro al Cepu?”. A questo punto comincia un lungo excursus che porta nei Palazzi del potere e nelle ovattate stanze vaticane. Con un inedito del cardiochirurgo Carlo Marcelletti, primario all’ospedale Bambin Gesù di Roma e morto in circostanze avvolte nel mistero (al solito “mai chiarite”): “A quei tuoi amici che combattono contro il numero chiuso devi dire che a volere la legge sono stati in tanti e tra questi c’è anche il Cepu. Ma dietro al Cepu pare che ci sia la Chiesa e dietro la Chiesa l’Opus Dei. Sai perchè la Chiesa vuole il numero chiuso? Per avere il controllo su tutte le facoltà di Medicina in Italia”.
Ma ecco la ciliegia sulla torta, ossia per quali vie cresce Cepu, si ramifica e articola la sua presenza attraverso una sfilza di misteriose sigle spesso e volentieri estere, in comodi e accoglienti paradisi off shore. “Gli affari di Cepu girano su ben altri paradisi fiscali. Cesd srl, società depositaria del marchio, con sede a Roma, ha un capitale di 5.903 milioni, interamente controllato da una holding lussemburghese, la JMD International SA, creata nel 2007 con un capitale iniziale di 31 mila euro, tutti in mano alla fiduciaria panamense Grandbridge Corp., il cui presidente, Louis Alberto Laguna, è uno dei tanti prestanome del piccolo staterello nello stretto. Chi stia veramente dietro la Grandbridge, al vertice dell’impero Cepu, non è dato sapere”.
Un intrico societario che avrebbe certo ingolosito il palato del Di Pietro investigatore di razza del pool milanese. Non è mai troppo tardi…
In apertura, Francesco Polidori e, a sinistra, Antonio Di Pietro.
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4 pensieri riguardo “CEPU, L’IMPERO DELLA “FORMAZIONE” FINITO IN CRAC. ECCO SIGLE, AFFARI, AMICI & MISTERI CHE PORTANO FINO A PANAMA”