In quanti vivono di nostalgia di un passato neppure così remoto, quando in Italia la sinistra era il Pci, partito compatto, dei lavoratori, delle istanze di giustizia sociale, pace nel mondo, eguaglianza di tutti i popoli? Certamente chi vi ha militato e combattuto lotte epiche per la tutela del lavoro, i diritti civili e contro corruzione, clericalismo, classismo, razzismo, conservazione, tirannia dei potenti, sfruttamento di risorse preziose sottratte ai Paesi detentori, prima con il colonialismo armato e poi con i colpi di Stato che hanno messo il potere nelle mani di tiranni legati a filo doppio con le potenze dominanti l’economia del mondo.
E’ utopia proporre sui social networks “Facciamo rinascere il Pci” e manifestare ottimismo per le ventitremila adesioni finora ricevute? Se si ripercorre l’iter che ha cancellato il comunismo di Togliatti, e che per tappe di avvicinamento sembra dover approdare al Partito della Nazione immaginato da Renzi, l’idea di riesumare il Pci propone un mare di incognite, può apparire come una voglia velleitaria di rivincita, pur legittima, ma estranea alla stagione della politica in corso e a quella del futuro prossimo.
E però anche altri ci provano, in forme e con strategie non ancora definite, ci provano. Ma non lavorano propriamente per la rinascita del Pci, piuttosto per trovare il collante che riunisca sotto una sola bandiera (certamente rossa) quanti dentro e fuori dal Pd riflettono da tempo, spesso unilateralmente, sul possibile soggetto politico che “dica cose di sinistra”. I frammenti da recuperare sono in gran parte noti: le minoranze dem, chi lo ha già abbandonato (Cofferati, Civati, Fassina), personalità di eccellenza come Rodotà, l’ex ministro Barca, esperto di utilizzo delle risorse europee, la sinistra di Sel, chi nel Pd resta ma per opportunismo, senza convinzione, parte avanzata del popolo di lavoratori che si riconoscono nella Fiom di Maurizio Landini, e, chissà, anche seguaci di Grillo sedotti da ipotizzabili progetti che comprendano, tra l’altro, il reddito di cittadinanza, tassazioni extra dei grandi patrimoni, il titolo del lavoro su ogni altro.
Luogo e opportunità per provare a dare concretezza all’idea di un nuovo partito della sinistra il convegno nazionale dei metalmeccanici CGIL. Landini in qualche modo rallenta: evita di dare concretezza all’ipotesi di una inedita forza politica di sinistra che dismetta modelli di socialdemocrazia svuotati di proposte dall’affermazione di un liberismo esasperato. Vincenzo Vita, a sua volta uscito da Pd, rifiuta l’idea di una scissione nel partito democratico e pensa piuttosto al suo superamento, a quello di Sel. Anche questo è utopia? Le intenzioni di Landini e compagni (lui e i suoi non hanno dismesso questa interlocuzione) sanno di doversi confrontare con la fedeltà interessata dei democratici al carro vincente di Renzi, che garantisce, almeno per ora, consenso elettorale, dunque stabilità a chi è parlamentare, collegamenti fruttuosi con il mondo dell’imprenditoria e rassicuranti alleanze con le realtà moderate del Paese. Di sicuro il “progetto Landini” è altro rispetto all’appello su internet di “Facciamo rinascere il PCI” che nel post propone “Bandiera rossa” con questi versi: “Non più nemici, non più frontiere, sono i confini bandiere rosse, o proletari, alla riscossa, bandiera rossa trionferà”.
Nella foto Maurizio Landini
Salvini every day
Oltre al vituperio la Lega proprio non va e condisce le sue aberranti motivazioni per il “no” ai migranti con una sequenza di argomenti fasulli. Leitmotiv del segretario è per esempio l’invito a risolvere il loro dramma nei rispettivi Paesi d’origine ma la storia recente e passata ha confermato che le politiche per favorire lo sviluppo in Africa non hanno dato finora risultati apprezzabili anche per gli interessi contrari del mondo occidentale che sfrutta le risorse locali (a cui non intende rinunciare) con forme di colonialismo economico, agevolato da governi corrotti e compiacenti. Quel che funziona dell’emigrazione è il gettito di denaro che i lavoratori integrati inviano a casa per sostenere le famiglie e piccole iniziative imprenditoriali. Salvini aveva annunciato un viaggio estivo in Nigeria (per fare cosa?) rinviato alla fine di settembre e il mondo è ansioso di conoscere quale toccasana scoverà per risolvere il problema dei migranti. Per il momento e più volte, il segretario leghista si è recato a Mineo per alimentare l’odio razziale del posto. Altro tema, caro a Salvini, è l’affermazione che non possiamo accogliere troppi emigranti ma gli analisti economici sostengono il contrario e cioè che il loro contributo in termini di gettito fiscale sarà sempre più determinante, in considerazione dell’invecchiamento in termini anagrafici dell’Italia.
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