Va avanti il processo per lo scandalo del sangue infetto, il mega traffico di emoderivati che ha causato migliaia di vittime e lutti. Il giudice del tribunale di Napoli, Giovanna Ceppaluni, lo scorso 12 ottobre ha respinto le ultime eccezioni sollevate dalle difese dell’ex direttore generale del ministero della Sanità, Duilio Poggiolini e dei dipendenti del gruppo Marcucci.
Lo rendono noto Stefano Bertone ed Ermanno Zancla, legali delle persone offese e di numerose associazioni di familiari deceduti e che sono coadiuvati a Napoli dagli avvocati Valeria D’Alessandro e Pasquale Vaccaro.
Gli imputati chiedevano che fosse dichiarata la prescrizione, e comunque che il processo fosse nuovamente trasferito. Invece il tribunale ha dato ragione alle famiglie delle vittime, disponendo che si cominci il 9 novembre con la creazione del calendario del dibattimento, che si prevede durerà almeno un anno. ”Ieri è stato un giorno storico per l’Italia – affermano i legali – per la prima volta si apre questo processo inseguito per decenni, e ora abbiamo la certezza che arriverà sino alla sentenza di merito. Potremo così approfondire le responsabilità di una strage di Stato intrecciatasi con i crimini di industrie senza scrupoli. Parleremo di acquisti di plasma da carceri di massima sicurezza americane, test di sicurezza omessi, informazioni tenute segrete a migliaia di famiglie.”.
Tra la fine degli anni ’70 ed il 1987 rimasero contagiati con il virus dell’HIV – quello dell’Aids – più di 650 emofilici italiani. Circa 500 di loro sono già morti mentre gli altri muoiono al ritmo di 5-6 l’anno. I pazienti, infatti, per controllare una malattia genetica del sangue che causa continue emorragie, avevano utilizzato farmaci “salvavita” derivati dal plasma di migliaia di donatori. Plasma che però si rivelò importato dall’estero da donatori mercenari. Altri 2500 emofilici, praticamente la quasi totalità, all’epoca dei fatti, in Italia, nello stesso periodo furono infettati con il virus che causa l’epatite C, con numerosi ulteriori decessi.
Esprime soddisfazione anche il signor Luigi Ambroso, presidente di Comitato 210/92 per un’Equa Giustizia, ammesso come parte civile contro gli imputati, e che al suo interno racchiude le associazioni regionali emofilici della Liguria, del Veneto e della Calabria: “questa saga giudiziaria, che per due decenni ha vissuto fasi alterne, fra Trento e Napoli, con rinvii a non finire, ha finalmente preso la piega che auspicavamo nel lontano 2001. Ora è il nostro momento, è il momento di far emergere la scomoda verità di un autentico crimine nazionale, e forse di rendere un po’ di giustizia ai tanti amici scomparsi, abbandonati dallo Stato”.
Ambroso tuttavia ammonisce: “ricordiamoci che la magistratura non ha ancora aperto la seconda fase di processi, quelli che riguardano le industrie straniere, detentrici all’epoca di più dell’80 del mercato: ora non ci sono più scuse, perciò ci attendiamo dalla Procura di Napoli l’immediata formulazione dell’avviso di chiusura indagini a carico dei dirigenti stranieri”.
Il processo che si apre il 9 novembre è per omicidio colposo plurimo di un primo, ridotto numero degli emofilici deceduti per l’assunzione di diversi farmaci. Oltre alle associazioni dei danneggiati è parte civile anche il ministero della Salute. Solo poche settimane fa il tribunale napoletano aveva respinto le eccezioni di Poggiolini che sosteneva l’incapacità di partecipare al processo, per gravi ragioni di salute, accordandola invece al fondatore del gruppo Marcucci, Guelfo.
P. S. Di sicuro Guelfo Marcucci versa in condizioni gravissime, per non prendere parte al processo di Napoli. Sta ben peggio – a quanto pare di Duilio Poggiolini, che giorni fa è stato trovato in una stanza fatiscente di un ospizio abusivo alla periferia di Roma; e portato via in ambulanza dopo un’irruzione della polizia nella struttura fuorilegge.
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