Nel ventennale della scomparsa un libro ricco di inediti e nuove letture critiche
Chi si ricordava più che Le Quattro Giornate di Napoli, il film girato da Nanni Loy nel ’62, era stato definito dal “Times” di Londra “il più bel film sulla Resistenza italiana dopo Roma città aperta” e, in assoluto, “uno dei più bei film di guerra che sia mai stato fatto”? E quanti, persino tra i cultori di storia del cinema, sapevano che questa pellicola della Titanus, acclamata in tutto il mondo, aveva invece suscitato nella Germania Federale una ondata di sdegno revanscista di tale portata da mettere a repentaglio i rapporti con il governo italiano e le nascenti istituzioni europee? E che dire dell’inedito di Vasco Pratolini, custodito nella biblioteca del Gabinetto Viesseux, dal quale si scopre che lo scrittore fiorentino, punta di diamante del prestigioso team di sceneggiatori (che annoverava i nomi di Carlo Bernari, Raffaele La Capria, Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa), aveva scritto un trattamento precedente, poi sensibilmente modificato, per il film di Loy?
No, non è davvero un deja vu l’ennesimo volume, fresco di stampa, sulle Quattro Giornate di Napoli, ma un’operazione editoriale e di ricerca collettiva che merita attenzione per le continue sorprese che riserva al lettore (e agli stessi studiosi), per l’originalità di alcuni temi trattati, per le molteplici e inedite chiavi di lettura dell’evento più glorioso (e discusso) della Napoli contemporanea, e – non da ultimo – per la proficua collaborazione tra studiosi di consolidata esperienza e giovani ricercatori.
Da questa nuova rete di apporti la Esi (Edizioni Scientifiche Italiane) ha tratto L’onda della libertà. Le Quattro Giornate di Napoli tra storia, letteratura e cinema, presentato in anteprima il 30 settembre al Liceo “Genovesi” nell’ambito delle manifestazioni per la ricorrenza del primo e glorioso evento della Resistenza italiana. Curatori del libro, promosso dall’Istituto Campano per la Storia della Resistenza “Vera Lombardi” con la prefazione del suo presidente Guido D’Agostino, ordinario di Storia contemporanea all’Università “Federico II” di Napoli, sono Ugo Maria Olivieri, professore associato di Letteratura italiana all’ateneo federiciano e storica firma della rivista “Il Tetto” diretta da Pasquale Colella; Mario Rovinello, docente/ricercatore dell’ICSR e cultore della materia di Letteratura italiana alla “Federico II”; Paolo Speranza, docente nei Licei e ricercatore di storia contemporanea, direttore della rivista e della collana “Quaderni di Cinemasud”.
Il rapporto tra cinema e storia, focalizzato sul film del ’62 di Nanni Loy (a tutt’oggi, ribadisce D’Agostino, la principale fonte di conoscenza sull’evento del settembre ’43), è l’asse portante della ricerca confluita in questo volume, che si snoda attraverso i saggi (inediti e molto documentati) dello stesso Speranza sulla vibrante polemica che accompagnò l’uscita del film nella Germania di Bonn, di Massimiliano Gaudiosi sugli spazi urbani nel film e di altri studiosi (Valentina Abussi, Immacolata Del Gaudio, Arturo Martorelli, Francesco Soverina, Maurizio Zinni) sull’importanza del film di Loy nella storia del cinema italiano e nella lettura della Resistenza nel particolare contesto di rinnovamento politico e culturale dei primi anni ’60. Di estremo interesse anche la testimonianza di Antonio Piscitelli, comparsa mancata nel ’62, sulle “memorie di un vicolo” nel contesto della rivolta antinazista che la pellicola della Titanus (oggi riproposta in un nuovo dvd, analizzato criticamente nel libro da Salvatore Iorio) ebbe il merito di far riemergere dal lungo, e interessato, oblìo dell’epoca laurina: un tema centrale, approfondito con rigore nell’ampio saggio di Olivieri e Rovinello sulla memoria delle Quattro Giornate e la condizione degli intellettuali napoletani tra gli anni Quaranta e Cinquanta.
Per i promotori e curatori del libro (e per “Quaderni di Cinemasud”, che a Le Quattro Giornate di Napoli dedicherà prossimamente una monografia a cura di Massimiliano Gaudiosi) L’onda della libertà vuol essere inoltre un omaggio riconoscente e di alto profilo a Nanni Loy nel ventennale della scomparsa: un regista di forte passione politica e civile, con le virtù del coraggio e dell’ironia oggi sempre più rare nel cinema italiano.
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